Katharine Susannah Prichard

Levuka, Fiji 1884 - Greenmount, Australia 1969
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«Venne giù, quel benedetto diluvio. La musica della pioggia che si infrangeva sulle tende e sulle baracche di lamiera ondulata portò gli uomini a un’estasi di nuova gioia. Si ritrovarono a festeggiare; sollevarono la testa e aprirono la bocca per bere le gocce d’acqua fresca; si misero a ballare, tra urla e schiamazzi, mentre la pioggia li infradiciava»[1]

“Child of the Hurricane”: così la chiamavano gli abitanti delle Isole Fiji, il luogo che le diede i natali nel 1884 proprio nel mezzo di un uragano. E proprio questo fu il titolo che Katharine Susannah Prichard scelse di dare alla sua autobiografia, pubblicata nel 1963 per raccontare una vita fatta di successi, tragedie e battaglie per ciò in cui credeva.
Figlia maggiore di Tom Henry Prichard e Edith Isabel Fraser, a causa dei problemi di disoccupazione e depressione del padre si trasferì presto dalle Fiji a Melbourne, poi a Launceston, in Tasmania, dove crebbe, e di nuovo a Melbourne. Ottenne una borsa di studio per il South Melbourne College, ma le difficoltà economiche della famiglia, unite alla malattia della madre e alla priorità degli studi dei fratelli, la costrinsero a interrompere la carriera universitaria per diventare istitutrice e giornalista. Ebbe così modo di dedicarsi alla letteratura europea (in particolare inglese) e di cominciare una pratica che l’avrebbe accompagnata in tutta la sua futura opera letteraria: descrivere con dovizia di dettagli persone e luoghi. Il 1907 fu l’anno del suicidio del padre e della stesura del suo primo romanzo, The Wild Oats of Han (pubblicato solo nel 1928), mentre l’anno seguente Prichard accettò un incarico a Londra e vi si trasferì.
Nella capitale inglese conobbe il tenente Hugo Vivian Hope Throssell (per Prichard semplicemente «Jim») e il successo in patria grazie alla sua prima pubblicazione, The Pioneers (1915), romanzo premiato con l’Hodder & Stoughton All Empire Literature Prize.
Il 1919 fu l’anno del matrimonio con «Jim», con cui tre anni dopo ebbe il figlio Ric, e del ritorno in Australia, prima a Melbourne e infine a Greenmount. Nel 1921 fu uno dei membri fondatori del Partito comunista australiano (CPA) e iniziò una lunga campagna contro la guerra e il capitalismo. L’aspetto sociale accompagnò sempre le sue opere, tanto che molti critici considerarono eccessiva la componente ideologica e politica tra le pagine dei suoi scritti. Gli amici nel partito, per contro, non mancarono mai di riconoscerle grande valore letterario. Così scrisse Prichard a Henry Mackenzie Green: «Penso di conoscere a fondo ogni fase della vita in Australia di cui scrivo; di assorbire la vita del nostro popolo e del Paese con amore e partecipazione profonda e intensa. […] Il mio difetto come scrittrice consiste forse nell’essere troppo legata a questa terra. Ma preferisco essere così e allontanarmi dalle norme universali pur di essere il mezzo espressivo di questo posto e questa gente»
[2]Nel 1924 Prichard vinse l’Art in Australia prize con il racconto The Grey Horse, ma le opere che la consacrarono come scrittrice di livello internazionale furono i romanzi Working Bullocks (1926) e Coonardoo (1929). Il primo, definito da Miles Franlkin «la fine di una siccità» nella letteratura australiana, descrive la situazione dei boscaioli impegnati nelle foreste di karri; il secondo, valsole il primo posto in un concorso organizzato dalla prestigiosa rivista letteraria «The Bulletin» (ex-aequo con A House is Built di Marjorie Barnard e Flora Eldershaw), narra con passaggi evocativi e sensibilità poetica dell’amore tra il capostazione bianco Hugh Watt e l’aborigena Coonardoo. Da sottolineare è che nessuno prima di Prichard aveva parlato di rapporti tra uomini bianchi e donne nere, aspetto per il quale il romanzo fu accolto da pareri controversi.
Un tragico evento colpì Prichard nel 1933: il marito, mentre si trovava in Russia, si suicidò in seguito al fallimento della propria azienda a causa della Grande Depressione. Prichard rimandò così al 1937 la pubblicazione del romanzo Intimate Strangers, analisi psicologica della fine del matrimonio di Elodie, donna sensibile e di talento, con l’inadeguato marito Greg. Nel riprendere la stesura l’autrice sostituì il suicidio di Greg con un’improbabile riconciliazione, per paura che si pensasse che il finale del libro avesse portato «Jim» a togliersi la vita.
Durante la seconda guerra mondiale Prichard svolse un’intensa attività politica nel partito comunista, per poi tornare all’attività letteraria nel dopoguerra con la pubblicazione di una trilogia composta da The Roaring Nineties (1946), Golden Miles (1948) e Winged Seeds (1950), un affresco della corsa all’oro nell’Australia Occidentale.
Nel 1961 la scrittrice diede un sostanziale contributo al pianista David Helfgott, allora quattordicenne, in modo da permettergli di studiare negli Stati Uniti. La storia di Helfgott ha ispirato il film Shine (1996), in cui il pianista è interpretato da un grande attore australiano, Geoffrey Rush.
In linea con la tradizione nazionalistica di Henry Lawson e Joseph Furphy, l’opera di Prichard si avvicina a quel realismo sociale contraddistinto dal forte carattere politico e dall’uso di un linguaggio colloquiale, in cui l’autrice non manca di inserire parole delle lingue aborigene. Ma se Lawson e Furphy si concentrarono più sull’aspetto umano che sullo scenario, Prichard dedicò sempre grande attenzione alla descrizione del paesaggio australiano presente nelle sue storie. Tra le pagine dei racconti di Prichard si osservano anche due tematiche secondarie: la componente romantica, con particolare attenzione alla sessualità femminile, e la sete di giustizia. Cercò di affidarsi il più possibile all’esperienza diretta e più volte si documentò in prima persona. Lavorò a Lightning Ridge, dove entrò in contatto con i pensieri di chi lavorava nelle miniere di opale; andò a vivere con alcuni boscaioli dell’Australia Occidentale per prepararsi alla stesura di Working Bullocks; trascorse diversi mesi in una fattoria prima di scrivere Coonardoo. Inoltre si mise in viaggio con una compagnia circense per Haxby’s Circus e si stabilì presso le riserve aurifere di Coolgardie al tempo della trilogia. Prichard morì il 2 ottobre 1969. Nella sua casa di Greenmount è stato creato il Katharine Susannah Prichard Writers’ Centre, un’organizzazione no-profit che dal 1985 favorisce la formazione di giovani scrittori australiani.

