“La poesia deve nascere da una necessità, da un’urgenza originaria che si arresta solo nei versi, convogliando l’afflato in un linguaggio corretto, il meno possibile discorsivo ma autentico, in cui potersi ritrovare“. (J. de Pinto)
Jole de Pinto, poetessa, saggista e storiografa è nata e risiede a Molfetta, ha due figli e un nipote. Cresce serena in una famiglia borghese amorevole e attenta, e, adolescente, si impegna a ottenere una valida base culturale, appassionandosi ai poeti simbolisti francesi, ai romanzieri russi da Tolstoj a Cechov, ai maestri della letteratura americana (come Steinbeck, Faulkner, Arthur Miller), ai classici italiani Leopardi e Montale. Si laurea con lode in Lettere Classiche con una tesi sulla poesia latina del Petrarca Le Epistole Metriche, relatore il prof. Mario Sansone. Insegna per trent’anni latino e greco nei Licei del nord Barese.
Accanto al suo impegno nella scuola e nelle lettere, Jole de Pinto sviluppa una spiccata capacità introspettiva, le cui radici affondano nella sua esperienza affettiva e umana, vissuta con ardore ma anche con profondo pudore. Dell’uno e dell’altro suo modo di essere e sentire, è forte la presenza nell’intreccio delle sue poesie, della sua poetica stessa.
Il suo primo libro di poesia, L’ora di dentro, viene pubblicato nel 1988 (La Vallisa, Bari), con prefazione di Daniele Giancane, e riceve il Premio internazionale E. Montale nel 1989, presidente Maria Luisa Spaziani, tra i giurati M. Luzi e G. Caproni.
“Alla montagna t’avventavi inebriata / per gettare ai piedi la terra / sulle rampe della sera / gli sguardi di luce coglievi / delle stelle / e le braccia dell’inverno sdegnando / ingorda spiavi il presagio della mimosa / per offrirti sopra spiagge roventi / a fitte di sole blandizie di mare. / Erotiche pulsioni d’approcci adolescenti / nell’estetiche emozioni annegavi / delle ore di dentro… /…Vessilli di giustizia mai la guardia / abbassarono / mai dalla libertà deragliarono / al compromesso / e fu il dolore. / Vita come poesia / poesia come vita.”
L’autrice dichiara “La poesia è una scienza e non solo una branca letteraria e umanistica, cioè è una forma di conoscenza e ricerca ontologica e insieme ingegneria linguistica del proprio cervello; è una ricerca di sé e dell’inconscio, delle cose intorno e degli altri da sé, magari effettuata attraverso vivisezione metaforiche”.
Nel 1990 pubblica Lusinghe di Nonamore, la raccolta più premiata e acclamata dalla critica nazionale, a prefazione di Roberto Pazzi, edita da Edizioni del Leone di Venezia. Il libro viene segnalato dalla giuria del Premio internazionale E. Montale.
“La poesia deve nascere da una necessità, da un’urgenza originaria che si arresta solo nei versi, convogliando l’afflato in un linguaggio corretto, il meno possibile discorsivo ma autentico, in cui potersi ritrovare“,
Nel 1994 viene pubblicato Mare Nostrum (Ed. Mezzina, Molfetta), premiato col prestigioso Premio Carducci. Viene quindi annoverata tra i “Poeti Scelti” del “Centro Montale” di Roma da Maria Luisa Spaziani, con la quale inizia un rapporto di amicizia e stima reciproche durato un ventennio.
“Solo vene / tracciarono / le paranze di sole / le cattedrali del mare / ma svevo il sangue / Sturm und Drang / colava / di gemma / dalle rocce d’una murgia / biondo ceruleo colore / di fiore / dalle grotte d’un pulo, / la struggente Sehnucht / che al cervello i sogni / tuttora foraggia / eros della nostalgia / a divorare il presente. / Ibrido fosti di mediterranei teutonici / umori: / nella tasca bucata / la fonda Weltsnschauung / a stigmatizzare le scelte / negli occhi chiusi / l’ideale Spannung / anche contro te stessa / spesso spezzandoti / volendo piegarti / crogiolo disperante / ipse dixit / also sprach Zarathustra / del volto-anima. / Costanza / nome non fu / di sveva regina / ma chiave / della sigla di dentro / al tuo guscio d’uovo / al soffio del vetro / Karmicamente camuffati / in immagini d’accatto”.
Tratto distintivo della sua poetica è il culto della filologia, una cura attenta della parola, una peculiarità denotativa e connotativa. In quegli anni le sue poesie sono richieste come testi per brani musicali da una nota casa discografica ligure e diventa conduttrice e opinionista televisiva di programmi di cultura, attualità e varia umanità per un’emittente pugliese.
