Sembra che Sibylla non fosse stata né bella né tanto allegra; ma era cocciuta e molto dotata, al punto di diventare una delle più grandi ricercatrici e disegnatrici di insetti e farfalle di tutti i tempi.
Quello che affascina di più nella sua opera è il suo procedere tra l’osservazione rigorosa e dettagliata e la sua registrazione con mezzi grafici (penna, acquerello, punta secca) di ogni dettaglio percepito, descrizione che precede quelle conclusioni scientifiche di cui saranno più tardi testimonianza le sue pubblicazioni. Non esiste modo più profondo per la conoscenza di un oggetto che disegnarlo dopo averlo osservato e, viceversa, solo la perfetta conoscenza dell’oggetto può generare un disegno perfetto.
In un’epoca ostile al lavoro e allo sviluppo intellettuale delle femmine, solo una donna talmente determinata e paziente poteva affrontare le imprese editoriali, il viaggio nell’America del Sud, la vita frugale nella setta dei labadisti, la stesura dei suoi preziosi volumi illustrati, il lavoro di madre, casalinga, imprenditrice, scienziata e artista oppressa dalle ristrettezze economiche che l’hanno perseguitata fino alla morte, nonostante la fama raggiunta.
Sibylla nasce in una famiglia di pittori, incisori e calcografi di religione calvinista. Suo padre è il famoso incisore di vedute Matthaeus Merian il Vecchio, che muore quando Sibylla ha tre anni. La madre si risposa con il pittore di fiori Jakob Marrell.
Francoforte è in quegli anni teatro di grandi movimenti commerciali e culturali, capitale dell’editoria, e centro importante per il commercio della seta; è un’epoca di grande entusiasmo per la scienza e di intensi scambi con il resto del mondo. La guerra dei trent’anni è appena finita.
Nella sua prima giovinezza Sibylla ha accesso alle più belle collezioni di fiori e farfalle, frequentando i ricchi giardini che sono il passatempo dell’alta borghesia della sua epoca e della sua città, e vive tra i fratellastri e il patrigno, tutti artisti, che presto si accorgono del suo talento. È ancora una bambina quando ruba un tulipano, preziosissima rarità esotica al centro di una vera e propria mania, solo per disegnarlo.
La frequentazione dei laboratori del padre incisore e del patrigno pittore, il contatto con i fratellastri e gli apprendisti aiutano Sibylla ad apprendere precocemente tante tecniche grafiche, incisorie e pittoriche. Inoltre frequenta una scuola, fatto raro tra le sue coetanee: le donne della sua famiglia non sono molto colte e nessuno dei parenti conosce il latino.
A 13 anni si fa dare qualche baco da seta e raccoglie le foglie di gelso per allevare il bombyx mori e poterne osservare la metamorfosi da bozzolo a farfalla. Presto raccoglie altri bruchi, li nutre e vede nascere altre farfalle, molto più belle di quella biancastra del bruco di seta. Per la credenza popolare della sua epoca (e di sua madre) bruchi e farfalle erano esseri abominevoli o addirittura diabolici e gli insetti segni dell’ira di dio. La chiesa cattolica consigliava degli esorcismi contro la piaga degli insetti, altri credevano che le farfalle fossero streghe trasformate che rovinavano panna e burro (“butterfly”).
Sibylla spiegava che i bruchi nascevano dalle uova deposte dalle farfalle, e le farfalle dalle crisalidi, tesi assurda e pericolosa secondo sua madre e le persone del suo ambiente.
Il primo libro di Sibylla non sarà dedicato ai bruchi bensì ai fiori.
Dopo un apprendistato dall’adorato pittore di fiori Mignon, nel 1664 si sposa con Johannes Andreas Graff e nel 1668 nasce la loro prima figlia, Johanna Helena. Si trasferiscono a Norimberga, la città del marito. Finalmente Sibylla vive in una casa sua. Ma il marito guadagna poco e lei deve mantenere quasi da sola tutta la famiglia. Nasce la seconda figlia, Dorothea Maria, nel 1678, proprio quando sta uscendo un nuovo libro.
Sibylla apre una scuola di pittura e ricamo per ricche signore; essa stessa ricama e dipinge stoffe preziose per le case dei benestanti, comincia a imparare il latino e continua a studiare e raccogliere bruchi. Ha 28 anni quando esce la prima parte del suo libro sui fiori (edito da suo marito), con incisioni dai suoi acquerelli, come campionario per le signore ricamatrici. Seguono le parti II e III nel 1677 e nel 1680. Per mantenersi, oltre all’insegnamento, avvia un commercio di colori e attrezzi per la pittura.
A Norimberga esce anche il suo libro sui bruchi, in due parti (1679/83), in tedesco, che inizia con la descrizione del baco da seta, forse un espediente utile per togliere un po’ di timori e superstizioni legati ai bruchi parlando dell’origine dei tessuti nobili, ammirati da tutti. Il titolo è La metamorfosi meravigliosa dei bruchi e il loro curioso nutrimento floreale.
