Elena Raffalovich

Odessa 1842 - Firenze 1918
Download PDF

Nel gennaio 1863 scoppia in Polonia una rivolta contro lo zar di Russia Alessandro II, che persegue una politica antiebraica, se non antisemita. La famiglia Raffalovich, che vanta ascendenze ebraiche, si rifugia a Parigi. L’anno prima i Raffalovich avevano visitato alcune città italiane. L’Italia sarà la loro residenza definitiva.

I Raffalovich potrebbero aver scelto l’Italia come meta per i loro legami familiari con i Morpurgo di Trieste. Essi non hanno mai interrotto i loro legami commerciali con Odessa, mentre Elena ha legato il suo destino al suo Paese d’adozione, lasciando tracce delle sue gesta negli annali della storia italiana. Non è chiaro se la loro mossa sia stata fatta per evitare pressioni antisemite di
ritorsione, o in conseguenza del declino economico di questa città portuale”.1

Una delle città visitate dai Raffalovich è Pisa, nella cui Università insegna Letteratura greca Domenico Comparetti: grecista e filologo di fama. Dopo aver letto alcuni suoi scritti, Elena s’innamora di lui: di lì a poco – il 13 Agosto 1863 – i due si sposano a Genova. Due anni dopo nasce Laura, loro unica figlia, la quale sposerà Luigi Adriano Milani, archeologo ed ex allievo del padre.
Elena “cercava un uomo colto e che le permettesse una vita a contatto con le idee con i grandi movimenti spirituali del tempo”.2

Elena ama molto il marito, ma ancor più ama la propria libertà intellettuale e la propria indipendenza. Dopo dieci anni di convivenza la coppia si separa, con grande sofferenza di
entrambi; il Comparetti, che non vorrebbe perderla, le farà ripetuti – quanto inutili – appelli
perché tornino a vivere insieme. Trasferitasi a Firenze, comincia ad andare incontro a crisi depressive sempre più frequenti, dalle quali non si riprenderà più.
Elena è vivamente interessata all’educazione infantile. L’educatrice Bertha von Marenholtz-Bülow la mette al corrente delle idee e dei metodi di Friedrich Froebel (pedagogista tedesco,
ideatore del Gioco-Lavoro infantile); interessata al nuovo metodo, Elena si reca a Dresda, in Germania, per seguire un corso di Pedagogia froebeliana.

A Venezia opera un altro pedagogista froebeliano: il moravo Adolfo Pick, con cui la Nostra è in contatto. Il Pick vuole fondare in quella città un “Giardino d’Infanzia”, ispirato alle idee del Froebel. Raffalovich si offre di finanziare il progetto, ma a delle condizioni: il Giardino dovrà essere aperto a tutti i bambini, senza distinzione di etnia, religione, lingua ecc., e per la religione dirà di non volere catechismi di sorta, ma chi vorrà, potrà fare catechismo fuori dell’orario scolastico. “Il Giardino riprendeva la metodologia sperimentata in Germania,basata sul gioco, sullo sviluppo delle attività pratiche (disegno, tessitura, intaglio), sul canto, sull’attività all’aperto, sullo sviluppo del corpo e dello spirito. Un’attenzione particolare era rivolta all’educazione delle bambine: maschi e femmine stavano insieme in aula, erano
compagni di banco, svolgevano le stesse attività”. 3

Elena è convinta che solo dalle donne del popolo potrà avvenire il passaggio dal Vecchio al Nuovo, per cui bisogna partire dall’inizio: dall’educazione e quindi dalla scuola.
Il Giardino viene aperto il 24 Ottobre 1873, ma “il progetto naufraga alcuni anni dopo a causa dell’ avversione della Chiesa nei confronti delle idee froebeliane4. Froebel per la Chiesa è un “socialista”, cioè ateo e anticlericale. Il Pick, che era il Direttore, viene rimosso dall’incarico.
Elena però non è una froebeliana ortodossa; non è nella sua natura ‘innamorarsi’ in modo acritico di un sistema quale che sia; ragion per cui “ha riconosciuto che il suo approccio eclettico ai problemi educativi è stato dettato da esperienze dirette, più che da una rigida posizione ideologica”. 5

Elena Raffalovich si attiva anche in progetti per migliorare le condizioni della classe operaia, e in varie iniziative filantropiche. A Padova, dopo l’alluvione del 1883, gestisce una mensa popolare; nella stessa città, tenta (senza riuscirci) di fondare una Scuola per Infermieri. Si attiva per i diritti delle donne, anche promuovendo la coeducazione dei sessi a scuola.

