Clara Sereni

1946 - 2018
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Stare dalla parte degli ultimi, provare a ragionare con la loro testa la loro pancia e la loro pelle inizialmente mi è capitato per ventura, per un pezzo di me che era ineluttabilmente in gioco più che per cultura o scelta: dichiararmi ultimista significa alla fin fine dirmi che tanto dolore non è inutile, e che a questo mondo finalmente – se non giustizia – può esserci, almeno, una scelta di campo non ambigua“.

Clara Sereni è stata un’intellettuale, scrittrice, politica e cantante italiana. Nonostante la sua militanza a sinistra, si dichiarerà sempre libera dalle ideologie, condizionando i suoi rapporti con il movimento del ’68, con i partiti politici e con il femminismo. Infatti, non si identificherà mai con nessuno di essi, nonostante la sua riflessione su questi eventi, fondamentali per la sua storia e quella dell’Italia. La sua produzione letteraria si concentra su alcuni temi ricorrenti: l’identità femminile, la famiglia, la memoria, il rapporto tra la dimensione pubblica e quella privata, la politica e la diversità.

Clara Sereni nasce a Roma il 28 agosto 1946, dal matrimonio tra Xenia Silberberg ed Emilio Sereni. Sua madre, figlia di due rivoluzionari russi, fu membro del partito comunista e autrice, con il nome di battaglia Marina Sereni, de I giorni della nostra vita (Editori Riuniti, 1956). Inoltre, è stata una delle fondatrici della rivista parigina clandestina “Noi donne”. Il padre, di famiglia ebrea romana, era uno storico, parlamentare e funzionario del Partito Comunista Italiano. L’importante ruolo pubblico rivestito dalla famiglia peserà molto sulle vicende autoriali di Sereni, determinandone i percorsi letterari.
All’età di vent’anni, vive già da sola a Roma. Inizia il percorso universitario alla facoltà di lettere, senza concluderlo. Nella sua formazione letteraria, incidono le letture di Madame de La Fayette, Jane Austen ed Alba de Céspedes. Queste autrici determinano l’incontro con la specificità della scrittura femminile, vista da Sereni come “un’araba fenice” esistente, ma impossibile da descrivere.

Nel 1968, prende parte alle contestazioni dei movimenti giovanili, partecipando direttamente alle manifestazioni in piazza, insieme ai suoi compagni, tra cui la sua amica di infanzia Chiara Ingrao. In queste occasioni, si immerge nel clima rivoluzionario del periodo, sensibile alle idee portate avanti dalla sua generazione. Ad esempio, del movimento femminista di quegli anni assorbe molti ideali e slogan, ma di fatto se ne dichiara distante: ” […] non ho mai fatto direttamente femminismo. Ci ho messo il naso dentro e ti devo dire che sono fuggita“. Infatti, nel testo che apre la riedizione del 2015 di Casalinghitudine, precisa: “non ho mai professato il femminismo attivo (mi limitavo a leggere, qualche volta mettevo il naso qui e lì), ma è come se avessi acchiappato qualcosa nell’aria, pronto da raccogliere“.

Si avvicina a vari settori del mondo della cultura. Inizialmente, si muove nel mondo della musica popolare: frequenta il Folkstudio, incontrando la giovane Giovanna Marini, e canta ne L’armadio. In seguito, riveste ruoli abbastanza defilati nel mondo cinematografico: lavora come segretaria, dattilografa e dimafonista. I suoi primi esperimenti letterari sono due racconti pubblicati su rivista: International dope (1969) e Green Power (1971).
Il suo primo romanzo, Sigma Epsilon (Marsilio, 1974), che narra la storia di una segretaria nel mondo del cinema politicamente impegnato, riceve una scarsa accoglienza. Dopo l’insuccesso, Clara Sereni si chiude in un silenzio letterario di circa un decennio. Esso coincide con due eventi fondamentali nella sua vita. Il primo è la chiusura definitiva della stagione del Sessantotto, da cui Sereni, seppur con disillusione, eredita il senso di comunità, il desiderio di libertà, la volontà di rompere con le generazioni precedenti, l’attenzione per la questione dei sessi e la voglia di agire attivamente nella comunità. L’altro evento importante è la nascita del figlio Matteo, nel 1978, affetto da problemi psichici. Questo periodo della sua vita è stato da lei stessa definito un gran buco nero, che si interrompe grazie al lavoro di traduzione di Stendhal e Balzac, rispettivamente pubblicati nel 1980 per Feltrinelli e nel 1984 per Editori Riuniti.