 

NOTE
1. Katharine Susannah Prichard, The Roaring Nineties [la traduzione è dell’autore della voce].
2. Voce a lei dedicata sull’Australian Dictionary of Biography [la traduzione è di Gianmarco Lampugnani].

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Fonti, risorse bibliografiche, siti

Opere di Katharine Susannah Prichard

Romanzi

The Pioneers, Monsoon Books Pte. Ltd., Singapore, 2011

The Black Opal, Nabu Press, Charleston, South Carolina, 2010

Working Bullocks, TBS The Book Service Ltd, London, 1981

Coonardoo, Angus & Roberston, Sydney, 1992

Intimate Strangers, Angus & Robertson, Sydney, 1990

The Roaring Nineties, Virago Press Ltd., London, 2000

Golden Miles, Allen & Unwin (e-book), 2012

Winged Seeds, Allen & Unwin (e-book), 2012

Racconti

Potch and Colour, Angus & Robertson, Sydney, 1944

N’goola and Other Stories, Australasian Book Society, Melbourne, 1959

Autobiografia

Child of the Hurricane. An autobiography, Angus & Robertson, Sydney, 1963

Teatro

Brumby Innes. And bid me to love, Currency Press, NSW, Australia, 1974

In italiano è possibile leggere:

Il cooboo, in Rose d’Oceania, a cura di Edmonda Bruscella, Roma, edizioni e/o, 1995

La fuga, trad. di Paola Gallo, in Cieli australi. Cent’anni di racconti dall’Australia, a cura di Franca Cavagnoli, Milano, Mondadori, 2000

Siti e fonti

Sito del Katharine Susannah Prichard Writers' Centre

Voce a lei dedicata sull'Australian Dictionary of Biography Online

Beasley, Jack, The Rage for life. The work of Katharine Susannah Prichard, Current Book Distributors, Sydney, 1964

Beasley, Jack, A gallop of fire. Katharine Susannah Prichard: on guard for humanity. A study of creative personality, Wedgetail Press, Earlwood, Australia, 1993

Bennett, Bruce, The Mask Beyond the Mask: Katharine Susannah Prichard in «Meanjin», Vol. 35, No. 3, 1976, pagg. 324-329

Drake-Brockman, Henrietta, Katharine Susannah Prichard, Oxford University Press, Melbourne, 1967

Hetherington, John Aikman, Forty-two faces, F.W. Cheshire, Melbourne, 1962

Ikin, Van, The political novels of Katharine Susannah Prichard III: The surrender to ideology – the goldfields trilogy and “subtle flame”, in «Southerly», Vol. 43, No. 3, 1983, pagg. 296-312

Nile, Richard, The making of a really modern witch. Katharine Susannah Prichard 1919-1969, University of London, London, 1990

Throssell, Ric, Wild weeds and windflowers. The life and letters of Katherine Susannah Prichard, Angus & Roberston, Sydney, 1975

Throssell, Ric (a cura di), Straight left. Articles and addresses on politics, literature and women's affairs over almost 60 years, from 1910 to 1968, Wild & Woolley, Sydney, 1982

Referenze iconografiche: Katharine Susannah Prichard. Fonte: State Library of New South Wales (SLNSW).  Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Australia license.

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Gianmarco Lampugnani (NOE ISIT-Dipartimento di lingue Fondazione Milano)

È laureato in Scienze della Mediazione Linguistica e ha frequentato il Master in Traduzione letteraria dall'inglese e dal nederlandese presso le Scuole Civiche di Milano.

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