Muore a Firenze il 29 Novembre 1918, in casa del nipote Albano Milani. Non ha prodotto nessuno scritto. Come ricorda un’altra nipote, Elisa Frontali Milani: “di Lei non è rimasto niente, né un oggetto, né un libro, come se si fosse staccata dalla vita prima che la vita si staccasse da
Lei”.
Ci ha lasciato però un’eredità che chiamerei “bio-educativa” (“bio-pedagogica”). Quel
don Milani cui ho accennato prima, ovvero Lorenzo Milani6, che costituì una delle bandiere della Rivoluzione Sessantottina, era figlio di Albano Milani, a sua volta figlio di Luigi Adriano, l’archeologo, e di Laura Comparetti: era quindi pronipote di Elena Raffalovich.

  1. Asher Salah  ^
  2. Adolfo Scotto di Luzio  ^
  3. Daniela Rizzi  ^
  4. Sara Meoni  ^
  5. Asher Salah  ^
  6. Prete ed educatore, co-autore, assieme ai suoi allievi, di quella famosa Lettera a una Professoressa (v. sotto: Riferimenti bibliografici)   ^

Fonti, risorse bibliografiche, siti

Elisa FRONTALI MILANI (a cura di), Storia di Elena attraverso le lettere (1863-1884), Torino, La Rosa 1982;
Sara MEONI (et AL.), “Elena Raffalovich”, Sistema Informatico Unificato per le Soprintendenze Archivistiche (SIUSA), in Internet, dicembre 2017;
Daniela RIZZI, “Russi in Italia. Elena L'vovna Rafalovič Comparetti”, in Internet, 25 maggio 2020;
Asher SALAH, “Da Odessa a Firenze: Elena Comparetti Raffalovich. Una donna russa ebrea nell'Italia del XIX secolo”, in Ritratto della vita ebraica italiana (1800-1930), “Quest. Problemi nella Storia ebraica contemporanea. Giornale della Fondazione CDEC”, n. 8, novembre 2015;
Adolfo SCOTTO di LUZIO, “RAFFALOVICH COMPARETTI, Elena”, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 86, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana 2016 (E.R. era ucraina di nascita ma italiana d'adozione, per questo è stata inserita in quel Dizionario, NdR).
SCUOLA di BARBIANA, Lettera a una Professoressa, Firenze, Libreria Editrice Fiorentina 1967.

Referenze iconografiche: Elena Raffalovich, 1875 circa. Immagine in pubblico dominio.

[social_share]

Franco Messina

Franco Messina è nato a Dràpia (VV) nel 1946. Diplomatosi Maestro, ha sempre insegnato.
Ora è in pensione e vive a Milano. E' sposato e ha tre figli.
Ha pubblicato: Bio-Utopia. Saggio introduttivo alla Biologia sociale di Carmelo R. Viola (La Riflessione, Cagliari 2012, Prefaz. Di Valentino Parlato, 2° classificato al Conc. Lett. “S. Quasimodo”, ediz. 2011); In principio erat Femina. Riflessioni sul Femminismo (Aletti, Guidonia [RM] 2013, Introd. Di Jean-Claude Badard); “Maestri di color che sanno”. Contributi all'Educazione e alla Pedagogia (Mario Vallone, S. Nicolò di Ricadi [VV] 2020).
Altri lavori sono in attesa di pubblicazione.

Leggi tutte le voci scritte da Franco Messina