*Il testo di questa voce è tratto da www.biografiesindacali.it
Jone Bagnoli nacque a Bologna il 27 Maggio 1927, da una famiglia della piccola borghesia antifascista. Figlia di genitori separati, passò l’infanzia e l’adolescenza a Milano con la madre e la sorella. Fu costretta a interrompere gli studi a causa della morte del padre e ottenne solo successivamente il diploma tecnico commerciale.
Alla fine della seconda guerra mondiale fu impiegata in un’agenzia immobiliare e poi alle Edizioni musicali Carisch. Iniziò fin da subito la sua militanza sindacale e per questa attività subì ripetuti demansionamenti. Presentata al Partito comunista dal maestro Pelosi, iniziò a occuparsi del proselitismo tra i giovani nella provincia milanese, negli anni in cui si andava ricostituendo il Fronte della Gioventù e nasceva l’Associazione ragazze d’Italia.
Nel marzo 1947, lasciata l’azienda, cominciò a lavorare per la Commissione stampa e propaganda della Federazione milanese del Pci. Dal 1949 al 1952 seguì alcune delle aziende metalmeccaniche più importanti dell’epoca (Redaelli, Geloso, Tecnomasio Brown Boveri, Falck, Officine Meccaniche) e, nel contempo, frequentò la Scuola di partito per i quadri femminili.
Nel 1953 passò all’apparato della Camera del Lavoro di Milano come componente della Commissione femminile, allora diretta da Stellina Vecchio; partecipò in quell’occasione all’organizzazione della prima assemblea nazionale delle lavoratrici e contribuì alla creazione delle commissioni femminili di categoria. Collaborò a lungo con il Centro studi economici della Camera del Lavoro producendo un’indagine sulle differenze di salario e di qualifica tra uomini e donne. Per un breve periodo fu funzionaria del Sindacato provinciale degli ospedalieri e degli enti locali (Fndelo) occupandosi di migliorare le condizioni di vita delle lavoratrici (infermiere, inservienti) che vivevano nei convitti gestiti dalla suore.
Dal 1957 al 1960 fu segreteria del Sindacato dell’alimentazione di Milano (Filia), settore in cui l’adesione era scarsa e che occupava un gran numero di lavoratori con contratti a termine. Nel 1960 passò alla Fiom provinciale, diretta allora da Giuseppe Sacchi, prima come responsabile della commissione femminile e, poi, come responsabile dell’ufficio stampa e redattrice de «Il Metallurgico». Negli anni Sessanta contribuì alla lotta degli elettromeccanici per il rinnovo del contratto e alla battaglia per la parità salariale, ereditando così una rivendicazione storica delle lavoratrici metalmeccaniche.
Componente del Comitato direttivo della Fiom provinciale e del Comitato centrale, occupò contemporaneamente cariche negli organismi direttivi del Pci (Comitato federale e Commissione femminile) fino a quando nel 1969 fu dichiarata l’incompatibilità tra incarico sindacale e politico. Nel 1973 tornata alla Camera del Lavoro di Milano in qualità di responsabile del neo-ricostituito Ufficio lavoratrici e dell’Ufficio sindacale fu coinvolta nelle campagne a favore degli anticoncezionali e per la maternità consapevole, per l’aborto, per la vittoria del «no» al referendum sul divorzio.
Nel 1978 fu la prima donna ad essere eletta nella segreteria della Cgil Lombardia, carica che ricoprì fino al 1985.
Muore a Milano il 19 novembre 2019.