Fanny Mendelssohn

Amburgo 1805 - Berlino 1847
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Musica di Felix Mendelssohn o di sua sorella Fanny? Perché il ben più celebre Felix, di cui nel 2009 è stato celebrato con enfasi il bicentenario della nascita, fece passare per suoi quattro libri di brani per piano e sei Lieder composti dalla sorella.

Oggi le composizioni di Fanny Mendelssohn Hensel si possono ascoltare in qualche cd. Anche i suoi spartiti sono stati pubblicati. Ma è stato un lungo percorso. Ostacolato, in primis, proprio da Felix.
Fanny era la più grande di quattro fratelli. Felix, invece, nacque il 3 febbraio 1809. Nonostante ciò che abbiamo scritto finora, Fanny e Felix furono uniti sia da un grandissimo talento per la musica sia da un solidissimo affetto e dalla stima reciproca.

Forse il fatto che Felix abbia rubato alcune composizioni a Fanny rivela quanto amasse la sua musica. Per esempio era di Fanny, Italien, un brano eseguito da Felix per la regina Vittoria: tra i tanti eseguiti dal giovane pianista, si rivelò il preferito della sovrana inglese. Non solo, ma quando, il 14 maggio 1847, Fanny morì, Felix cadde in una profonda depressione. Dopo sei mesi, il 4 novembre, si spense anche lui.
Il punto è che, per quanto Abraham, il padre, abbia sempre incoraggiato i loro studi musicali in pari misura, a Fanny fu impedito di fare davvero la musicista. A dire il vero perfino per Felix ci fu qualche dubbio. Presto, però, superato.

Abraham, poi, non solo incoraggiò il talento della figlia ma s’impegnò a svilupparlo. Sua moglie Lea fu d’accordo. Fu lei stessa a dar lezioni di piano alla figlia e di teoria musicale. Fanny proseguì poi con lo studio del basso continuo e della composizione. Prese lezioni di pianoforte da Marie Bigot nel 1816 a Parigi e con Ludwig Berger a Berlino. Nel 1818 iniziò a studiare composizione con Carl Friedrich Zelter. Proprio in quell’anno, a soli 13 anni, diede prova della sua abilità musicale imparando a memoria, e con grande stupore del padre, i 24 preludi di Bach.

Fanny conservò sempre questa straordinaria memoria musicale. Durante il suo soggiorno a Roma riuscì a eseguire un ricchissimo repertorio di brani di Bach, Beethoven e di quasi tutti i grandi maestri romantici tedeschi benché lì gli spartiti non fossero affatto disponibili.
Era un’ottima esecutrice. Ma anche una prolifica compositrice: a 19 anni scrisse, per esempio, 32 fughe. Dei 24 Lieder pubblicati da Felix a inizio carriera, sei erano suoi.

Nella primavera del 1821 Felix, allora undicenne, andò a Weimar, ospite, per 14 giorni dello scrittore e mecenate Wolfgang Goethe. A Fanny fu vietato accettare l’invito. Però Felix eseguì i Lieder di Fanny all’anziano intellettuale, al quale piacquero tanto che scrisse per lei una poesia, A colei che è lontana, perché la mettesse in musica. Gliela mandò attraverso Carl Friedrich Zelter dicendo: «la porti alla cara bambina». Fanny, però, non la musicò mai.

Intanto, a 17 anni, Fanny aveva conosciuto e si era innamorata del pittore Wielhelm Hensel; la madre, Lea, vietò perfino che i due si scrivessero e si oppose in tutti i modi al legame, convinta che un artista non sarebbe stato in grado di mantenere la figlia (né lei avrebbe potuto mantenersi con la musica). Non aveva fatto i conti con la caparbietà di Fanny che sposò Hensel nel 1829 e gli diede un figlio, Sebastian, scelto perché era il nome di Bach. Ma soprattutto trovò in lui un solido sostenitore.

L’attività musicale di Fanny fu molto intensa in alcuni periodi, soprattutto prima di sposarsi. Alla fine avrebbe composto 250 Lieder, 125 brani per pianoforte, quattro cantate e diversi pezzi di musica strumentale da camera e per coro.

