“Essere duri senza perdere la tenerezza”: con queste parole di Che Guevara la figlia Giovanna ricorda Pina Sardella, insegnante, femminista, saggista, appassionata promotrice dell’incontro tra culture e della conservazione della memoria dei luoghi. Giuseppa Pina Sardella nacque a Bivona, paese in provincia di Agrigento, il 2 novembre del 1939.
Nei primi anni Cinquanta si trasferì con la famiglia a Torino, dove visse sulla propria pelle la discriminazione contro i meridionali dell’Italia del dopoguerra. Frequentò le scuole magistrali, dove si diplomò a 17 anni, e cominciò subito un’attività di insegnamento che l’avrebbe accompagnata per tutta la vita, prima alle scuole elementari, poi alle medie, e infine agli istituti tecnici professionali. Considerata la giovane età, quello della scuola potrebbe apparire quasi un percorso obbligato, fu invece una scelta sentita: successivamente avrebbe infatti frequentato la facoltà di Magistero dell’università di Torino, dove si sarebbe laureata in Pedagogia nei primi anni Sessanta.
Da docente di italiano e storia, animata da una forte carica innovatrice che teneva l’antiautoritarismo al primo posto, Pina proponeva lezioni laboratoriali attraverso lavori di gruppo e dibattiti tra studenti.
La scuola e, più in generale, la formazione sono state sempre il centro della sua attività politica, convinta, com’era, del ruolo della scuola per la crescita della società e per il riscatto delle classi lavoratrici. Con Sergio D’Amia, il suo primo compagno di vita, e settori della sinistra sindacale del tempo fu nel gruppo fondatore, a Milano, della Cgil Scuola. A San Giuliano Milanese promosse le scuole popolari autogestite, che consentivano ai lavoratori di conseguire il diploma di terza media, anticipando il progetto delle 150 ore.
Dopo un’esperienza pedagogica presso i Cemea (Centri di esercitazione ai metodi dell’educazione attiva), insieme a Sergio e a un piccolo gruppo di amici, nel febbraio 1969 fu tra i fondatori dei Centri Rousseau, centri ricreativi e di formazione estivi per ragazzi e ragazze, laici, antiautoritari e assolutamente rivoluzionari per l’epoca; i Centri Rousseau promuovevano ad esempio l’autogestione e le decisioni assembleari.
Negli anni Settanta entrò a far parte dei Gcr (Gruppi Comunisti Rivoluzionari) collaborando con la rivista “Bandiera Rossa” e avviando un’attività politica che non sarebbe stata mai disgiunta dall’impegno sul fronte dell’internazionalismo e del movimento di liberazione femminile. Coloro che hanno avuto l’opportunità di lavorare all’interno di questa Associazione con Sardella la ricordano come donna e femminista militante, docente appassionata e scrittrice di talento, ma soprattutto come una compagna “dolcemente resistente”.
Attivo fu negli anni il suo ruolo all’interno del Cpd (Centro problemi donna), fondato a Milano nel 1973 da Gabriella Parca ed Erika Kaufman, di cui nel 2013, in occasione dei quarant’anni del Centro, avrebbe scritto la storia: Il mondo delle donne. Storia del primo consultorio autogestito nel movimento di liberazione femminile. Quando nel 1994 il Cpd costituì la Cooperativa sociale Centro Progetti Donna Jeanne Deroin, Pina avviò una ricerca storica dal titolo Jeanne Deroin: biografia di una femminista del 1848.
Con il nuovo compagno di vita Davide Danti non solo condivise passioni politiche e intellettuali, militanza attiva ed impegno politico, ma anche il tema dell’internazionalizzazione e dell’immigrazione femminile. I due erano inoltre accomunati dall’amore per la Lunigiana, dove Pina raccolse le storie delle donne attive nella Resistenza locale e dove promosse il progetto di formazione per l’imprenditorialità femminile Lunidonna.
Uno degli impegni che maggiormente l’appassionarono fu la collaborazione con Icei (Istituto di cooperazione economica internazionale), che divenne parte della sua vita dal 1992, per il quale si occupò di educazione e formazione e del quale divenne vicepresidente. Nell’ambito dell’Icei realizzò il progetto “Viaggiare ad occhi aperti”, uno dei primi per la promozione dei principi del turismo sostenibile, e ideò e coordinò i corsi di aggiornamento per insegnanti degli istituti turistici ed alberghieri. Come rappresentante dell’Icei, fece parte dell’Assemblea delle Ong lombarde che, in collaborazione con Irrsae Lombardia (Istituti di ricerca regionali, di sperimentazione e aggiornamento educativi) e il Provveditorato agli studi di Milano, avrebbe realizzato percorsi di formazione e educazione all’interculturalità (“Portare il mondo a scuola”) per direttori didattici, presidi e insegnanti. Nel 2008, sempre per l’Icei, con Maria La Salandra pubblicò il libro La vita doppia. Costruzione dell’identità e ruolo delle donne nei percorsi migratori, basato su interviste a donne migrate in Italia, un altro tema che seguì a lungo con interesse. Icei la ricorda come una figura di sintesi e di mediazione, che aveva la capacità di adattare i suoi saldi principi ai tempi, con particolare attenzione e sensibilità verso i giovani.
Nel 2014 approfondì la condizione femminile con la pubblicazione del libro Il mondo delle donne. Storia del primo consultorio autogestito nel movimento di liberazione femminile. Tra i suoi appunti anche una bozza di ricerca sulla relazione guerra-patriarcato, stesa con Nellina Sciurba, che Pina intendeva avviare a partire dalle riflessioni della filosofa croata Rada Ivekovic.
L’Associazione Italiana Turismo Responsabile ha deciso di intitolare la sua scuola di formazione a Pina, istituendo inoltre una borsa di studi per agevolare la partecipazione dei giovani e delle giovani alla scuola, come segno dell’attenzione che Sardella aveva sempre avuto per la trasmissione alle nuove generazioni di una conoscenza non disgiunta dai principi di equità e solidarietà.
Tuttǝ coloro che hanno avuto modo di conoscerla la descrivono come una persona dai modi gentili e al contempo forte e rigorosa, una persona di grande spessore umano e professionale. Grazie alle sue idee, al contempo rivoluzionarie e realizzabili, Sardella ha indubbiamente contribuito in modo costruttivo ai progetti che si legavano alle sue passioni principali: il femminismo, l’istruzione e il turismo responsabile interagendo continuamente con mondi e culture differenti.
Si ringrazia la figlia Giovanna D’Amia per la testimonianza.