Era tutt’uocchie
E chelli mmane
Asciutte e bianche,
bianche ‘e chillu biancore d’ ’a magnolia,
che sapevano fa’!
Sono le parole di una poesia di Eduardo per la sorella Titina. Attrice, autrice di commedie, pittrice, Titina sarà l’ago della bilancia tra due titani del teatro come Eduardo e Peppino.
Annunziata De Filippo nasce a Napoli: «nel pieno del suo sviluppo artistico e culturale – racconta il figlio Augusto – aveva punti di riferimento in personaggi come Roberto Bracco, Rocco Galdieri, Ferdinando Russo, Salvatore Di Giacomo, e in Eduardo Scarfoglio e Matilde Serao». Dopo Titina nasceranno Eduardo e poi Peppino. I tre sono figli naturali che Eduardo Scarpetta, grande commediografo e attore, ricco e famoso, ha avuto da Luisa De Filippo, giovane nipote della moglie Rosa. L’unione è di dominio pubblico, quasi un matrimonio parallelo; le due famiglie vivono molto vicine in eleganti quartieri napoletani. Eduardo Scarpetta quando si muove con la compagnia, porta con sé entrambe le famiglie a cui non fa mancare nulla.
Annunziata studia pianoforte e impara il francese. Debutta sul palcoscenico piccolissima. Nel 1905 impersona Peppeniello in Miseria e Nobiltà al Teatro Valle di Roma. Titina si divide tra i palcoscenici di Roma e Napoli alternando parti maschili e femminili. Sotto l’occhio vigile e severo del padre che descrive così: «Presso la buca del suggeritore c’è un uomo dal volto mobilissimo. […] È autorevole, nervoso, gesticolante, autoritario con tutti. Avevo terrore persino del suo sguardo».
Nel 1915 Titina lavora nella Compagnia Comica Napoletana del Comm. Eduardo Scarpetta diretta dal figlio, Vincenzo Scarpetta.
Nel 1921, nella compagnia di Francesco Corbinci, incontra Pietro, un giovane attore che appartiene ad una delle famiglie teatrali napoletane più numerose: i Carloni. Si sposeranno nel luglio del 1922 e avranno un figlio, Augusto. Nel 1931 a Roma debutta la Compagnia del Teatro Umoristico di Eduardo De Filippo ribattezzata poi Il Teatro Umoristico I de Filippo: «Si può dire che li vedevo allora per la prima volta. Prima di quel momento confesso di non averli mai conosciuti veramente. Quei ragazzi scorbutici, chiusi in loro stessi. Avevano vissuto con me un’infanzia curiosa, particolare». Il successo è straordinario. Con loro lavoreranno anche Tina Pica, Pietro Carloni, Dolores Palumbo. Titina scrive Quaranta ma non li dimostra e Ma c’è papà.
Nel 1938 Titina e Pietro lavorano nella rivista di Nino Taranto; torneranno con Eduardo e Peppino nel 1942. Il 21 giugno 1944 muore la mamma Luisa. Per Titina, che l’aveva avuta sempre accanto, è un grave colpo. A dicembre Eduardo e Peppino sciolgono la compagnia, si dividono il repertorio e seguono strade diverse; Eduardo crea la Compagnia Umoristica Eduardo e Titina De Filippo e poi Il Teatro di Eduardo con Titina De Filippo. Il 25 marzo 1945, Eduardo mette in scena a Napoli al San Carlo Napoli Milionaria. È il primo autore italiano che racconta la guerra vista dai civili e una società degradata che sembra senza speranze e deve invece ricostruire un futuro. È tra i primi artisti che chiedono una riflessione su quanto è appena accaduto. Dopo Napoli Milionaria e Questi fantasmi!, Eduardo scrive Filumena Marturano, un personaggio complesso con il quale ogni artista, napoletana e non, vorrebbe cimentarsi. Titina non concede nulla al manierismo, alla gestualità prorompente, al patetico o al sentimentalismo; la sua recitazione è naturale, essenziale e moderna; offre al pubblico, con il rigore di una grande attrice, le mille sfaccettature dei personaggi che interpreta magistralmente e che, travalicando i confini della napoletanità, diventano simboli universali della condizione femminile.
Dopo un avvio debole, è un trionfo: al Mediolanum di Milano, Titina riceve trantadue chiamate in proscenio, uno spettatore le bacia l’orlo del vestito. Il 13 luglio 1947 reciterà Filumena davanti a Pio XII. Nel 1948 durante una delle repliche, una forte bronchite ed un collasso mettono a repentaglio la sua vita; è stenosi mitralica: «un collasso dovuto a debolezza generale, dopo di aver ancora una volta recitato Filumena col cuore ancora colmo del successo e del battimani di un pubblico addirittura frenetico, all’inizio dell’anno comico (rischiando così di compromettere l’intera stagione alla compagnia) e con l’andata in scena della Magia alle porte di casa».
Titina inizia a dipingere, a creare quadri formati da pezzetti di carta colorata. Ricorda Luca De Filippo: «La vedevo creare i suoi bellissimi collages, ritagliare con attenzione quei pezzettini di carta colorata per dargli vita, con cura».
Nel 1952 firma le scene di atti unici rappresentati al Ridotto dell’Eliseo. Nel 1954 le sue opere sono in mostra a Parigi. Jean Cocteau l’ammira: «Questi pezzetti di carta che arrivano da tutte le parti, finiscono per obbedirvi e per assomigliarvi». Nello stesso anno Eduardo apre il Teatro San Ferdinando a Napoli e Titina gli scrive: «Mi sento un corpo senz’anima condannata ad una atroce immobilità. […] Non mi so rassegnare».
E non si rassegna: si candida nelle liste della Democrazia Cristiana come indipendente, capirà presto che quella non è la sua strada. Si dedica al volontariato e intanto accetta di recitare in alcuni film. In televisione appare nel Musichiere e l’anno seguente ne Il Novelliere regia di D’Anza. Nino Taranto le offre ancora di lavorare insieme. Titina scrive Virata di bordo, poi si ritira definitivamente e vive gli ultimi anni curando la sua famiglia, circondata dall’affetto dei suoi nipoti. Muore il 26 dicembre 1963. I funerali riuniranno attori, compagni di lavoro da De Sica a Totò; Eduardo, Peppino e i loro figli e poi tantissima gente che la seguiva e l’amava, per la sua dolcezza e la sua forza, la sua umiltà e la sua arte: «Si chiamava Titina De Filippo – scriverà Spurle – ma il cognome nessuno glielo usava: dicevano tutti, solamente: ‘la Titina’».