Madame Boivin fu ostetrica. Poi divenne medico. La sua terra fu la Francia. Il suo tempo: la prima metà dell’800.
Nata a Montreuil, alle porte di Versailles, da una agiata famiglia originaria della Normandia, Marie Anne frequenta la vita che si svolge attorno alla corte e mostra notevole disposizione per le arti e le scienze tanto che le Suore della Visitazione (ordine vicino a Maria Leszczynska, regina di Francia dal 1725 al 1768) la assecondano e la incoraggiano negli studi. Marie Anne, ben voluta da tutti, è notata dalla nipote della Leszczynska, la intelligente e pia Madame Élisabeth (sorella più giovane di Luigi XVI), che viveva anch’essa nel villaggio di Montreuil.
Distrutta l’abbazia delle suore durante la Rivoluzione, Marie Anne a 18 anni si sposta nella vicina Étampes ospite di una zia, madre superiora delle Hospitalières, la congregazione di religiose che prestano aiuto nell’Hôtel-Dieu di Étampes (Hôtel-Dieu era il nome dato alle strutture assistenziali per pellegrini, poveri e ammalati di dipendenza vescovile). Seguita dal medico dell’ospedale, inizia a dedicarsi allo studio dell’anatomia e si occupa delle partorienti. In Francia, l’“arte del parto” era allora saldamente radicata nella cultura risalente alla matrone routinière (o mère-tire-monde), poi accoucheuse, protettrice delle donne gestanti e della vita nascente, evoluta nella sages-femme (la “donna saggia” istruita nelle elementari regole di igiene e assistenza). Marie Anne sogna di diventare levatrice e cioè sage-femme molto esperta.
Tornata a Versailles nel 1793, sposa nel 1797 Louis Boivin, sous-chef all’Ufficio delle Proprietà Nazionali. La coppia ha una bambina. Ma poco dopo Louis muore, lasciando moglie e figlia in semi-povertà. Per vivere, Madame Boivin si sposta quindi con la bambina a Parigi dove è ammessa come allieva alla scuola di levatrici. La scuola non è più all’Hôtel-Dieu dove la seule véritable école era dal 1610; era infatti stata spostata nel 1795 presso l’abbazia di Port-Royal, all’Hospice de la Maternité. È diretta da Marie Louise Dugès (1769-1821), sage-femme en Chef, figlia nientemeno che di Marie Jouet Dugès (1730-1797), abilissima ostetrica dell’Hôtel-Dieu. La Dugès, vedova di Lachapelle (chirurgo dell’Hôpital St. Louis), lavora a fianco del medico direttore. Questi è Jean-Louis Baudelocque (1745-1810), il medico più esperto nei parti, il fautore di tecniche innovatrici (l’inventore del «pelvimetro», lo speciale compasso per misurare il bacino femminile), il medico cui Napoleone affiderà nel 1806 la prima cattedra di ostetricia di Francia. Al tempo aveva già pubblicato i due tomi dell’Art des accouchemens. Veuve Lachapelle e le grand Baudelocque formano a Parigi una coppia formidabile: le mani «di ferro» del medico interventista ancora non si contrappongono alle mani pazienti e sapienti della levatrice empirica che, con abilità tutta femminile, rimane ancora la vera custode dell’arte.
Tra Marie Louise e Marie Anne nasce da subito una simpatia che diverrà grande amicizia. Il comune sentire scientifico e la vedovanza recente le accomuna. Marie Anne resta più dei tre mesi concordati e nel 1800 riceve il diploma: è così abile che le viene proposto di prendere il posto di istitutrice di sage femmes nel dipartimento dell’Indre, nel cuore della Francia. È un posto molto importante che la morte di Angélique Marguerite Le Boursier du Coudray (1712-1790), la sage-femme errante che nel 1760 aveva ottenuto un brevetto reale per insegnare in tutto il regno, aveva lasciato vacante dopo anni in cui aveva diffuso l’insegnamento grazie ai corsi organizzati dalle autorità provinciali e municipali. Ma Marie Anne declina l’offerta: vuole tornare a Versailles con la sua bambina.
