Nata nel dipartimento delle Ardenne, a una manciata di chilometri da Reims, Louise si sposò presto con Alexandre Pommery, un giovanotto intraprendente che commerciava lana e produceva vino. Rimasta vedova a trentanove anni, con due figli, non esitò a seguire i suggerimenti e le orme della “gran dama dello Champagne”, Barbe Nicole Ponsardin Cliquot, assumendo il controllo dell’azienda vinicola di famiglia: “J’ai pris la résolution de continuer le commerce et de me substituer à mon mari…”.
Nessuno avrebbe immaginato, sul momento, che quella donna bene educata ma senza alcuna esperienza nella gestione aziendale, avrebbe fatto della piccola Maison ereditata, in grado di produrre meno di centomila bottiglie l’anno, in un autentico impero capace di immetterne sui mercati oltre due milioni.
Migliorare l’estetica di etichette e confezioni, rivoluzionare le strategie di promozione delle sue “bollicine” sui mercati nazionali e internazionali furono le prime mosse vincenti di Louise nella sua nuova veste di capitana d’industria, già all’opera ogni giorno sin dalle cinque del mattino.
Ben presto, incalzata da una felice intuizione, acquistò oltre cento cave di gesso e calcare di origine gallo-romana che si diramavano nel sottosuolo di Reims, e inaugurò il “cantiere del secolo”, mettendo al lavoro, per dieci anni, un cospicuo numero di minatori per scavare quasi venti chilometri di gallerie tutte in comunicazione tra di loro, trasformando i crayères in cantine ideali per la conservazione delle sue preziose bottiglie. Sensibile alla bellezza, oltre che dotata per gli affari, incaricò lo scultore Navlet di scolpire nelle cave, a trenta metri di profondità, grandi bassorilievi raffiguranti Bacco intento a celebrare il nettare degli dei fra tralci di viti e sileni. Per chiudere in magnificenza, fece infine realizzare il sontuoso scalone monumentale con centosedici scalini che ancora oggi collega quel suo piccolo regno sotterraneo al mondo esterno.
Appassionata della cultura e dei costumi britannici, Madame Pommery fece costruire sopra ai crayères uno chateau molto particolare, costituito da un insieme di edifici in stile elisabettiano, privo di barriere, che già al primo impatto potesse apparire come un luogo di accoglienza e di apertura verso il mondo, offrendo un saggio concreto della sua stessa filosofia di vita.
Durante la guerra franco-prussiana, la fama di Louise attirò le attenzioni del Conte Waldersee, di stanza a Reims: durante una visita di cortesia assieme ad alcuni suoi ufficiali, il gentiluomo prussiano si meravigliò che una donna vivesse sola con sua figlia senza temere aggressioni e rappresaglie. Rassicurante, Louise gli rispose che in casa sua entrava soltanto gente perbene ma che, in caso contrario, avrebbe saputo come difendersi: contravvenendo, infatti, alle leggi imposte dai vincitori, teneva un revolver sempre a portata di mano. Colpito tanto dalla sua franchezza quanto dalla sua audacia, il Conte l’assolse: “Conservi pure la sua arma, Madame. Non saremo noi prussiani a disarmare voi signore, ma saranno le donne come lei a disarmare noi.”
Più tardi, le sue spiccate simpatie per l’Inghilterra la portarono a privilegiare le relazioni commerciali con i clienti di oltre Manica, spingendola a studiarne i gusti per vincere la sfida di poterli assecondare. Una volta assodato che gli inglesi preferivano di gran lunga i vini asciutti, non indugiò a rompere con la tradizione, che fino a quel momento aveva concepito soltanto champagne decisamente dolci, destinati a essere serviti con i dessert, e per i quali andavano matti gli aristocratici russi, grandi consumatori per tutto l’Ottocento.
Pronta al rischio e aperta ai cambiamenti, Louise realizzò il primo brut millesimato, il Pommery Nature 1874. Secco o extra secco, il brut, che lei stessa definiva “leggero e raffinato”, vantava il pregio di poter essere sorseggiato durante tutta la durata dei pasti, incrementando i consumi. Fu un successo straordinario, che nel superare ogni più rosea aspettativa, costrinse gli altri imprenditori vinicoli ad adeguarsi alla novità, pur di restare a galla.
Non soltanto imprenditrice moderna e grande mecenate, ma anche donna generosa e di ampie vedute, Louise fu la prima a istituire la cassa previdenziale per i suoi dipendenti, oltre a una carta etica d’impresa. Alla città di Reims donò i fondi necessari per costruire un orfanotrofio, destinando invece al Museo di Belle Arti una collezione di circa ottocentocinquanta oggetti artistici di pregiata porcellana. Sarà infine sempre lei che acquisterà il famoso quadro di Millet, Le spigolatrici, per farne dono al Louvre, scongiurando l’eventualità che finisse in mani di collezionisti stranieri.
Louise Mélin Pommery morì in primavera, a settantuno anni, dopo una vita ben vissuta. Fu la prima donna a essere onorata con un funerale di stato, a cui parteciparono più di ventimila persone, profondamente grate alla signora dello Champagne per il prezioso impulso dato all’economia e alla cultura della regione. Come ulteriore omaggio, lo stesso Presidente della Repubblica Francese, Sadi Carnot, fece cambiare con decreto legge il nome di Chigny, città natale di Louise, in Chigny-les-Roses, in ricordo della sua grande passione per le rose. Ancora oggi, in quella deliziosa cittadina delle Ardenne, il busto in bronzo di Louise sovrasta la fontana al centro della piazza che porta il suo nome.