Del 1998 è Dichterliebe/ Amor di poeta (Ed. Amadeus, Treviso), libro di poesie che l’autrice definisce il più vicino alla sua identità e peculiarità di donna e poeta. Insignito col premio Conti Contini Bonaccossi, oltre ad altri premi nazionali.
Nel Marzo dello stesso anno rappresenta l’Italia al Congresso Internazionale “Donne del Mediterraneo”, tenutosi a Rodi, in Grecia.
Il suo impegno nella poesia produce altre due raccolte: nel 2000 L’ora degli altri (Palomar, Bari), con prefazione di Maria Marcone, altra sua grande estimatrice, e nel 2004 Spiccioli di poesia (Mezzina, Molfetta), con prefazione di Vittorio Fiore.
È del 2014 Un fiero gabbiano (Res Nova, Molfetta) e del 2017 l’opuscolo 1986 / Prove d’autore, raccolta delle prime liriche ancora inedite. Intanto la sua poesia assume uno stile nuovo:
“Utilizzo il particolare espediente, nel seguire l’euritmia, di scrivere talvolta in fondo e sotto un verso, una o più parole a cui si vuol dare maggiore pregnanza“.
Nel 2022 pubblica Nata cigno, con prefazione di Roberto Pazzi, edito da Cacucci. Qui la sua poetica si evolve e si rinnova, diventando più “leggera”. Ciò che rimane costante in tutta la sua produzione poetica è la pronuncia melodica, una sorta di illuminazione che scaturisce dalla parola, caratterizzata spesso dall’utilizzo sapiente e raffinato di neologismi o arcaismi.
A tutt’oggi, risulta unica fra i poeti pugliesi contemporanei ad essersi aggiudicata i più importanti riconoscimenti nazionali di poesia ed è di continuo inserita in antologie letterarie italiane e straniere; alla poesia di Jole de Pinto si sono interessati i massimi letterati ed intellettuali dell’ultimo mezzo secolo, fra cui: F. Alberoni, G. Barberi Squarotti, L. Mondo, G. Pontiggia, P. Ruffilli, F. Ulivi.
“Arcana / il suo mistero / non denuda / lo scrutinio di te / dipana / ma il segreto / nel regno dell’occulto / inselva. / In latenza cova / un giorno anni / il reale mordendo / vagheggiando il sogno: / d’un tratto / ti abborda ti sorprende / fluidi rumoreggiando / dentro / ragnatele lapidando / fuori. / Spesso senza autocoscienza / rampolla / e alla fine ti arrendi / sei sua“.
È attiva anche come saggista. A partire dagli anni ’70 , sperimenta una sua nuova didattica sull’insegnamento del latino e del greco, pubblicando per la scuola articoli e lavori di sperimentazione dal greco al dialetto, attraverso connessioni etimologiche con l’italiano, il francese e l’inglese, o dalla filologia alla filosofia con la disamina di lemmi greci. Del suo impegno come insegnante, dice: “Non è importante per me impartire nozioni, quanto seguire la crescita psicologica nell’età adolescenziale dell’allievo, che considero come “creta da modellare” per diventare il cittadino del domani“. L’arte di una didattica (1996, Edizioni del Rosone, Foggia), ripercorre le sue sperimentazioni didattiche. Seguono poi Petrarca, poeta del limbo e della labilità nelle Epistole Metriche del 1999, Una bambina del 2005, La bambina cresce del 2008, E la vita continua del 2011. Trascolora l’ora è una corposa antologia critica sulla attività letteraria, artistica e teatrale, dell’autrice (La Vallisa, Bari 2013). Nel 2016 pubblica Parole in Controluce (Res Nova, Molfetta) un epistolario con autori e critici, tra cui M. Guidacci, M. Veneziani, N. Ginsbourg, G. Bufalino, V. Sgarbi, e Biagia Marniti, sua grande amica ed estimatrice.
Nel 2019, dopo un lavoro di ricerca storica di quasi vent’anni, vede la luce Donne di Puglia dell’Ottocento (Adda Editore, Bari), con prefazione di F. Bellino, nel quale raccoglie una galleria femminile, tutta pugliese, di patriote, letterate, artiste, brigantesse. Una ricerca che la appassiona e la impegna tuttora.
Nel 2021, In occasione del 35° anniversario della sua produzione letteraria, la Città di Molfetta assegna a Jole de Pinto il Premio alla Carriera con la motivazione: “Per aver portato il nome di Molfetta in tutta Italia con la sua poesia colta, intensa e raffinata”. Ha ricevuto riconoscimenti e onorificenze per meriti culturali da parte della Provincia di Bari (1989 e 1999) e dai sindaci di Molfetta (1991 e 2002).