Felicja Curylowa

Zalipie (Polonia), 1904 - 1974
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Il paese di Zalipie, nel sud-est della Polonia, riconosce a questa artista contadina il merito di aver valorizzato la tradizione locale, che vuole le case decorate con motivi floreali multicolori. La consuetudine risale all’Ottocento e secondo alcuni commentatori sarebbe il frutto di una libertà politica e sociale rivendicata con i moti insurrezionali anti-austriaci, in una zona fino a quel momento ancora immersa in un regime semifeudale.  

A quanto pare le donne iniziarono a dipingere con la calce la propria casa per renderla più luminosa, disegnando cerchi bianchi sulla fuliggine che anneriva le pareti; in seguito i cerchi divennero fiori colorati e spiccarono meglio sulle pareti pulite, grazie alla diffusione delle canne fumarie a sbocco esterno; la tipologia dei fiorami ripeteva sulle case le forme tipiche che la tradizione locale ricama da sempre sui tessuti. Non disponendo di arnesi professionali, in origine le massaie fabbricavano i propri pennelli con i peli della coda delle mucche, e per mescolare i colori usavano il liquido di cottura di alimenti grassi, per esempio degli gnocchi. Poiché ogni anno era necessario ridipingere le case, le pittrici vi si dedicavano durante una pausa dai lavori agricoli più importanti, dopo la festa del Corpus Domini verso gli inizi di giugno. 

Senza possedere alcuna istruzione formale, Felicja Curyłowa manifestò fin da giovanissima un particolare talento artistico e a dieci anni decorò il soffitto dell’ingresso di casa; con il tempo imparò non solo a dipingere con una ricchezza stupefacente di motivi, ma anche a praticare il ricamo, il ritaglio, l’assemblaggio di materiali naturali come le scaglie delle pigne. Le fu chiesto di decorare anche le altre case del paese, e lei non si limitò a questo: dipinse il ponte, le cucce dei cani e le vecchie fontane, le staccionate e le fornaci, gli alberi e i pozzi, gli altari e i pollai. Decorava anche gli arredi: mobili, cuscini e copriletti, pentole e piatti erano ricamati o dipinti prevalentemente a fiori ma anche con alcune figure di animali, come cervi e volatili. 

L’artista Tadeusz Seweryn, futuro direttore del Museo Etnografico, fu colpito dall’estro creativo di questa donna; grazie a lui Felicja ottenne l’incarico di dipingere nel Museo della Regione di Cracovia una sala, che però andò distrutta sotto l’occupazione nazista. La pittrice continuò la sua attività anche durante la guerra e in seguito ricevette commissioni importanti, come la decorazione di un settore del transatlantico Batory e la progettazione delle maioliche Włocławek. 

Nel periodo della Repubblica Popolare Polacca Felicja fu particolarmente produttiva e disponibile: confermando una generosità rintracciabile storicamente anche in tante altre artiste, si dedicò a insegnare le tecniche pittoriche ai più giovani, dando vita con le altre donne a una vera e propria comunità artistica, con ricadute positive anche dal punto di vista commerciale. Nel 1948 curò la prima edizione del concorso Painted Cottage o Malowana Chata, che seguì sempre premiando a suo insindacabile giudizio; decise quale pittore di Zalipie avrebbe elaborato modelli per l’Istituto di design industriale e condusse gli artisti locali fino a Lublino, Cracovia e Varsavia. Fu donna di carattere e si fece forte della stima generale conquistata per richiedere allo Stato nuove infrastrutture per Zalipie: grazie a lei illuminazione e viabilità del paese furono modernizzate in tempi record.

L’ultimo grande progetto di Felicja riguarda la “Casa dei Pittori”, concepita guardando all’industria turistica. Si tratta di un centro dotato di laboratori per artisti locali, comprendente anche un auditorium, una sala congressi, alcuni alloggi per brevi pernottamenti e un punto di ristoro. L’impianto oggi è operativo, ma Felicja non è vissuta abbastanza per vederlo realizzato. Seguendo la sua volontà, anche la sua tomba è stata decorata con ceramiche da lei dipinte in precedenza; nel 1978 la sua casa è stata dichiarata di interesse artistico ed etnografico e il villaggio è stato inglobato nel percorso museale del distretto di Tarnów.

Nel suo lavoro Felicja seguiva dei criteri progettuali evidenti e le scelte d’insieme, per quanto frutto di libertà inventiva, cercavano anche un risultato di equilibrio. Felicja dipingeva le tradizionali case di legno e gli oggetti quotidiani non per mascherare ma per sottolineare le caratteristiche e i punti salienti di ogni struttura; i fiori, sempre diversi, erano composti in fasce, ghirlande, festoni o mazzi e seguivano ordini molto vari: a ventaglio, a piramide, ad arco, a cerchio, a onde; le tipologie e le tinte primarie dei fiori erano disposte secondo corrispondenze e contrapposizioni, disegnando simmetrie bilaterali o raggiate; i colori erano brillanti, a stesura piatta ma guarnita spesso con piccoli tratti o puntini e bordure a contrasto; solo il colore del fogliame dava omogeneità ad ogni camera, dove i decori sottolineavano la disposizione degli elementi fondamentali, come camini, mensole e persino quadri o crocifissi. Gli sfondi erano per lo più in contrasto con le composizioni floreali, ma si trovano anche camere dipinte secondo accordi tonali. 

Il talento pittorico di Felicja si è rivolto quasi esclusivamente all’arte applicata, ma un suo autoritratto dimostra grande forza espressiva. È probabile che se avesse proseguito in questa direzione Felicja avrebbe avuto ancora tanto da dire, ma il mercato le si è aperto solo per il settore decorativo e lei, da donna pratica, ha colto al meglio questa opportunità.  Certo e nel climax stordente delle sue composizioni si manifestano comunque una passione e una energia tali, che le si potrebbe definire quasi espressioniste. 

 

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Lidia Piras

Ha fatto parte di diverse associazioni di donne fin dagli anni universitari e si è laureata a Cagliari con una tesi sul lavoro femminile. Ha insegnato Storia dell’Arte nei licei per circa trent’anni; contemporaneamente svolge una specifica ricerca sulle artiste del passato, confrontandosi con la prospettiva pedagogica della differenza. Negli ultimi anni ha tenuto una serie di lezioni pubbliche su temi come: La corporeità difficile: testimonianza di alcune artiste sulla violenza, Il punto di vista di genere nell’architettura di Grete Schϋtte–Lihotzky, Charlotte Salomon: un percorso di rinascita interrotto ad Auschwitz.

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