Sposata con un cugino che lavora in un cantiere navale del Maryland, a trent’anni Henrietta resta incinta del quinto figlio, perde sangue e soffre di dolori che continuano dopo il parto. È nera, vige la segregazione, l’ospedale più vicino che accetta di ricoverarla è il Johns Hopkins di Baltimora, dove Richard Telinde le pratica una biopsia e identifica un cancro alla cervice dell’utero, un adenocarcinoma diverso da quelli che si conoscevano. Nonostante la radioterapia, le metastasi proliferano e lei muore otto mesi dopo.
Le cellule prelevate per la biopsia hanno 82 cromosomi invece di 46 e sono prive dei meccanismi che limitano il numero di volte in cui le cellule sane possono dividersi. La loro potenza devastante suggerisce a Telinde di usarle per far ricerca sul cancro e le dà a Mary Kubichek che ne scopre per prima la capacità di sopravvivenza. Grazie ai suoi risultati, George e Margaret Gey che da vent’anni cercano di coltivare cellule umane in vitro come già si faceva con quelle di topo, questa volta ci riescono. La linea HeLa si riproduce in bottiglie di plastica con un brodo nutritivo in incubatori a 37° C, e se non serve viene congelata in fialette poste in contenitori di azoto liquido a -85° C. L’idea di “consenso informato” era di là da venire, tanto più nel caso di una paziente, nera, di un ospedale pubblico (negli Stati Uniti non è ancora riconosciuta la proprietà privata dei propri tessuti); senza chiedere l’autorizzazione della famiglia, George Gey distribuisce gratuitamente le HeLa ai laboratori che ne fanno richiesta.
Nel 1954 quando Jonas Salk deve testare il suo vaccino contro la polio, altri ricercatori trovano il modo di farle proliferare ancora più velocemente. Nascono aziende biotech che ne ottengono una produzione industriale e grandi profitti, negli stessi anni in cui i figli di Henrietta s’ammalano e non possono farsi curare perché la famiglia è troppo povera per permettersi un’assicurazione. Solo nel 1970, la figlia Deborah, apprende dai giornalisti l’esistenza delle cellule, e da quel momento viene contattata da persone a volte prive di scrupoli che vogliono farle rivendicare la propria “eredità”. Ma Stanley Gartler e Walter Nelson-Rees stanno scoprendo in quel periodo il lato oscuro delle HeLa. Ne sono stati derivati molti ceppi diversi e questi hanno contaminato circa il 10% delle colture di cellule umane, insieme ai risultati di innumerevoli esperimenti, anche se la comunità dei ricercatori è tuttora restia ad ammetterlo. Tra l’altro la contaminazione avrebbe creato un incidente diplomatico tra Stati Uniti e Unione Sovietica, scrive Michael Gold. Durante “la guerra contro il cancro” lanciata nel 1972 dal presidente Nixon, con l’alleanza di alcuni laboratori sovietici, questi ricevettero le HeLa e ci fu il sospetto che gli americani tentassero di sabotarne le ricerche.
Nel 1996, la città di Atlanta rende omaggio a Henrietta Lacks e in suo onore viene istituita la prima delle conferenze annuali HeLa per la salute femminile alla Morehouse School of Medicine. Seguono altri riconoscimenti tra cui il The Way of All Flesh, documentario di Adam Curtis, Modern Times, che vince il premio per il miglior documentario scientifico al festival del cinema di San Francisco nel 1998, e Coloured Bodies, il film di Charlene Gilbert (2001).
Henrietta Lacks
Fonti, risorse bibliografiche, siti
Michael Gold, A Conspiracy of Cells: A woman’s immortal legacy and the medical scandal it caused, State University of New York Press 1986
Rebecca Skloot, The Immortal Life of Henrietta Lacks, New York, Random House 2010
Referenze iconografiche: Henrietta Lacks. Foto di Oregon State University, fonte Flickr. CC BY SA_2.0
Sylvie Coyaud e Flavia Zucco
Silvie Coyaud. Nata a Parigi, residente a Milano, parla di scienza alla radio dal 1987 e ne scrive su D-La Repubblica delle Donne, Il Sole-24 Ore,varie testate on-line e non e sul suo blog .
Va fiera di premi, medaglie e riconoscimenti per la divulgazione, in particolare che nel 2003 degli astronomi abbiano dato il suo nome a un asteroide e nel 2009 degli entomologi a un bel buprestide verde dai grandi occhi rossi, l'Agrilus coyaudi.
Ultimo libro: La scomparsa delle api, Mondadori, 2008.
Penultimo: Lucciole e Stelle, brevi storie di ricerche serie e no, LaChiocciola, 2006.
Flavia Zucco. Dirigente di Ricerca presso l’Istituto di Neurobiologia e Medicina Molecolare del CNR di Roma. Dal 1988, è attiva nel settore “Donne e scienza” ed è attuale Presidente dell’associazione omonima. È socia fondatrice della European Platform of Women in Science (EPWS), finanziata dalla Commissione Europea e nel 2007 è stata nominata componente della “Commissione Salute delle donne” del Ministero della Salute.