Irmtraud Morgner è una delle scrittrici più rappresentative di quel filone della letteratura della DDR che a fianco della (e per la) descrizione del reale usa il canale della fantasia e il recupero del mito. È per lo più sconosciuta in Italia a causa, anche, della mancata traduzione dei suoi testi, eccetto il racconto inserito nella raccolta Geschlechtertausch. Drei Geschichten über die Umwandlung der Verhältnisse[1] , volume in cui appare anche un contributo di Sarah Kirsch e uno di Christa Wolf, e Hochzeit in Konstantinopel, suo primo romanzo, pubblicato in italiano dall’editore E/O nel 1982[2] .
Suo padre è un macchinista ferroviere (e questo mestiere, anche con variazioni, ritornerà spesso nella prosa della Morgner), la madre casalinga. Nella città sassone trascorrerà anche gran parte della sua infanzia e gioventù frequentando le scuole fino alla maturità, per poi trasferirsi a Lipsia dove tra il 1952 e il 1956 compirà gli studi di germanistica, assistendo fra l’altro ad alcune lezioni di E. Bloch e H. Mayer. Dopo un periodo come assistente redattrice presso la rivista «Neue Deutsche Literatur» fondata da Willi Bredel e F. C. Weiskopf, Morgner si trasferirà a Berlino dove debutterà come scrittrice con Das Signal steht auf Fahrt (1959). Seguono diverse pubblicazioni, tra cui Ein Haus am Rand der Stadt (1962), il già in apertura citato Hochzeit in Konstantinopel (1968) e Gauklerlegende. Eine Spielfrauengeschichte (1970), testi, soprattutto questi ultimi due, in cui comincia a farsi chiaro quello che sarà in seguito l’orientamento della produzione letteraria della scrittrice, che si distanzia sempre più dal realismo socialista delle prime creazioni (si veda ad esempio Notturno, 1964).
La consacrazione letteraria avviene tuttavia con il romanzo-montage Leben und Abenteuer der Trobadora Beatriz nach Zeugnissen ihrer Spielfrau Laura del 1974 (nel 1976 segue la pubblicazione dello stesso nella Germania Ovest), prima parte di una trilogia, di cui farà parte anche Amanda. Ein Hexenroman (1983), mentre la terza parte rimarrà incompiuta (il testo, frammentario, uscirà postumo nel 1998 con il titolo Das heroische Testament).
Temi centrali di questi scritti sono la problematica femminile, il divario tra aspirazione e realtà, la denuncia dei crimini della storia. Miti e leggende, come quella della Melusina, entrano a fianco di alcuni nomi della storia in una narrazione che pone al centro la dissonanza tra emancipazione, autocoscienza e realizzazione della identità femminile. Procedendo attraverso decostruzione e ricostruzione la Morgner reinventa sulla pagina, pur lasciando alcune delle caratteristiche di riconoscimento della singola figura, una propria mitologia. L’io viene frammentato, diviso, duplicato, moltiplicato in un gioco di specchi e rifrazioni, al quale l’autrice stessa prende parte. Non esiste più un divario di prospettiva e di significato tra ciò che è maschile e ciò che è femminile, esiste solo l’umano.
Con il primo dei volumi della trilogia, che, per i numerosi richiami in esso contenuti, si può definire una vera e propria enciclopedia letteraria[3], Morgner riesce anche ad aggirare gli ostacoli posti dalla censura alla pubblicazione di Rumba auf einen Herbst, testo del 1964, definito come «Dokument eines Protestes gegen ästhetische Doktrin und politische Bevormundung» («documento di una protesta contro la dottrina estetica e il controllo politico»)[4]: diversi stralci di quest’opera vengono infatti inseriti e dati alle stampe nei sette intermezzi di Leben und Abenteuer der Trobadora Beatriz. Ai viaggi compiuti negli anni Settanta in Francia e in Unione Sovietica si aggiunge nel 1984 quello con la scrittrice e sceneggiatrice Helga Schütz negli Stati Uniti, dove Morgner tiene in diverse università una serie di lezioni.
Assegnataria di diversi riconoscimenti letterari, come il premio Heinrich Mann nel 1975, istituito dall’Accademia delle Arti, il premio nazionale della DDR nel 1977, il premio Roswitha (1985) e il Kasseler Literaturpreis für grotesken Humor nel 1989, Morgner è dal 1977, anno in cui si divide dallo scrittore Paul Wiens, con cui si era unita in seconde nozze, membro del DDR-Schriftstellerverband. Seguono diversi volumi, tra cui Die Hexe im Landhaus, Gespräch in Solothurn (1984) e il testo Der Schöne und das Biest (1991), già edito nell’aprile del 1988 sul «Neue Zürcher Zeitung». Quando quest’ultima opera esce in volume Irmtraud Morgner è però già morta a causa di una malattia che in pochi anni la consuma.
NOTE
1. Sarah Kirsch/Irmtraud Morgner/Christa Wolf, Fulmine a ciel sereno: tre racconti di una mutazione di sesso, tr. di Laura Fontana e Umberto Gandini, Milano, La tartaruga 1981. Nello stesso anno escono tradotti anche alcuni stralci del romanzo Leben und Abenteuer der Trobadora Beatriz nach Zeugnissen ihrer Spielfrau Laura: Vita e avventure della trobadora Beatriz secondo le testimonianze della sua musicante Laura (brani dal romanzo), tr. di Lia Secci, in NuovaDWF 18 (1981), pp. 7-15.
2. Irmtraud Morgner, Nozze a Costantinopoli, tr. e note di Anita Raja, saggio introduttivo di Lia Secci, Milano, E/O 1982.
3. Si ricordi ad esempio l’importante riferimento al Faust nel 10. libro (capitolo 18).
4. Joachim Kronsbein, Verschollene Musik [Irmtraud Morgner: «Rumba auf einen Herbst». Luchterland Literaturverlag, Hamburg; 384 Seiten; 39, 80 Mark], in: «Spiegel Spezial» 3/1992, pp. 135-136, qui p. 135.