È un libretto piccolo, molti esemplari sono in bianco e nero affinché possano avere un costo, e quindi un prezzo, più bassi.
Su ognuna delle 50 tavole si vedono i vari stadi di sviluppo degli insetti e la dipendenza dalla pianta ospite scelta da loro per nutrirsi. È un lavoro importante per lo sviluppo dell’entomologia, perché frutto dell’osservazione dal vero e quindi più dettagliato di altre opere sull’argomento, come per esempio quella dell’Aldovrandi (1602) o di Francesco Redi (1668), da lei sicuramente conosciute. Le descrizioni e spiegazioni di Merian in tedesco sono vivaci, le piace infatti utilizzare immagini e paragoni provenienti della vita quotidiana.
Sibylla lavora moltissimo. Marito e moglie non vivono in armonia. Inoltre sono di due fedi diverse, lui luterano, lei calvinista. Muore il patrigno di Sibylla e lei, secondo le leggi dell’epoca, non può regolare l’eredità se non attraverso il marito. Così tutta la famiglia ritorna a Francoforte. Ma poco dopo Sibylla decide di trasferirsi nella comunità dei labadisti – pietisti di Wieuwerd nella Frisonia olandese, dove già vive il suo fratellastro Caspar Merian. Il marito accompagna lei e le figlie, ma ritorna subito dopo. Quella vita severa, ispirata agli ideali dei primi cristiani, non lo attira e il rapporto con la moglie sembra ormai compromesso. Invece sono proprio i lavori umili, l’abbigliamento sobrio, la rinuncia ad ogni proprietà, ma la parità di diritti tra uomo e donna, che convincono e appagano Sibylla. Non le è consentito fare lavori “artistici” – considerati attività futili che danno piacere – ma le permettono la ricerca su insetti e rane in quanto utile per la scienza. Così studia le collezioni e i libri del castello in cui si trova e continua a studiare latino. Nel frattempo, la sua collezione di disegni e insetti rimasta a Francoforte riceve la visita di Leibniz, che ne aveva sentito parlare. Nel 1686 muore il suo fratellastro. Il marito tenta un ultimo riavvicinamento, ma pare che non venga neppure ricevuto. Così nel 1692 chiede e ottiene dalla città di Norimberga il divorzio, con la motivazione: “moglie scappata dai labadisti”.
Dal 1690 la setta comincia a sciogliersi, dopo la morte del suo benefattore Sommeldijk, governatore del Suriname, che aveva prestato il suo castello di Walta (Wieuwerd) alla comunità. Sibylla se ne allontana, anche perché desidera dare un’istruzione migliore alle sue figlie. Così si trasferisce ad Amsterdam, per lei un gradito ritorno in una grande città di alto livello culturale, scientifico e commerciale.
Come autrice del libro sui bruchi ha facile accesso a tutte le collezioni di farfalle e insetti, alle serre, alle aranciere e ai giardini dell’alta società. Ad Amsterdam arrivano quotidianamente novità esotiche, trasportate dalle navi delle compagnie delle Indie occidentali e orientali e, con i legni e le spezie, arrivano colori, piante e appunto farfalle meravigliose.
La conoscenza di molti studiosi, tra cui Caspar Commelin, direttore del giardino botanico della città, diventa utile per i suoi studi e contatti. Sibylla incontra l’inventore Leeuwenhoek che le presta il suo microscopio appena costruito. Le sue nozioni di latino le permettono inoltre di leggere Swammerdam, che classifica gli insetti secondo le loro varie forme di metamorfosi. Madre e figlie si mantengono con la produzione di disegni di fiori e insetti sia europei che di paesi esotici, molto apprezzati da ricercatori e amanti della natura. Inoltre avviano un commercio di colori, di animali delle Indie occidentali e di farfalle conservate, che procura loro il futuro marito della figlia Johanna Helena, impegnato in affari con il Suriname.
Sibylla progetta un viaggio per il Suriname, legge testi e lettere di viaggiatori, studia le numerose collezioni private di farfalle che si trovano ovunque, anche nelle trattorie di Amsterdam. Sa che sarà un viaggio faticoso (3 mesi in mare!) e costoso, e comincia a risparmiare. Pare che i suoi ammiratori le possano procurare dei contatti oltremare, ma solo pochi contributi finanziari.
Il suo programma scientifico è chiaro: al di là della bella apparenza delle farfalle esotiche che si trovano nelle collezioni, mancano notizie sulle loro piante “ospiti”, sulle loro uova, bruchi e crisalidi. Molti cercano di dissuaderla da questa avventura perché “troppo vecchia” (ha appena 52 anni!) ma lei parte, con Dorothea, ventunenne – prime donne esploratici.
Arrivano in un paese caldo e umido.
