Musicista di formazione, ma forse per ambizioni materne, è una pioniera della danza libera ed ebbe in vita uno straordinario successo internazionale. Grazie, soprattutto, a una sua per molti aspetti inquietante interpretazione di Salomè, un anno dopo l’omonima opera di Richard Strauss.
Inizia a studiare pianoforte a Toronto, con Clara Lichtenstein, madre di Pauline Donalda, chanteuse d’opéra di fama internazionale. Quando il padre, William Durrant, si sposta a San Francisco per lavorare nell’ambito calzaturiero, Maud studia con Eugene Bonelli, che le consiglia di completare la sua formazione in Germania. Nel febbraio del 1895 raggiunge Berlino dove è ammessa alla Hochschule für Musik. È allieva di Ferruccio Busoni.
A Berlino la raggiunge però la notizia terribile dell’arresto di suo fratello, William Henry Theodore detto Theo, per duplice omicidio: in aprile i corpi di due giovani donne sono stati scoperti nella stessa chiesa battista in cui lavorava. Il caso è alimentato dalla stampa californiana in modo morboso e sensazionalistico: viene evocato anche il nome di Jack lo squartatore, e ci si riferirà all’episodio come “il crimine del secolo”. Sarà necessario esaminare tremilaseicento potenziali giurati prima di trovarne dodici idonei a seguire in modo imparziale il processo. Il 1° novembre il fratello, riconosciuto apertamente come schizofrenico, è condannato per omicidio di primo grado; dopo alcuni rinvii viene giustiziato per impiccagione il 7 gennaio 1898, davanti a duecento persone tra cui il padre. Durante questo periodo Maud Allan, legata al fratello da un affetto testimoniato in un intenso carteggio, resta in Europa, su espressa richiesta di lui. Certa della sua innocenza, Maud non ebbe mai modo di superare il trauma per la violenza di questa separazione. Cercò di proseguire gli studi integrando i pochi soldi che arrivavano da casa con quelli da lezioni private, cucendo un modello di corsetto per signora da commercializzare, o addirittura illustrando un dizionario di conversazione femminile (Illustriertes Konversations-Lexikon der Frau, 1900).
Nel settembre 1902, a causa di un tracollo ossessivo dovuto in gran parte alla sorte del fratello, abbandona improvvisamente lo studio del pianoforte per elaborare una sua propria forma d’arte. L’incontro col critico e musicista belga Marcel Rémy la incoraggia a sviluppare il suo talento nella danza; lui stesso scriverà le musiche per The Vision of Salomè, la performance che le avrebbe dato il successo. Maud era animata da una estrema capacità inventiva, un’innata musicalità e una grazia naturale; ma fu soprattutto una forte volontà di tradurre in riscatto artistico i suoi più profondi traumi ad alimentare la sua capacità di rendere in movimento visivo l’ascolto musicale. Il rapporto tra questa forte empatia e la formazione alla danza, da lei sempre negata, è ancora tutto da indagare.
Il debutto avvenne a Vienna nel 1903, con un repertorio che includeva interpretazioni danzate (“tableaux musicali impressionisti”) su musiche di Mendelssohn, Chopin, Rubinstein e Bach. Ma fu soprattutto The Vision of Salomè (Vienna, 29 dicembre 1906) a garantirle un’immediata notorietà, grazie anche a un buon uso della nudità e di una proverbiale sua energia demoniaca. Lo stesso Rémy l’aveva indotta ad associare l’esecuzione finale di San Giovanni Battista con quella di suo fratello, evocandone così un’interpretazione particolarmente drammatica.
Dopo aver danzato in Francia con la compagnia di Loie Fuller, l’8 marzo 1908 debutta al Palace Theatre di Londra dove resterà, grazie al successo, per ben duecentocniqua serate. Divenne intima amica di Margot Asquith, moglie del primo ministro inglese, la quale per molti anni le pagò l’affitto di un lussuoso appartamento londinese che, almeno fino al 1938, divise con Verna Aldrich, segretaria e amante.
Dal 1910, e per sette anni, si esibì anche in Russia, negli Stati Uniti, in Canada, Sud Africa, Estremo Oriente e Australasia, India, Cile, Perù e Argentina. Nel pieno di questo successo, tornata a Londra nel 1916 per dare nuovo slancio alla sua carriera, rimase coinvolta in uno strano caso giudiziario dettato soprattutto da omofobia e opportunismo politico. Allan citò in giudizio un parlamentare indipendente per un libello nel quale egli apostrofava come “culto del clitoride” l’interesse di molte importanti ammiratrici delle sue esibizioni danzate. L’obiettivo forse era la moglie del primo ministro, ma la giuria diede ragione al delatore. Maud Allan fu condannata perché la sua conoscenza del termine “clitoride” dimostrava ampiamente la sua omosessualità. La popolarità di Allan velocemente si esaurì. Danzò l’ultima volta a Los Angeles nel 1936 ove rimase fino alla fine dei suoi giorni. Durante la seconda guerra mondiale lavorò anche come disegnatrice industriale presso la Macdonald Aircraft.
Nel 1915 recitò il ruolo principale nel film muto The Rugmaker’s Daughter, danzando estratti di tre sue danze, compresa The Vision Salomè, ma nessuna copia di questo film sembra sia stata conservata. Nel 1951 Charles Lamont diresse un film vagamente ispirato alla sua vita, dal titolo Salomè, Where She Danced con Yvonne De Carlo.
Sopraffatta dalla storia, fu accusata ingiustamente di plagio nei confronti di Isadora Duncan, e anche per questo spesso disprezzata; morì squattrinata e dimenticata. Incapace, pur avendone tutti i mezzi tecnici e intellettuali, e un’intuizione disciplinata, di elaborare un metodo, o di tradurre in sistema ciò che aveva sperimentato, Maud Allan resta una figura di primissimo piano del primo modernismo, a cui deve essere restituita in pieno tutta la sua più vera coscienza artistica:
Art is long, and not the butterfly, effortless business some people seem to think it is. (Maud Allan)