Chi, come me, ha vissuto la propria infanzia a Milano e dintorni, a cavallo tra gli anni cinquanta e i sessanta – quelli del boom economico – ricorda certamente i coloratissimi manifesti pubblicitari de La Rinascente che scandivano i vari periodi dell’anno e le varie ricorrenze, come il ritorno a scuola, il Natale, la Pasqua, le vacanze al mare e in montagna. Poi il ciclo riprendeva e con esso le visite a La Rinascente per gli acquisti stagionali. Andare a La Rinascente era un rito e una festa e quei manifesti, oggi entrati a far parte della memoria collettiva, ne costituivano i cotillons.
A disegnarli era la mano felice di Lora Lamm, una delle prime graphic designer che abbiano lavorato con successo sul territorio italiano, insieme ad Anita Klinz.
Nata ad Arosa, nel Cantone dei Grigioni, Lora si forma alla Kunstgewerbeschule di Zurigo, la prestigiosa scuola diretta da Johannes Itten, che, come già al Bauhaus, dove era stato uno dei grandi maestri, vi insegnava Forma e Teoria del Colore.
Nel 1953, conseguito il diploma, Lora si trasferisce a Milano dove inizialmente lavora nello Studio Boggeri e successivamente alla Motta, disegnandovi i packaging di torroncini e cioccolatini. L’anno successivo, presentata dal suo connazionale Max Huber, uno dei più illustri grafici del novecento, autore tra l’altro del logo de La Rinascente, entra a far parte dello staff del grande magazzino meneghino, all’interno del quale farà una rapida carriera, passando, nel 1958, dalla qualifica di impiegata a quella di consulente, con la possibilità di firmare le proprie opere e di crearne per altri brand, ruolo che deterrà fino al 1963, anno in cui sceglierà di ritornare in patria.
Così ne ha raccontato lei stessa in un’intervista:
“Lavoravo con Amneris Latis, art director e stylist, mia amica. Eravamo un gruppo di architetti, decoratori, designer. L’unica impiegata ero io alla Rinascente, tutti gli altri erano liberi professionisti. […] l’ambiente di lavoro era completamente diverso, eravamo in un open space. C’era un via vai creativo, era un piacere grandissimo poter lavorare lì”.
Per La Rinascente Lora ha “inventato” immagini aggraziate e accattivanti, sempre perfette per i temi trattati: la casa, il giardino, la scuola, casalinghi, arredi, tessuti, tempo libero, sport, cancelleria, campeggio, giocattoli etc. Riuscitissime anche quelle da lei create per le mostre mercato dedicate dal grande magazzino milanese alle culture extraeuropee, come la giapponese e la messicana, che hanno fatto registrare un enorme successo di pubblico anche per merito della sua grafica allegra, giocosa e perfetta.
A Lora Lamm è stato riconosciuto il merito di aver riscattato, nei propri disegni, l’immagine della donna da quella delle “donnine”, ovvero dalla soggiacenza a modelli legati all’immaginario sexy maschile (quali furono, ad esempio, le notissime Signorine Grandi firme di Gino Boccasile). Quel che è certo è che le “sue donne” somigliavano a lei: erano, infatti, la proiezione nella sua arte dell’immagine di una ragazza emancipata, dinamica, disinvolta, figlia delle ottimistiche certezze degli anni del boom economico, quale lei era. E, quando non ritraeva se stessa, prendeva a modello delle giovani del suo evoluto entourage milanese. Così ha dichiarato a proposito delle pubblicità da lei disegnate per gli pneumatici Pirelli (Pirelli per lo scooter e Pirelli per biciclette):
“La ragazza è Rosanna Armani, sorella di Giorgio, che all’epoca faceva la modella. Carina, sorridente, la modella teenager ideale!”
Già, perché persino Armani ha esordito a La Rinascente, dove lavorava come vetrinista!
Il decennio che Lora Lamm ha trascorso nel capoluogo lombardo è stato indubbiamente il suo periodo d’oro, nel quale, oltre che per La Rinascente, ha lavorato come graphic designer per Pirelli, come si è detto, per Elisabeth Arden, Niggi Profumi, Olivetti e Consorzio del Latte Milano, creando manifesti, loghi, cataloghi, inviti, packaging ed altro, che sono entrati di buon diritto nella storia della Grafica internazionale.
Con il suo tocco aggraziato, Lora Lamm ha dato vita a forme silhouettate, campite con acquarelli e guaches dai colori vivaci e assolutamente piatti, superfici, insomma, che sembrano costruite con i collages, perché prive di sfumature, affini alla contemporanea cartellonistica cinematografica di matrice hollywoodiana.
Il suo stile inconfondibile, in cui, con grande eleganza, la tecnica tipografica si sposa ai modi dell’illustrazione, dove compaiono soprattutto caratteri privi di grazie e composizioni simmetriche spesso corredate da ritagli fotografici con funzione di focus, ha contribuito a traghettare il gusto della classe media italiana verso la modernità. Inoltre, le sue creazioni, per la loro efficacia comunicativa appaiono senza tempo, come se fossero state progettate oggi.
Dopo il suo ritorno a Zurigo, Lora è diventata socia dell’agenzia di design di Frank Thiessing con la quale ha collaborato fino alla fine degli anni novanta.
La sua abitudine di conservare per sé una copia di ciascuno dei propri lavori, persino dei bozzetti, le ha permesso di dare vita ad un preziosissimo archivio che, al termine della carriera, ha voluto donare al Museum für Gestaltung di Zurigo, perché fosse a disposizione di studenti e studiosi.
Nel 2013 il m.a.x. Museum di Chiasso le ha dedicato una grande mostra personale e nel 2015 le è stato conferito il Gran Premio Svizzero per il Design.
Una curiosità.
In un’intervista, lei ha raccontato di come un giorno, nei primi tempi in cui era in La Rinascente, entrata in contatto con Andy Warhol per motivi di lavoro, nel periodo in cui questi faceva ancora il grafico per i grandi magazzini Macy’s e Neiman Marcus, ben prima di diventare il padre della Pop Art, lui avesse elogiato i suoi manifesti, incoraggiandola a continuare.
Gli artisti hanno la vista lunga!