Missionaria, pedagoga, traduttrice, segretaria generale della Fondazione Internazionale Lelio Basso è stata impegnata quotidianamente sui fronti più caldi dell’emisfero dalla scrivania di via della Dogana Vecchia, perseguendo sempre la ricerca della saldatura tra la coscienza e l’agire, cioè il “nesso ineludibile tra la trasformazione delle strutture e la liberazione dell’uomo”.
Le battaglie a favore dei diritti dei popoli a partire dagli anni Settanta la portarono a incrociare importanti figure che hanno segnato il secondo Novecento come Ernesto Balducci, Davide Maria Turoldo, Lelio Basso, Adolfo Pérez Esquivel, Frei Betto, Hélder Câmara, Gustavo Gutiérrez, Rigoberta Menchú, Luiz Iñacio Lula da Silva, Maria Eletta Martini, Luigi Ciotti, Giancarla Codrignani, Estela Barnes de Carlotto, Julio Cortázar, Gabriel García Márquez, Manuel Scorza, Ettore Masina, Eduardo Galeano, Noam Chomsky e tanti altri.
Linda Bimbi nasce a Lucca il 4 luglio 1925, il padre era un commerciante di mobili e la madre una maestrina di campagna. Frequenta il liceo classico Machiavelli dove segue le lezioni del professore Giorgio Colli attorno al quale si forma un gruppo di studenti che in diversi campi incideranno nella storia culturale dell’Italia. Mi riferisco a Mazzino Montinari, storico della filosofia a cui dobbiamo, insieme a Giorgio Colli, la cura dell’ormai leggendaria edizione italiana delle opere di Friedrich Nietzsche, Angelo Pasquinelli, studioso della filosofia presocratica, Gigliola Gianfrancesco, storica della filosofia, Clara Valenziano, giornalista archeologa, Fausto Codino, filologo classico, Luigi Imbasciati, insegnante di storia e filosofia.
Conseguita la laurea in glottologia alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Pisa (1949), invece di proseguire la carriera accademica al fianco dell’insigne professore Tristano Bolelli, sceglie di iniziare il noviziato nell’ordine delle Suore oblate dello Spirito Santo di Lucca che la condurrà all’esperienza di missionaria in diverse città del Brasile sin dal 1952. Ma sarà a Belo Horizonte che, insieme alle consorelle e superando numerosi ostacoli, darà vita al collegio scolastico Helena Guerra che arriverà a contare circa mille alunne di ogni ordine e grado. Nel 1968 decide di lasciare i voti per scegliere la riduzione allo stato laicale, ma – come ha scritto padre Balducci – consacrando “interamente, senza ritorni indietro, la sua vita alla causa del Vangelo”.
Anni dopo dalle pagine del volume Lettere a un amico. Cronache di liberazione al femminile plurale, tornerà su questo periodo particolare e intenso della sua esistenza: “È difficile comunque capire il fervore innovativo del nostro gruppo di allora se non si tiene presente il clima che si respirò in Brasile tra il Concilio [Vaticano II] e Medellín”, oltre al fatto che Bimbi è convinta che “la chiesa doveva essere un fermento dentro al mondo”, e anche per questo motivo sceglie l’“opción por los pobres”, ovvero la causa dei poveri, la loro lotta, la loro dignità:
Il Vangelo è riletto a partire dal povero, che non ne è solo il destinatario, ma il portatore privilegiato, colui che annuncia. Quindi solo in alleanza col povero si può elaborare una riflessione teologica. Rileggere il Vangelo significa fare una nuova lettura della storia, che è stata scritta “da mano bianca”.
Sia a causa dei metodi educativi adottati nel suo Collegio che si richiamavano agli insegnamenti del pedagogo brasiliano Paulo Freire ritenuti rivoluzionari dalla giunta militare, che per il sostegno a un gruppo di giovani democratici universitari, è costretta a fuggire repentinamente dal Brasile il 13 maggio 1969 poiché viene stato spiccato un mandato di cattura nei suoi confronti. Le sue alunne ancora oggi la ricordano come una persona che ha sparso semi durante tutto l’arco della sua vita.
Giunta a Roma, nel 1971, Bimbi inizia la collaborazione con il Centro di documentazione internazionale IDOC (International documentation on the contemporary church) che produce la rivista quindicinale «Idoc Internazionale» (edita dall’Editrice Queriniana di Brescia) e che rappresenta la prima pubblicazione interconfessionale in Italia, come avanguardia intellettuale europea all’interno del dibattito sulle prospettive del mondo cattolico, e non solo, nel fermento della teologia della liberazione.
A partire dal 1972 inizia a lavorare, insieme al senatore Lelio Basso, all’organizzazione del Tribunale Russell II sull’America latina, raccogliendo in tutta Europa centinaia di storie:
Qui a Colonia l’esperienza è stata agghiacciante, come del resto quasi tutto questo solitario viaggio attraverso l’Europa alla ricerca dei testimoni per la prima sessione del Tribunale Russell II. Gli ex-torturati vivono come bestie acquattate nelle loro tane.
