Come quell’uomo che abbiamo raccolto dal canale, mezzo mangiato dai vermi, e l’abbiamo portato a casa. Ho vissuto come un animale per strada, ma sto per morire come un angelo, amato e curato. Ed è stato così meraviglioso vedere la grandezza di quell’uomo che poteva parlare così, poteva morire senza accusare nessuno, senza maledire nessuno, senza fare paragoni. Come un angelo – questa è la grandezza della nostra gente. Ed è per questo che noi crediamo che Gesù disse: ero affamato – ero nudo – ero senza casa – ero rifiutato, non amato, non curato – e l’avete fatto a me. Credo che noi non siamo veri operatori sociali. Forse svolgiamo un lavoro sociale agli occhi della gente, ma in realtà siamo contemplative nel cuore del mondo. Perché tocchiamo il Corpo di Cristo ventiquattro ore al giorno.
(dal discorso svolto per il conferimento del Premio Nobel)
‘Io non sono che una piccola matita nelle mani di Dio’.
Nata a Skopje il 26 agosto del 1910, Anjezë Gonxhe Bojaxhiu, interessata all’attività missionaria, decide di entrare nella Congregazione delle suore Missionarie di Nostra Signora di Loreto.
Nel maggio 1931 prende i voti temporanei e assume il nome di Maria Teresa, in onore di santa Teresa di Lisieux. Arriva a Calcutta nel 1935 e trascorre i seguenti diciassette anni a insegnare storia e geografia alle figlie dei coloni britannici. Due anni dopo pronuncia i voti perpetui e diventa Madre Teresa. Durante gli anni a Calcutta, nonostante la regola della clausura prevista dalle suore di Loreto, ha l’occasione di uscire dal convento e vedere con i suoi occhi le terribili condizioni di vita della città. Questa consapevolezza costituisce per lei una ‘seconda chiamata’: l’invito divino a fondare una congregazione al servizio dei ‘più poveri dei poveri’; un mandato interiore a rinunciare alla Congregazione di Loreto, dove era molto felice, per mettersi al servizio dei poveri delle strade e vivere in mezzo a loro. Successivamente, sancisce il suo profondo legame con le persone del luogo indossando per la prima volta la veste tradizionale delle donne indiane, il sari, bianco a strisce azzurre, che diventerà un suo tratto distintivo.
Grazie all’autorizzazione del papa, nel 1950 Madre Teresa fonda la congregazione diocesana delle Missionarie della carità. Segue un periodo di numerose opere di carità con la fondazione della Casa Kalighat (per i malati), del Centro di speranza e di vita (per i bambini abbandonati) e del centro Gandhiji’s Prem Niwas (per i lebbrosi).
Nel 1965 viene concesso alle Missionarie della carità il titolo di “congregazione di diritto pontificio” insieme alla possibilità di espandere la loro attività al di fuori dell’India; nel corso degli anni successivi vengono aperte case della congregazione in tutto il resto del mondo. La fama di Madre Teresa cresce e diventa presto internazionale sia per la sua amicizia con Giovanni Paolo II, sia per l’attenzione che il suo apostolato riceve dai media. Spesso viene paragonata a Padre Pio, e affiancata a Lady Diana nelle operazioni di stampo umanitario.
Tuttavia, la vita della santa non è stata esente dalle critiche. L’amicizia instaurata con Diana Spencer, grazie a numerose occasioni di incontri e un periodo di lavoro condiviso in India, attira a Madre Teresa l’accusa di tentare di convertire al cattolicesimo la principessa. Si parla inoltre della manipolazione mediatica a favore della santa, che diventa una delle donne cattoliche più influenti del mondo. Il documentario del 1994 intitolato Hell’s Angel del giornalista britannico Christopher Hitchens espone infine molte critiche nei confronti del trattamento riservato ai poveri: dalle condizioni delle strutture gestite dalle Missionarie alla qualità delle cure fornite.
Un aspetto rappresentativo del suo ministero riguarda anche l’impegno verso i non nati e la denuncia dell’aborto come la ‘grande povertà del mondo’. Una battaglia che lei ha sempre combattuto attraverso le adozioni e una campagna sui metodi “naturali” di controllo delle nascite. Madre Teresa esprime questo punto di vista anche durante il discorso del conferimento del premio Nobel per la pace (11 dicembre 1979). Il discorso viene compiuto ben sapendo di aprire dibattiti e polemiche, ma Madre Teresa non si lascia intimidire o scoraggiare, anche a costo di scandalizzare. Ritiene l’aborto “il più grande distruttore della pace, perché se una madre può uccidere il proprio figlio, non c’è più niente che impedisce a me di uccidere te, e a te di uccidere me”.
Muore a Calcutta il 5 settembre del 1997 all’età di 87 anni. Nell’anno della sua morte le suore di Madre Teresa sono 4000, suddivise in 610 case di missione presenti in 123 paesi.
In virtù di uno dei processi più rapidi di canonizzazione nella storia della Chiesa cattolica, Madre Teresa è beatificata da Giovanni Paolo II il 19 ottobre 2003 e, in seguito, canonizzata da Papa Francesco il 4 settembre 2016. Data la concomitanza della sua santificazione con il giubileo del volontariato, è stata proposta dal Papa come modello di santità da seguire per tutti i volontari del mondo.
*Voce a cura di Eleonora Mastronardi.
Nata a Reggio Emilia nel 1998. Laureata in “Scienze e Tecniche Psicologiche” presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e attualmente studentessa magistrale in Psicologia Clinica all’Università degli studi di Trento. Appassionata dalle relazioni interpersonali e al loro impatto psicologico: vorrebbe focalizzare su queste lo studio e la professione futura. Partecipa al Gruppo SCRIBUNT: gruppo di Scrittura di Biografie- Università di Trento (referenti: Maria Barbone, Susanna Pedrotti, Lucia Rodler).