Lungo i fiumi, vicino a Paramaribo si trovano grandi piantagioni di zucchero, lavorate da schiavi, che producono immense ricchezze per gli europei. Subito dietro le piantagioni inizia la foresta tropicale, umida, con i fiori che cambiano colore durante il giorno, e scimmie, giaguari, coccodrilli, ragni e scarafaggi. Per potervi lavorare con profitto, le due donne devono adattare le loro tecniche: all’inizio tutto quello che raccolgono ammuffisce o marcisce o viene mangiato da altri insetti. Solo una piccola parte di quella lussureggiante natura può essere osservata e classificata. Scoprono che anche nei tropici i bruchi vivono su una sola pianta ospite. Molti si camuffano, assumono forma e colore di cose morte. Con l’aiuto di schiave nere e indigene, madre e figlia raccolgono, classificano, si spostano faticosamente nella foresta. Le ricerche dei secoli seguenti evidenzieranno qualche errore, ma per l’epoca le classificazioni sono nuove e preziose. Tutti gli schizzi e i disegni saranno perfezionati dopo il ritorno ad Amsterdam.
Sibylla sopporta il clima solo per due anni. Oltre a un attacco di malaria o febbre gialla la inquietano le difficoltà fisiche del lavoro e la minaccia di conflitti tra i paesi europei. Decide di ritornare, in compagnia della figlia e di un’assistente indigena, imbarcandosi su una nave carica di zucchero e legno, con centinaia di barattoli di bruchi vivi, uova, serpenti e altri animali sotto spirito, bulbi di fiori, disegni e diari.
Al suo arrivo la città di Amsterdam organizza in suo onore una mostra di tutta la sua raccolta.
L’ultimo periodo di Sibylla è segnato dalla stesura, produzione ed edizione del libro Metamorfosi Insectorum Surinamensium, con 60 tavole incise su grandi lastre (circa 27×39) secondo i suoi disegni: tre lastre sono incise da lei, per le altre trova tre buoni ma costosissimi incisori olandesi. Alcuni esemplari delle tavole saranno colorati, prima da lei, poi forse dalle figlie e da assistenti. Lei scrive il testo bilingue, in olandese e latino, per assicurarsi un pubblico internazionale. Trattative per un’edizione inglese falliscono, nonostante l’interessamento del farmacista londinese Petiver. Il libro esce nel 1705 e suscita interesse e lodi dappertutto, essendo una delle opere più belle e scientificamente valide dell’epoca; ma nonostante ciò non vende abbastanza da sollevare Sibylla dalle ristrettezze economiche.
Un infarto la indebolisce. Continua a ricevere studiosi e collezionisti da tante parti del mondo, come il borgomastro di Francoforte o il medico dello Zar (mandato dallo Zar stesso).
Sibylla muore nel 1717 a Amsterdam, in povertà, ma confortata da una delle figlie.
Vediamo in dettaglio i suoi libri.
La lingua, prima di tutto. Sibylla pubblica i suoi primi libri in tedesco, anche perché il latino non lo sa ancora; così il libro sui fiori, Neues Blumenbuch, Nürnberg, Graff, 1675/1680 e il libro sui bruchi Der Raupen wunderbare Verwandelung und sonderbare Blumennahrung, Nürnberg, Frankfurt, Leipzig, I 1679, II 1683. Metamorphosi insectorum Surinamensium è scritto in latino e olandese. Più tardi saranno tutti tradotti in olandese, francese, tedesco, inglese, lingue di paesi dove i suoi libri saranno più diffusi.
Come sono fatti:
L’incisione al bulino, combinata con la punta secca secondo dei disegni originali, richiede tempo e pazienza oltre a sensibilità artistica; è faticosa. Ciascuno delle migliaia di bruchi raffigurati andava osservato, nutrito, disegnato, poi il disegno andava colorato, trasformato in incisione, quindi stampata l’incisione (qualche volta si aggiunge un’autografia), e colorata la stampa.
Carta:
Nel Seicento si usa carta francese, olandese e tedesca ricavata da stracci di lino, cotone o canapa bianchi o da da carta riciclata. Il supporto degli acquarelli di Sibylla è nella maggior parte dei casi pergamena, raramente carta.
Dove si trovano oggi:
I volumi completi delle tre grandi opere e i disegni/acquerelli sparsi si trovano nelle grandi biblioteche, nei musei e nei gabinetti delle stampe olandesi, inglesi, francesi, tedeschi, a San Pietroburgo, in parte negli Stati Uniti (soprattutto le ulteriori edizioni).
Una bibliografia meticolosa, anche se un po’ centrata sulle biblioteche di lingua anglossassone e germanica, si trova in E. Reitsma.
Suppongo che ci sarà parecchio materiale anche nelle più importanti biblioteche e collezioni scientifiche italiane, nate dalla passione quasi irrazionale per fiori e insetti che imperversa nell’Europa dell’epoca, ma è difficile saperlo, perché alcune biblioteche, per mancanza di risorse e personale non sono in grado di procedere alla catalogazione e quindi alla conoscenza di tutto quello che possiedono.
Alcuni editori nel XX secolo hanno fatto delle edizioni in facsimile, a cui manca l’aura del originale, ma che permettono l’accesso immediato a un largo pubblico.