Daphne Du Maurier

Londra 1907 - Fowey 1989
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I falchi non si curavano delle finestre, ma concentravano i loro sforzi sulle porte. Nat prestò ascolto al rumore del legno che veniva ridotto in schegge e si domandò quanti milioni di anni di memoria fossero rinchiusi in quei cervellini, dietro quei becchi appuntiti, quegli occhi penetranti, che ora alimentavano l’istinto di distruggere l’umanità con l’abile precisione delle macchine. (Daphne du Maurier, Gli uccelli)

Daphne du Maurier è l’ultima di tre sorelle.
Il padre Gerald (figlio del pittore e romanziere George, detto Kiki) e la madre Muriel Beaumont, sono entrambi affermati attori teatrali. La dimora dei Du Maurier si trova a Mayfair, il prestigioso quartiere che ha dato i natali anche alla regina Elisabetta, ma nel 1916 la famiglia si trasferisce a Hampstead, sobborgo di intellettuali, artisti, musicisti e scrittori, un’ideale incubatrice per lo sviluppo intellettuale di Daphne; la sua formazione è da subito decisamente condizionata dalla forte personalità del padre, grazie al quale si avvicina sin da piccola ai grandi della letteratura – James Matthew Barrie, l’ autore di Peter Pan, era un amico di famiglia e veniva soprannominato affettuosamente zio Jim.
Il padre è del resto un uomo affascinante e la sua fama di attore suscita grande favore presso il pubblico femminile; la bambina lo adora e lui risulta forse eccessivamente amorevole, a tratti opprimente e intransigente.
Convinta che il padre avrebbe voluto che lei fosse nata maschio, per di più formidabile, la piccola Daphne escogita per sé un alter ego maschile, tal Eric Avon, un ragazzino di 10 anni, personaggio immaginario che l’accompagna per tutta l’esistenza: si sentirà sempre un’anima maschile imprigionata in un corpo femminile.
La scrittura rappresenta presto per Daphne una via di fuga dall’ambito familiare: nel 1925 lascia Londra per frequentare una scuola di perfezionamento a Parigi dove si innamora della preside, di dodici anni più grande: inizia quindi a vivere una sua vita segreta e il complesso rapporto con la sessualità che la costringerà a convivere per sempre con quello che definisce “The boy in the box”, il ragazzo in scatola.
Dopo aver completato gli studi, torna in Inghilterra per seguire la famiglia che nel frattempo si è spostata in Cornovaglia, a Fowey, nella tenuta di Ferryside, in una casa elisabettiana, Menabilly, nella quale abiterà una volta sposata e che ispirerà “Manderley”, la celeberrima abitazione dei coniugi de Winter nel romanzo Rebecca (1938).
Nel 1931, a soli 23 anni, Daphne pubblica The Loving Spirit, la storia di una famiglia di piccoli armatori della Cornovaglia, dove l’attrazione e l’attaccamento per questa regione sono, per la prima volta, fonte di un’ispirazione che sarà il filo conduttore di tutta la sua ricca produzione.
L’anno seguente Daphne sposa, con un’intima cerimonia in Cornovaglia, sir Frederick Arthur Montague Browning, maggiore dell’esercito ed ex atleta olimpico di bob. Dall’unione nascono tre figli, due femmine e un maschio. Daphne, ora Lady Browning, si rivela una madre amorevole, ma indipendente: al momento del suo trasferimento ad Alessandria d’Egitto, lascerà le due figlie ai nonni e alle tate, dichiarando “Io non sono una di quelle madri che vivono per avere i loro marmocchi con loro tutto il tempo“.
Cinque anni dopo il suo esordio, nel 1936, ottiene il suo primo grande successo: Jamaica Inn è il suo primo romanzo a essere portato sul grande schermo, con la regia di Alfred Hitchcock. La locanda che dà il nome e lo scenario al romanzo esiste realmente ed è divenuta tappa turistica per gli appassionati lettori.