Prima di partire fa però in tempo a caldeggiare la richiesta all’amministrazione di Parigi di aprire una scuola di levatrici degna di questo nome, ove sia permesso a un gran numero di ragazze di restare per almeno un anno a imparare il mestiere. La richiesta è vagliata da Jean Antoine Chaptal (1756-1832), chimico di chiara fama, Ministro dell’interno e artefice della riorganizzazione dell’istruzione pubblica nella Francia di Napoleone. La proposta è accettata, tanto che Chaptal nel 1802 formalizza l’apertura dell’École di Sage-femme all’Hospice de la Maternité a Port Royal, sotto la direzione della Lachapelle. La scuola dal 1802 al 1814 diplomerà 1300 allieve. Il 10 marzo 1803, la Loi de 19 Ventôse an XI relative à l’exercise de la médecine prevederà un titolo V (De l’instruction et de la réception des sages-femmes) dove, tra l’altro, si disporrà l’istituzione di un corso annuale e gratuito di «accouchement théorique et pratique, destiné particulièrment à l’istruction des sages femmes» (art. 30).
Marie Anne all’ospedale di Versailles è nominata sovrintendente delle sage-femmes; potrebbe essere l’inizio di una vita felice, ma la morte accidentale della sua bambina la getta nella disperazione. È allora l’amica Lachapelle che la prega di tornare a Parigi come Maîtresse sage-femme, Surveillant en chef della nuova Maternité che entrambe hanno fortemente voluto. Ella accetta: l’ostetricia è ora l’unico scopo della sua vita.
Il contesto culturale sta mutando. La temperie rivoluzionaria aveva emancipato il ruolo femminile nel campo delle professioni mentre la Ragione, per parte sua, s’era fatta promotrice di una ostetricia scientifica, medicalizzata e subordinata al potere di una nuova figura emergente tutta maschile: il medico accoucheur. Dalla pratica artigianale delle sages-femmes si passa alla tecnica scientifica dei médecins specialisti; ora alla levatrice non si affianca, ma si contrappone il medico, il ginecologo: alla donna, l’uomo. Pur assecondando l’idea della Lachapelle – e cioè che le levatrici dovevano soprattutto assecondare un parto “naturale” piuttosto che “artificiale” – Marie Anne sa però di essere una sage-femme che esercita la femminile antica arte dei parti in modo del tutto nuovo e cioè, forte delle sue conoscenze anatomiche, su basi scientifiche. Non solo. Ella può rivendicare a tutto campo il ruolo di ostetrica a ogni effetto e pretendere – come scriverà nell’Avvertissement della seconda edizione del suo memoriale – «!que la la sage-femme en chef s’élève à la hauteur de ces hommes célèbres»!.
Alla Maternité segue anche Antoine Dubois (1756-1837), che prenderà il posto di Baudelocque alla morte di costui, e stringe rapporti di vera amicizia e collaborazione professionale con l’anatomista François Chaussier (1746-1828), che sarà il suo protettore. L’abilità di Marie Anne è nota in tutta Parigi: Guillaume Dupuytren (1777-1835), il chirurgo dell’Hôtel-Dieu, sentenzia che ella ha un «œil au bout de chaque doigt!»
Nel 1811 è Maîtresse Sage-femme. Improvvisamente però lascia la Maternité per andare a prestare la sua opera altrove (anche in un ricovero per ragazze-madri). Pare proprio che alla base ci sia stato un dissapore insanabile con la Lachapelle. Non è forse un caso che sta per essere pubblicato il suo libro, appoggiato da Boudeloque e Dubois e, soprattutto, fortemente voluto da Chaussier. Nel 1812 escono infatti i due volumi del Mémorial de l’art des accouchements che consacrano la sua fama. Il manuale va letteralmente a ruba ed è immediatamente adottato come testo per le levatrici. La grande novità è che il testo è riccamente illustrato con 133 incisioni eseguite su disegni di Marie Anne stessa che mostrano le varie posizioni del feto nel grembo materno. L’opera, dedicata alla Lachapelle, verrà tradotta in tedesco e, dieci anni dopo, anche in italiano (Dell’arte di assistere ai parti. Tradotta, ampliata e arricchita da Domenico Meli).
Il 1° gennaio 1815 inizia il suo nuovo lavoro a Poissy, non lontano da Versailles. È stata infatti nominata, dal Ministro degli interni, direttore – insieme al marchese de Belloy – dell’Hôpital Général nel nuovo dipartimento della Seine-et-Oise. Nello stesso anno riceve dal re di Prussia Federico Guglielmo III la medaglia d’oro al merito civile di Prussia. Poco dopo le viene proposto di prestare la sua opera a Pietroburgo presso l’imperatrice Aleksandra Fedorovna, che poi è Carlotta di Prussia (figlia prediletta di Federico Guglielmo III), la quale vede in lei un valido aiuto, forse preconizzando la difficile gravidanza del 1820 e la conseguente depressione. È sempre in questo periodo che Marie Anne è pregata dalle autorità locali di assumere per tre mesi la direzione di un hôpital militaire temporaire. Nel 1818 pubblica la traduzione francese di un testo inglese sulle emorragie uterine (Nouveau traité sur les hémorragies de l’utérus d’Edouard Rigby et de Stewart Duncan, traduit de l’anglais, accompagné de notes par Mme Vve Boivin).