Le tre sessioni del Tribunale Russell II sui crimini commessi dai regimi militari e dalle multinazionali (Roma 1974, Bruxelles 1975, Roma 1976) rappresentano la prima denuncia a livello internazionale che scuote le coscienze popolari in tutto il mondo e via della Dogana Vecchia 5 diventa un punto di riferimento per gran parte degli esuli latino-americani e i loro familiari.
“Basta rovesciare l’ordito della tela che appare il disegno del diritto dei popoli, che sposta dai governi ai popoli il diritto di essere soggetti della propria storia”, suggerisce la segretaria della Fondazione Internazionale Lelio Basso, secondo la quale i “nuovi soggetti” sono i movimenti di liberazione nazionale, i gruppi di pressione per i diritti umani, le Comunidades de base do Brasil, le Madres de Plaza de Mayo e così via: ”i popoli devono essere soggetti di storia e non oggetto di cronaca”, ripete spesso.
Ed è nel perseguimento di questo obiettivo che Bimbi conosce la giovane avvocata Marianella García Villas, presidente della Comisión de Derechos Humanos de El Salvador e collaboratrice dell’arcivescovo Óscar Arnulfo Romero (assassinato sull’altare nel corso dell’omelia da paramilitari il 24 marzo 1980), che era impegnata da anni a denunciare a livello internazionale le violazioni dei diritti umani commesse nel suo paese1. Il 14 marzo 1983, ha rammentato Bimbi, “il telefono squillò di buon mattino alla Fondazione Lelio Basso: la voce femminile, lontana, si identificò. Poi il messaggio: ‘la compagna Marianella è caduta ieri’”2.
Linda Bimbi è stata impegnata a dare una prospettiva e una capacità interpretativa alla Fondazione Internazionale Lelio Basso nel comprendere i nuovi paradigmi economici, sociali e politici pur preservando il filo conduttore della continuità, che a giudizio della segretaria generale si esprimeva “nella priorità che da sempre cerchiamo di dare al vero soggetto della storia, che è il popolo, così difficile da definire in sede teorica, ma sempre emergente, attraverso connotazioni diverse, nella dialettica onnipresente tra movimenti e istituzioni, tra etnie e nazioni, tra minoranze e Stato”3.
Nel 1976, per il decennale della Dichiarazione universale dei diritti dei popoli (nota come Carta di Algeri), in un intervento ad Assisi, torna ancora una volta sulla prospettiva “rivoluzionaria” della piena affermazione dei diritti umani a livello internazionale:
Oggi è rivoluzionario sostenere che le comunità degli uomini, cioè i popoli e le minoranze sono i veri soggetti della storia. […] Perciò oggi, se vogliamo aggiornare la comprensione della battaglia per i diritti umani, non è sufficiente denunciare i fatti: bisogna indagare sulle cause delle violazioni. E la causa è l’impossibilità storica, obiettiva dei popoli, cioè della gente comune, di gestire il proprio destino.4
Tra i numerosi collaboratori e amici che l’hanno conosciuta, è significativa la testimonianza di Luciana Castellina: “sebbene coetanea di Linda, Linda è stata per me quasi una maestra. Da lei ho imparato moltissimo. Provenivamo da una diversa cultura ed esperienza politica – lei dal cattolicesimo impegnato, poi fortemente segnata dalla Teologia della Liberazione; io dal Partito comunista italiano – e però il nostro dialogo è stato subito facile, direi anzi naturale, e di lì è nata una collaborazione stretta e anche un’amicizia. Fra le tante cose che mi ha insegnato c’è naturalmente il Brasile, la sua vera patria, ma anche molto di quanto mi era sconosciuto della fede”.
Per rammentare il suo impegno, il 13 maggio dello scorso anno il Municipio VIII di Roma ha apposto nel cortile dell’Istituto romano San Michele, dove ha sede la Comunità di consorelle, una targa sulla quale è scolpita la seguente frase: “Qui visse con le sorelle Linda Bimbi. Educatrice dei poveri, compagna dei desaparecidos, sorella dei perseguitati, voce dei popoli oppressi”, e a settembre l’Instituto Federal de Educação, Ciência e Tecnologia – Campus Avaré dell’Universidad de São Paulo le ha dedicato la sua nuova biblioteca.
In Fondazione tutti la chiamavamo Linda, era sempre attenta e curiosa dei punti di vista delle giovani generazioni, e per questo motivo insieme a un gruppo di giornalisti nel 2005 fonda la Scuola di Giornalismo Lelio Basso, che amava definire una “palestra di idee” con l’obiettivo di addestrare i giovani aspiranti giornalisti al senso critico.
- R. La Valle, L. Bimbi, Marianella e i suoi fratelli: una storia latinoamericana, Feltrinelli, Milano 1983. ^
- Intervento a Ravenna (luglio 1987), dattiloscritto. Fondo Linda Bimbi. ^
- L. Bimbi, La Fondazione come laboratorio collettivo, “I diritti dei popoli”, novembre 1985, dattiloscritto. Fondo Linda Bimbi. ^
- L. Bimbi, Ma dove abita la speranza?, cit. Fondo Linda Bimbi. ^