A quarantun’anni, Sereni pubblica Casalinghitudine (Einaudi, 1987), un’autobiografia disseminata all’interno di un ricettario. Il titolo è un neologismo da lei coniato: per nulla piace alla curatrice Natalia Ginzburg, che per Sereni risiede nel suo personale Olimpo degli scrittori. Con essa condivide alcuni tratti specifici, sia biografici che letterari: l’importanza della famiglia di provenienza e il tentativo di riesaminarne la storia tramite la scrittura. Casalinghitudine si ispira a The Alice B. Toklas Cook book (1954) di Alice B. Toklas, la compagna di Gertrude Stein. Dal testo di Sereni emergono il complicato rapporto con la famiglia e la figura di una donna alla ricerca di una propria identità femminile. Infatti, l’autrice ammette che questo libro deve molto ai movimenti delle donne degli anni Sessanta e Settanta. Successivamente esce Manicomio primavera (Giunti, 1989), una raccolta di tredici racconti brevi, in cui Sereni indaga il rapporto tra madri e figli nella dimensione sospesa tra normalità e diversità. La poesia La Zitella di Sylvia Plath suggerisce a Sereni il titolo del libro e quello delle due sezioni in cui esso è diviso.

Nel 1991, si trasferisce con il compagno di vita Stefano Rulli e il figlio a Perugia, dove rimarrà stabilmente. Dopo due anni, pubblica Il gioco dei regni (Giunti, 1993), un romanzo autobiografico familiare in cui fa i conti definitivi con le sue radici per recuperare una memoria autentica, al di là dell’ufficialità della storia. Un anno dopo, partecipa al pamphlet collettivo Mi riguarda (1994): il suo contributo, Diario, racconta i problemi di suo figlio, proponendoli come argomento di condivisione.

Nel 1995, Sereni si candida alla vita amministrativa di Perugia: diventa vicesindaca e assessora alle politiche sociali. Durante il suo mandato, da cui si ritirerà prima del termine, si lega al progetto solidale Banca del Tempo, promosso dalle frange politiche femministe e dalla CGIL: luoghi di incontro in cui cittadini volontari prestano servizi di cura gratuiti, depositandoli in un salvadanaio temporale, con la promessa di riceverne indietro al bisogno. All’inizio del suo mandato risale la pubblicazione di Eppure (Feltrinelli, 1995) una raccolta di undici racconti, in cui alcuni eventi inaspettati sconvolgono la normalità quotidiana.
Dalla riflessione di Sereni sulla sua attività politica e intellettuale, nasce Taccuino di un’ultimista (Feltrinelli, 1998).
Nell’introduzione, la scrittrice spiega la ragione della ripartizione dell’opera in quattro parti: “i quattro spicchi dei quali, con continui sconfinamenti, mi sembra di compormi: ebrea per scelta più che per destino, donna non solo per l’anagrafe, esperta di handicap e debolezze come chiunque ne faccia l’esperienza, utopista come chi, radicandosi in quanto esiste qui e oggi, senza esimersi dall’intervenire sulla realtà quotidiana, coltiva il bisogno di darsi un respiro e una passione agganciati al domani“.