Divenuto l’edificio di Poissy un carcere, Marie Anne è nominata, il 1° gennaio 1819, Surveillante en chef de la Maison Royale de Santé in Faubourg Saint Denis, dove, nella sezione di medicina e di chirurgia femminile, esercita l’ostetricia. Nel 1819 esce il suo Mémoire sur les hémorragies internes de l’utérus che dedica a Dubois.
Dopo la morte della Lachapelle nel 1821, è chiamata a Parigi a dirigere la Maternité. Oltre a essere abilissima e coltissima, Marie Anne ha inventato un pelvimetro per misurare internamente il bacino, ha creato un nuovo speculum uteri, e soprattutto, per ascoltare i battiti cardiaci del feto, fa utilizzo del “pectoriloquio” ideato da Laënnec nel 1816: è all’avanguardia in tutto. Ma rifiuta questo posto che le assicurerebbe una esistenza agiata e una brillante condizione sociale. Si dice voglia restare per sempre fedele alla promessa «de ne jamais s’asseoir dans le fauteuil di Madame Lachapelle».
Nel 1827 pubblica le Nouvelles recherches sur l’origine, la nature et le traitement de la môle vésiculaire ou grossesse hydatique. Nello stesso anno riceve un dottorato honoris causa in medicina dall’Università di Marburgo, in Prussia, la prima e più antica università protestante: Marie Anne è ora “dottore in medicina”.
Nel 1828 escono le sue Recherches sur une des causes les plus fréquentes et la moins connue de l’avortement per le quali riceve una onorificenza dall’Accademia reale di Medicina di Bordeaux, e l’anno successivo le Observations et rèflexions sur les cas d’absorption du placenta. La sua ultima pubblicazione è il Traité pratique des maladies de l’utérus et de ses annexes pubblicato nel 1833 con Antoine Luis Duges (1797-1838), nipote della Lachapelle e professore di ostetricia a Montpellier. Subito riconosciuto come il trattato più moderno all’epoca, è corredato da molte tavole e figure colorate e costituiva per allora una vera e propria meraviglia.
Marie Anne muore otto anni dopo, a 68 anni, in povertà; un anno prima si era ritirata dalla professione e sopravviveva grazie a una modestissima pensione.
Il suo grandissimo rimpianto restò quello di non essere ammessa alla Académie royale de Médecine.
Marie Anne Victoire Gillain Boivin
Fonti, risorse bibliografiche, siti
J. K. Burton, Napoleon and the Woman Question: Discourses of the Other Sex in French, Texas Tech University Press, Texas 2007
A. Carol, Sage-femme ou gynécologue? M.A. Boivin (1773-1841), Clio. Histoire, femmes et sociétés, 33 (2011), 1, pp. 237-260
J. Gélis, La sage-femme ou le médecin. Une nouvelle conception de la vie, Fayard, Paris 1988
Referenze iconografiche: Marie Anne Victoire Gillain Boivin. Autori: Bouchard, Sue de Chrétien. FOnte: Banque d'images de la Bibliothèque interuniversitaire de santé.
Paola Cosmacini
È medico, specialista in radiologia. Da alcuni anni si occupa di storia della medicina dell’antico Egitto e di paleoradiologia. È responsabile della rubrica di Paleoradiologia per la rivista «Il radiologo». Collabora con il Museo di Storia della Medicina dell’Università La Sapienza di Roma. Oltre a lavori di carattere scientifico, ha scritto Alla ricerca dell’arte necessaria. Storia di un medico, di un papiro e di una mummia (Iacobelli 2009), Il medico delle mummie. Vita e avventure di Augustus Bozzi Granville (Laterza 2013), Il medico d’oggi è nato in Egitto. Alle origini del pensiero medico moderno (Piccin 2015), Paleoimaging (Il radiologo 2018) e Un legame sottile. Madame Boivin, Monsieur Tarnier e l'ostetricia (Baldini&Castoldi 2019), Senza talismano, 21 ricordi da lasciare in cucina (Editoriale Scientifica 2020) e La ragazza con il compasso d'oro. La straordinaria vita della scienziata Émilie du Châtelet (Sellerio 2023).