“…credo che nessun uomo prima abbia avuto l’arte di farsi così simile a una donna, almeno mentalmente, da quando il mondo ha avuto inizio.”
Queste parole sono state scritte da Charles Dickens, in una lettera rivolta a George Eliot, per esprimere la sua gratitudine dopo avere letto Amos Burton, il racconto che sarà parte della raccolta Scene di vita clericale (1858).
Il celebre scrittore continuava dichiarando il suo apprezzamento per la verità e la delicatezza delle descrizioni e chiedendo di potere incontrare l’autore, per essere smentito, poiché aveva riconosciuto nello scritto un tocco femminile.
L’intuizione di Dickens era corretta, poiché George Eliot era lo pseudonimo di Mary Ann (Marian) Evans nata nel 1819 nel Warwickshire, una contea del centro dell’Inghilterra, già nota per avere dato i natali a Wiliam Shakespeare.
La famiglia di Mary Ann era anglicana e la indirizzò verso una scuola gestita da suore battiste. A diciassette anni la ragazza perse la madre e si trovò costretta a fare la governante della casa paterna, per questo lasciò la scuola, ma continuò a studiare come autodidatta. In quegli anni non era ancora nota in lei la passione per la scrittura, si dedicava alla storia e alla filosofia e coltivava lo studio dei grandi pensatori.
A ventun anni, quando il fratello maggiore si sposò ed entrò in possesso della casa di famiglia, Mary Ann si trasferì insieme al padre nella città di Coventry dove iniziò a frequentare la casa di Charles Bray, un filantropo, libero pensatore, che ospitava intellettuali con visioni progressiste.
Fu in quel periodo, grazie agli incontri avvenuti dai Bray, che Mary Ann iniziò a sviluppare il suo pensiero critico e a lavorare alla sua prima importante opera: la traduzione de La vita di Gesù di David Strauss (1846).
Gli anni a casa dei Bray la portarono a orientare il suo pensiero, a mettere in dubbio alcuni precetti clericali e a smettere di frequentare la chiesa, aspetto questo che la mise in conflitto con la sua famiglia. Nonostante i dissidi, restò insieme al padre fino alla sua morte, nel 1849. Fu quello il momento in cui Mary Ann, allora trentenne, iniziò a costruire la sua autonomia. Si trasferì a Londra e nel 1851 divenne direttrice editoriale di The Westminster Review, una rivista di sinistra edita dall’editore che aveva pubblicato la sua prima opera, la traduzione di Strauss.
In quel periodo Mary Ann scrisse articoli, coltivò la filosofia e iniziò a sviluppare la sua visione aperta, avvicinandosi, tra gli altri, al pensiero di Ludwig Andreas Feuerbach che influenzerà la sua opinione sulla religione.
Nel 1858 incontrò George Henry Lewes, filosofo e critico letterario e teatrale, e si innamorarono. Lui era sposato ma in famiglia erano favorevoli a un rapporto aperto e non misero ostacoli alla convivenza tra Mary Ann e George. I due fecero un viaggio in Germania, per studiare i filosofi che amavano, e al ritorno si stabilirono a Londra. Furono quelli gli anni in cui Mary Ann maturò l’idea di lavorare a un’opera più complessa e di costruire un romanzo. È del 1856 l’articolo che racchiude i suoi pensieri e le sue riflessioni sulla maggior parte della scrittura femminile (Silly Novels by Lady Novelists); buona parte della critica ritiene che questo pezzo, apparso sulla Westminster Review (n°66), sia il manifesto di George Eliot, pubblicato con lo scopo di distaccarsi da un tipo di scrittura ritenuta tipicamente femminile, intrisa di luoghi comuni, incapaci di proporre al lettore una visione reale e veritiera delle classi lavoratrici.
Su queste basi Mary Ann iniziò il suo percorso come narratrice e raggiunse la maturità ne Il mulino sulla Floss, uscito a puntate fra l’autunno del 1859 e la primavera del 1860. Fu in questo testo che Mary Ann riuscì a scrivere fuori dai confini delle convenzioni sociali, inventando una scrittura nuova, in grado di esprimere una mente narratrice-osservatrice che descrive la realtà permettendo al lettore e alla lettrice di osservare i luoghi e i pensieri autentici dei personaggi.
Questa modalità, che diventa ancora più concreta e distinguibile nelle opere successive, incanta due grandi scrittori: Henry James, che prenderà da lei ispirazione per la costruzione dei suoi personaggi femminili, e Marcel Proust, che farà tesoro della gestione dell’entrata e dell’uscita dalla scena dell’io narrante per gettare le basi de La Recherche.
Di certo l’opera di George Eliot rappresenta un’evoluzione nella letteratura, la sua capacità di gestire il passaggio dal generale al particolare, mettendo l’individuo al centro, è una pietra miliare nello sviluppo del romanzo. Nei suoi scritti non esiste una morale collettiva a cui adeguarsi come a un precetto, ci sono le circostanze di ognuno. I giudizi perdono di significato se non vengono correlati alle situazioni e agli accadimenti che danno vita alle sorti del singolo. Ciò che Mary Ann dimostra nelle pagine che ci ha lasciato è profondamente coerente con le sue scelte di vita. Il suo pensiero libero si esprime nella scrittura come nel suo percorso personale, oltre ogni pregiudizio e convenzione sociale.
La Evans ha vissuto insieme a Lewes fino a quando lui morì, nel 1878. Fronteggiarono le accuse di bigamia che colpirono il filosofo, sposato ma impossibilitato al divorzio, poiché aveva riconosciuto i figli che la moglie aveva avuto da un altro uomo. Rimasta sola, nel 1880, a sessantun anni, sposò John Walter Cross, un agente d’affari di vent’anni più giovane di lei. Il matrimonio durò pochi mesi perché a dicembre del 1880, in seguito a un’infezione, Mary Ann Evans morì.
È sepolta nel cimitero di Highgate, a Londra, nell’area dedicata ai dissidenti, vicino a George Henry Lewes.
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