Nello stesso anno, fonda la onlus La Città del Sole per persone con problemi psichici e mentali, di cui sarà presidente fino al 2009, e pubblica Da un grigio all’altro (Di Renzo editore, 1998). A qualche anno di distanza dalla fine dell’impegno politico, scrive Passami il sale (Rizzoli, 2002): la protagonista è una vicesindaca madre di un figlio autistico, che racconta la quotidianità divisa tra l’astrattismo politico e la concretezza dei gesti casalinghi. Tra questi, rientra la preparazione del cibo, un tema importante fin dall’inizio nella poetica di Sereni, che ritorna anche nel libro Le merendanze (Rizzoli, 2004). Qui si narrano storie di donne diverse, unite dall’obiettivo di una raccolta fondi benefica: Sereni si ispira all’esperienza autobiografica della onlus appena fondata. Nello stesso anno in cui esce Le merendanze, partecipa insieme al figlio Matteo a Un silenzio particolare, girato dal marito, che vince il premio Donatello 2005 come miglior documentario.

In età più matura, inizia una riflessione sul recente passato, sia privato che collettivo. Lo fa prima con Il lupo mercante (Rizzoli, 2007), in cui si narrano storie di donne cresciute negli anni Sessanta; successivamente, con Una storia chiusa (Rizzoli, 2012): attraverso i racconti dei coinquilini della protagonista, che vive in una casa di riposo, riemerge la storia più recente dell’Italia. In quest’opera, i temi della memoria e della storia si intrecciano con il dato autobiografico del soggiorno di Sereni in una casa di riposo. Dal 2010, fonda e dirige la collana di narrativa biografica femminile Le farfalle per la casa editrice Ali&no.
L’ultimo libro è Via Ripetta 155 (Giunti, 2015), in cui la scrittrice si confronta senza filtri con il passato, in particolare con il decennio 1968-1977: i fatti autobiografici sono narrati in prima persona, senza omettere nomi, date e luoghi. Sereni non si nasconde più nell’opera, ma ritorna sul passato e sui non detti, gettando luce sulle ultime zone d’ombra.

A causa di una malattia ormai insostenibile, Clara Sereni decide liberamente di morire a Zurigo il 25 luglio 2018.

Fonti, risorse bibliografiche, siti

Casellato Alessandro, Famiglia, genere, politica. Conversazione con Clara Sereni, in Storie d'amore, Studio LT2, n. 4, 2009, pp. 111-122.

Deghenghi Olujić Elis, L'universo femminile, lo spazio domestico e la famiglia nelle opere di Clara Sereni, Studia Polensia, I, n.1, 2018, pp. 45-68.

Gambaro Elisa, Dopo il Sessantotto. Casalinghitudine di Clara Sereni, in Diventare autrice. Aleramo Morante De Céspedes Ginzburg Zangrandi Sereni, Edizioni Unicopli, Milano, 2018, pp. 241-267.

Sereni Clara, Taccuino di un'ultimista, Feltrinelli, 1995.

Trevisan Alessandra, «Qualcosa che stavo imparando a fare»: Il sessantotto di Clara Sereni e nell’esperienza di altre “ragazze”, in Natura Società Letteratura, Atti del XXII Congresso dell’ADI - Associazione degli Italianisti (Bologna, 13-15 settembre 2018), a cura di A. Campana e F. Giunta, Roma, Adi editore, 2020, pp. 1-11.

Intervista a Clara Sereni, disponibile su <https://www.illibraio.it/news/dautore/clara-sereni-gioco-regni-530878/>

 

Crediti immagine:
Clara Sereni fotografata in casa sua a Perugia nel 1993, con l’orsacchiotto Mischka; foto©vincenzo cottinelli, tutti i diritti riservati www.vincenzocottinelli.it

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Maura Catania

Ha conseguito la laurea magistrale in Italianistica presso l'Alma Mater Studiorum-Università di Bologna nel 2022, con una tesi sulla letteratura di genere. Attualmente, collabora come autrice al progetto Viole di Marzo.

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