Si sa ancora pochissimo di Emma Boghen Conigliani, letterata di famiglia ebrea e insegnante delle Scuole Normali del Regno. È importante riportare alla luce questa figura di intellettuale, insieme a quelle di tante sue contemporanee che, partecipando attivamente alla vita culturale nazionale attraverso la pubblicistica, l’editoria scolastica, la letteratura precettistica, le traduzioni, le conferenze pubbliche, la narrativa e l’insegnamento hanno contribuito a formare l’identità nazionale dell’Italia postunitaria.
Quello che distingue Emma Boghen Conigliani dalla maggior parte delle letterate attive tra Otto e Novecento è il suo impegno consistente nell’ambito della critica letteraria. Difficilmente le studiose ebbero accesso alla pubblicazione di volumi con editori capaci di garantire loro visibilità. Le letterate impegnate in questo ambito rimanevano in genere confinate nella stampa periodica, dove si esprimevano soprattutto attraverso recensioni e bollettini bibliografici. Emma Boghen Conigliani rappresenta, insieme a poche altre, un’eccezione. Nel volume Studi letterari1 raccolse saggi su Alfieri, Foscolo, Leopardi, la nascita del melodramma, l’Arcadia. Una sezione consistente del libro è dedicata alle donne, con capitoli su Rosvita, Vittoria Colonna e Catharina Goethe.
Ma il lavoro più importante, che le valse anche la nomina a “Socia Corrispondente della R. Deputazione di Storia Patria per le Provincie delle Marche” fu il suo volume intitolato La donna nella vita e nell’opera di Giacomo Leopardi2. Il volume comprende profili di sette donne che ebbero un ruolo importante nella vita del poeta e si basa sul principio mazziniano secondo cui la donna esercita un’influenza fondamentale nella vita degli uomini contribuendo, anche quando non esce dalla sfera domestica di sua competenza, al bene pubblico della nazione.
Riecheggiando Gualberta Alaide Beccari e riassumendo trent’anni di emancipazionismo moderato, Boghen Conigliani scrive:
La donna ha sempre un’azione importantissima su la vita de l’uomo; il cuore di lui nei generosi affetti come nei tristi, ne le azioni eroiche come ne le volgari, ne la gioia come nel dolore, risente l’efficacia del cuore femminile; e non soltanto ciò ch’egli ama, spesso ancora ciò che è, ciò che può, che sa e che fa è opera in buona parte d’una donna.3.
Il corpus di Emma Boghen Conigliani ha proporzioni notevoli e comprende, oltre ai due volumi suddetti, opere ascrivibili a generi diversi. Si va dal pamphlet pedagogico (Il giardino infantile rurale modello di Mompiano giudicato sotto l’aspetto sociale, 1902) alle traduzioni (sono sue le prime traduzioni in italiano del volume di Legouvé, Giovinezza e Infanzia e adolescenza, 1899); dalla narrativa didattica (Contro la sorte: Romanzo per i giovanetti, 1901), alle numerose edizioni scolastiche di classici della letteratura italiana e straniera (ad esempio, G. Leopardi, Letture scelte e annotate ad uso delle rr. scuole normali da Emma Boghen Conigliani, 1909)4.
Emma Boghen Conigliani fu anche molto attiva nelle riviste letterarie del Regno, tra cui tra cui «Cordelia», «Rivista Bibliografica», «Vita Femminile» e «Il Vessillo Israelitico». Di particolare interesse sono i suoi contributi a quest’ultimo periodico. Se negli scritti destinati ad una readership nazionale (volumi e articoli) Emma si mantenne sempre entro i limiti di un emancipazionismo moderato tipico del tempo, e fu sempre cauta nell’avanzare idee progressiste sulla condizione delle donne, nell’ambito della stampa periodica ebraica fu molto più audace.
Emma Boghen Conigliani proveniva da una famiglia colta. Il padre, Guglielmo, era un incisore di origine ungherese; il fratello, Felice, compositore e insegnante di musica; la sorella, Isa Boghen Cavalieri, una pubblicista. Il marito, Mario Conegliani, era autore di testi scolastici. Le figlie Guglielmina e Nerina diventeranno insegnanti, come la madre. Grande rilievo ebbe nella vita di Emma Boghen Conigliani la sua attività di insegnante di letteratura italiana della Regia scuola normale femminile superiore che esercitò presso varie sedi, tra cui Ancona, Udine, Napoli, Brescia e Firenze.
Sebbene oggi quasi completamente dimenticata, Emma Boghen Conigliani fu al centro di relazioni intellettuali di primo piano. Come molte sue colleghe, non poté fare a meno dell’appoggio di letterati influenti. Intrattenne un rapporto di affetto e vicinanza intellettuale con Giosuè Carducci, al quale inviò gran parte dei suoi libri appena pubblicati, e con Enrico Nencioni a cui dedicò un capitolo del volume Studi letterari. Fu molto legata a Jolanda (Maria Majocchi Plattis) ed ebbe scambi con Evelyn Franceschi Marini, un’altra delle poche letterate del tempo visibilmente attive nel campo della critica letteraria.
L’Archvio Bonsanti del Gabinetto Vieusseux di Firenze ha acquisito un fondo Emma Boghen Conigliani che comprende duemila volumi appartenuti alla letterata e una quantità non specificata di carte ancora da riordinare.
- Cappelli, 1897. ^
- Barbèra, 1898. ^
- La donna nella vita e nelle opere di Giacomo Leopardi, p. 317. ^
- Si vedano, inoltre Età delle origini: poesia e prosa. Letture scelte e annotate ad uso delle rr. Scuole normali da Emma Boghen Conigliani, Bemporad, Firenze 1906; C. Goldoni, La famiglia dell’antiquario, Paravia, Torino 1920; Molière, Le preziose ridicole e il medico per forza. Edizione per le scuole a cura di Emma Boghen Conigliani, Barbèra, Firenze 1924. ^