Due anni dopo, nel 1939 la coppia si stabilisce ad Alessandria d’Egitto, dove Daphne scrive Rebecca, il suo romanzo più conosciuto e il personaggio con cui verrà identificata per tutta la vita, un’ossessione dalla quale non si libererà mai, al punto che nel 1943 la scrittrice andrà ad abitare proprio a Menabilly, rimanendoci fino al 1964. Vita reale e romanzesca si intrecciano: il personaggio di Rebecca è ispirato dal ritrovamento da parte di Daphne di un carteggio amoroso tra il marito e una sua ex fidanzata, una bruna avvenente della cui figura Daphne diviene ossessivamente gelosa. Da qui il titolo La prima moglie con cui il romanzo uscì in Italia. Celeberrima la trasposizione cinematografica diretta da Alfred Hitchcock, con attori protagonisti Laurence Olivier e Joan Fontaine.
Prolifica autrice di best sellers, Daphne raccoglie successo e popolarità: il pubblico ama il suo stile romantico-gotico venato da crimini e intrighi sessuali, anche se i critici dell’epoca non la giudicano all’altezza di ricevere un premio letterario, almeno sino al 1978 – anno in cui ottiene il Grand Master Award del premio Edgar Allan Poe.
Un altro incredibile successo arriva con la pubblicazione di My cousin Rachel (1951) di cui si ricordano due trasposizioni cinematografiche: la prima con Olivia De Havilland nella parte della seducente vedova Rachel la seconda del 2017, interpretata da Rachel Weisz.
In questo libro ritroviamo ancora diversi temi cari a Daphne – la colpevolezza maschile, la dipendenza economica delle donne sugli uomini, la paura dell’autonomia femminile – che si susseguono in una trama ad alta suspense con finali ambigui e aperti, e dubbi sulla colpa della protagonista.
Tra gli innumerevoli romanzi di Daphne, il più innovativo è sicuramente Gli uccelli (1953) anche questo sfociato in un grandissimo film di Alfred Hitchcock; in questo racconto carico di implicazioni oniriche alcuni videro una metafora degli attacchi per via aerea subiti da Londra durante la Seconda guerra mondiale.
Negli ultimi anni di vita, il marito Frederick, proprio come era accaduto al padre Gerald, inizia a bere e a soffrire di una depressione che sfocerà in un forte esaurimento nervoso, forse causato, fra l’altro, da una segreta passione per la principessa Elisabetta, con la quale Frederick intrattiene rapporti di lavoro. Muore a Menabilly nel 1965, per un attacco di cuore.
Daphne continua a scrivere finché la salute glielo consentirà.
Nominata Dame Commander dell’Impero britannico nel 1969, Daphne pubblica senza sosta i suoi lavori fino al 1981 (tra i più noti: La casa sull’Estuario, Il volo del falcone).
Il suo ultimo lavoro esce postumo nel 1989, subito dopo la sua morte: Cornovaglia magica è una sorta di autobiografia attraverso la quale Daphne racconta la sua vita attraverso i viaggi e i romanzi ispirati dall’amore per questa regione misteriosa: ai suoi figli Daphne chiede che vengano sparse lì le sue ceneri, suggellando in questo modo la sua unione spirituale con questa terra selvaggia e incontaminata.

Fonti, risorse bibliografiche, siti

Tatiana de Rosnay , Daphne, Neri Pozza Editore, 2016

Referenze iconografiche:

Prima immagine: Ritratto giovanile di Daphne du Maurier, 1930 circa. Fonte: The Chichester Partnership (copyright), University of Exeter. 

Seconda immagine: Daphne du Maurier, foto di Gnovi, CC BY-NC SA_2.0

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Paola Di Credico

Nata a Brescia nel 1967, dopo il liceo classico si laurea in Lingue alla Statale di Milano, specializzandosi in letteratura inglese. Amante dell’arte e della letteratura, appassionata di cultura british, vive con marito, figlia, un cane e due gatti a Milano, dove è impiegata da anni nel settore della stampa.

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