Personalità artistica poliedrica, Else Lasker-Schüler nasce nel 1869 a Elberfeld in Vestfalia dal banchiere di origine ebrea Aron Schüler e da Jeanette Kissing. Tranquilla e serena, la sua giovinezza viene sconvolta nel 1882 dalla perdita del fratello Paul, a cui succede nel 1890 la morte della madre, figura di importanza primaria nella produzione lirica della scrittrice, e nel 1897 quella del padre. Nel 1894 la Schüler si unisce in matrimonio con il medico Jonathan Berthold Lasker, con il quale si trasferisce a partire dall’anno successivo a Berlino. Qui vengono pubblicate per la prima volta alcune delle sue poesie, prima in rivista, poi in volume. La sua prima raccolta di liriche, dal titolo Styx, esce presso la casa editrice berlinese Axel Juncker nel 1902. Segue tre anni più tardi il volume Der siebente Tag (uscito presso la Verlag des Vereins für Kunst), mentre è solo nel 1906 che compare l’opera in prosa Das Peter-Hille-Buch, dedicato all’amico e mentore Peter Hille, scomparso due anni prima. L’unione nel 1903, dopo l’avvenuto divorzio col primo marito, con lo scrittore, compositore e pubblicista Herwarth Walden (pseudonimo di Georg Levin), segna per Else Lasker-Schüler l’inizio di un periodo importante soprattutto a livello artistico. Con la rivista «Der Sturm» pubblicata da Walden tra il 1910 il 1912 la scrittrice diventa infatti insieme a quest’ultimo uno dei punti di riferimento dell’avanguardia del momento. Si tratta di un ruolo, questo, che viene reso possibile anche dalla loro frequentazione del Café des Westens di Berlino, luogo alternativo di cultura e centro di ritrovo di numerosi artisti (fotogrammi di questi incontri si trovano nel romanzo Mein Herz, 1912).
Ben presto, tuttavia, l’unione si sfalda. Le condizioni economiche, già precarie, peggiorano e la Lasker-Schüler riesce a sopravvivere esclusivamente grazie all’aiuto degli amici, tra i quali Karl Kraus, che crede fortemente nella sua genialità di scrittrice. Il dialogo artistico-intellettuale non ne risente, anzi con le difficoltà sembra rafforzarsi: ne è un esempio il carteggio con Franz Marc, con il quale la poetessa intrattiene tra il 1912 e il 1916 una fitta corrispondenza e che risulta importante anche per le rappresentazioni grafiche che accompagnano la scrittura, come pure il rapporto di amicizia con Gottfried Benn, a cui ella dedica una serie di liriche. L’uscita nel 1907 della raccolta di prose Die Nächte Tino von Bagdads dà seguito al processo di nuova auto-creazione, o meglio, stilizzazione di sé e degli altri già iniziata dalla Lasker-Schüler nel volume del 1906: più forte risulta tuttavia il riferimento biblico, in primo piano anche nelle Hebräsiche Balladen (1913), intessute in un dettato simbolico-metaforico espresso in lingua tedesca ma di sostrato decisamente ebraico. Il tema della messa in scena di se stessa non è del resto solo letterario: la scrittrice appare infatti in pubblico con un abbigliamento stravagante, di foggia prevalentemente orientale, che arricchisce con molti e vistosi gioielli. Del 1909 è il dramma in cinque atti Die Wupper, a cui segue due anni più tardi la raccolta lirica Meine Wunder, in cui sono contenute importanti liriche della scrittrice, come ad esempio Ein alter Tibetteppich, già pubblicata in rivista nel dicembre del 1910 da Walden. Di alcuni anni più tardi è invece l’uscita di Der Prinz von Theben (1914) e di Der Malik (1919), mentre nel 1923 viene edita la raccolta Theben. Vince nel 1932 insieme a Richard Billinger il premio Kleist, ma l’assegnazione è contestata con dure parole nel Völkische Beobachter; in seguito alla presa al potere di Hitler la Lasker-Schüler si reca in Svizzera, poi nel 1934 intraprende il primo viaggio in Palestina, a cui ne farà seguito un secondo nel 1937, e un terzo due anni più tardi. Già dal 1933 a Zurigo le viene dato il divieto di pubblicare, tuttavia alcune delle sue liriche trovano spazio nella rivista «Die Sammlung» di Klaus Mann. Nel 1938 le viene tolta la cittadinanza tedesca. Il desiderio di tornare in quell’Europa sconvolta in quegli anni dalla guerra non può venire esaudito per diniego da parte delle autorità svizzere a concederle il visto di ritorno[1].
Else Lasker-Schüler trascorre gli ultimi anni della sua vita a Gerusalemme, dove muore nel 1945 a causa di un attacco cardiaco. Risale al 1940-41 la stesura di IchundIch, dramma in cui forte risulta la condanna al nazismo, mentre datata 1943 è la sua ultima opera dal titolo Mein blaues Klavier, pubblicata in 330 esemplari e contenente 32 liriche. Riassunti in esse: la costrizione alla lontananza, il distacco forzato da quelle che erano state le amicizie, il presagio della fine. Forte di neologismi e di un vocabolario in cui viene condensata la sua storia di donna e di artista, la scrittura della Lasker-Schüler rispecchia per il suo personalissimo stile e per la potenzialità di cui è caricata la singola parola, che diventa a un tempo pennellata, nota dell’anima e tassello del mosaico “storia”, il vero concetto di creatività.
NOTE
1. Si veda qui: Else Lasker-Schüler. 1869.1945. Bearbeitet von Erika Klüsener und Friedrich Pfäfflin, Marbacher Magazin 71/1995, p. 306.