Eppure il padre le aveva scritto nel 1820: «Forse la musica sarà la professione di Felix. Laddove per te non dev’essere nient’altro che un ornamento e mai la base su cui poggia la tua esistenza e la tua attività». E ancora nel giorno del suo ventitreesimo compleanno «Dovresti applicarti con maggior serietà e con più zelo al tuo vero e unico lavoro, all’unico lavoro che si addice a una ragazza: fare la donna di casa». Ma Fanny continuò a dare concerti e a comporre. Lei stessa, però, si lamentò spesso, nelle lettere, delle pressioni familiari. In una lettera del 1836 a Karl Klingemann, un amico londinese di famiglia scriveva: «Se nessuno ti offre un’opinione o prende il minimo interesse nelle tue creazioni, col tempo si perde non soltanto tutto il piacere in esse, ma anche tutta la capacità di giudicare il loro valore…. non posso fare a meno di considerare un segno di talento il fatto che io non rinunci a comporre, benché non riesca a ottenere che nessuno si interessi dei miei sforzi».

Il maggior ostacolo però fu proprio Felix che, il 24 giugno del 1837, scriveva alla madre: «Non posso incoraggiare Fanny a pubblicare qualcosa perché è contro il mio punto di vista e le mie convinzioni». Il suo giudizio si rivelò determinante perché Fanny si fidava ciecamente del fratello. Già il 30 luglio 1836 gli aveva scritto: «Non so che cosa esattamente Goethe intendesse per influenza demoniaca che menzionava molto spesso verso la fine, ma una cosa è chiara, se esiste, tu la eserciti su di me. Credo che se tu seriamente mi suggerissi di diventare una buona matematica io non troverei particolari difficoltà a farlo. E potrei semplicemente smettere di esser una musicista domani se tu non pensassi più che io sono così brava. Per questo, maneggiami con cura».
Soltanto un anno prima di morire ebbe il coraggio di ammettere la sua frustrazione; in una lettera a Felix del 9 luglio 1846, scrisse:

Per quarant’anni ho avuto paura di mio fratello, come a quattordici anni ne avevo di mio padre; o meglio, paura non è la parola giusta, direi piuttosto il desiderio, durante tutta la mia vita, di compiacere te e tutte le persone che amo. Se so in anticipo che non ci riuscirò, mi sento subito a disagio. In una parola, Felix…. ho cominciato a pubblicare. Ho ricevuto un’ottima offerta da Herr Bock per i miei Lieder e ho finalmente prestato orecchio alle sue allettanti condizioni. Spero di non dispiacerti, visto che non sono una vera femme libre…. Spero che tu non ti senta offeso in nessun modo, visto che ho agito, come puoi vedere, in modo completamente indipendente, e in modo da risparmiarti ogni momento spiacevole. Se l’impresa riuscirà, ovvero se al pubblico piaceranno le mie composizioni, so già che sarà un grande incoraggiamento per me, qualcosa che ho sempre desiderato avere per azzardarmi a pubblicare.

Fonti, risorse bibliografiche, siti

Adriana Mascoli e Marcella Papeschi, Fanny Mendelssohn. Note a margine, Manni

Reading teatrale Mon amour et aussi l’amour pour la musique, di Valeria Palumbo, con Sonia Grandis

Ute Büchter-Römer,Fanny Mendelssohn-Hensel, Rowohlt, 2001 (In tedesco)

Discografia

Piano Trios, Fanny Mendelssohn, Clara Schumann, The Darlington Piano Trio, Hyperion

Fanny Mondelssohn-Hensel, Piano Sonatas in C and G minor, eseguite da Heather Schmidt, Naxos

Referenze iconografiche: Fanny Mendelssohn, 1829. Autore Wilhem Hensel. Fonte: Library Yale. Immagine in pubblico dominio.

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Valeria Palumbo

Giornalista, storica delle donne, è stata caporedattrice de «L’Europeo», attualmente lavora nell'ufficio centrale di «Oggi», scrive per il «Corriere della Sera» e collabora con vari giornali e siti web; tiene lezioni universitarie, organizza reading teatrali, partecipa a festival storici e letterari. Membro della Società italiana delle storiche e della Società italiana delle letterate. Ultimi libri: per Odradek Le figlie di Lilith (2008), Dalla chioma di Athena (2010); per Fermento L’ora delle Ragazze Alfa (2009), La divina suocera (2010); per Hoepli L'epopea delle lunatiche (2018); per Laterza: Non per me sola (2019) per l'Enciclopedia delle donne: Le donne di Alessandro Magno (2013), Veronica Franco (2014-2019), Piuttosto m'affogherei (2018).

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