Carla Sanguineti nasce il 24 luglio 1941 nella Genova ormai in guerra. Nelle esperienze mai dimenticate delle stragi, dei bombardamenti, della disperazione soprattutto delle donne e dei bambini, sono le radici del suo femminismo e del suo antimilitarismo, interconnessi in tutta la sua attività sociale e politica e nella sua produzione di scrittura e di arte. Lo studio e l’arte sono stati i mezzi con cui ha potuto, nell’infanzia e nell’adolescenza, reggere i traumi della morte tragica del padre ucciso, del saccheggio e della perdita della casa, della irrimediabile distruzione psichica della madre, finché le scelte politiche nel clima di speranza del ’68 l’hanno proiettata verso orizzonti anche utopici di costruzione di un mondo senza guerra.
Ha militato nei movimenti pacifisti e antimilitaristi, dal MIR alla Lega per il disarmo unilaterale di Carlo Cassola fino a creare, alla Spezia, un Centro di iniziative contro la guerra nel 1981 con Joyce Lussu, Fabrizio Battistelli, Falco Accame e i principali protagonisti del pacifismo italiano di quegli anni1 e poi, con l’incarico di assessore alla cultura a Arcola (SP), nel 1987, un Centro Donna la cui attività investiva il campo dei diritti civili delle donne, della lotta alla guerra e alla violenza delle istituzioni. Tra le pubblicazioni una collana di studi sull’identità maschile e femminile nella storia, La Ferita e l’Arma, edita dal Centro Internazionale della Grafica di Venezia: Carla Sanguineti, Ifigenia2; Joyce Lussu, La Sibilla; Carla Coco, I Giannizzeri; Nives Fedrigotti, La Gana; Mimina Di Leo, Olympe de Goüges; Carla Sanguineti, M. L. Eguez, Alla ricerca di Mary, Frankenstein; Silvia Ricco, Educhiamoci alla pace.
Anni entusiasmanti di iniziative, convegni, manifestazioni mentre svolgeva un’attività di insegnamento a tutto campo, nei corsi serali, in quelli delle 150 ore, nei corsi abilitanti per insegnanti, e in doposcuola volontari, in varie Università e Accademie. Nel fervore di quegli anni per il riscatto da ogni emarginazione ha lasciato l’assistentato presso l’Università di Genova per insegnare negli Istituti Tecnici al fine di introdurvi la storia dell’arte e la filosofia, escluse allora dai programmi, e nel 1969 ha ottenuto il permesso dal Ministero della Pubblica Istruzione di adottare libri di lettura monografici al posto delle antologie, di insegnarvi storia dell’arte e filosofia e di leggere i quotidiani in classe. Per le Dehoniane di Bologna ha curato nel 1970, insieme al suo compagno Pietro Lazagna, una monografia Pasolini davanti al problema religioso, che è stata poi essere la prima in Italia e che è stata ristampata nel 2011 a Udine con il titolo Pasolini ultimo traguardo. Ha organizzato con il Museo Pecci di Prato, con Bruno Munari e molti altri operatori artistici, laboratori d’arte aperti a tutti, molti nelle scuole.
Negli anni ’80 e con finanziamenti CEE ha creato alla Spezia la scuola di grafica “Il segno grafico ligure” e, con enti pubblici e privati, il “Laboratorio di arte contemporanea della Lunigiana” a cui hanno partecipato importanti artisti, critici e letterati internazionali (Nel 2008 si è svolta nella Fortezza Firmafede di Sarzana la mostra Gli anni del LAB 1980-2000 in collaborazione con il Museo di Villa Croce di Genova). Ha vissuto come una sconfitta sempre cocente la fine della splendida avventura dell’antimilitarismo militante che l’aveva portata in giro per l’Italia e l’Europa e aveva raggiunto in Italia grandi obiettivi negli anni ’70/80, dal diritto all’obiezione di coscienza alla fine della mostra navale bellica a Genova a episodi di riconversione di industrie belliche, alla vittoria sui missili a Comiso: vittorie tutte intrecciate alla conquista dei diritti civili da parte delle donne che ottenevano, finalmente, quanto propugnato dalle femministe della fine del ‘700.
La sua militanza nel movimento femminista è stata intensa e dura tuttora: è stata nel direttivo nazionale dell’UDI, ha visto nascere la Libreria delle Donne di Milano e le esperienze di autocoscienza, e mantiene sempre rapporti con le protagoniste di allora, da Luisa Muraro a Daniela Pellegrini. Ha scritto su Leggendaria, Noi Donne, Leggere Donna, e sempre i suoi scritti prendono in considerazione il legame intrinseco di guerra violenza asservimento della donna. Nel 1997 ha fondato, con tutte le associazioni femminili della Spezia e vari enti pubblici, l’Ass. Amiche e Amici di Mary Shelley che in venti anni di indefesso lavoro, in connessione con gli women studies di tutto il mondo, è riuscita a far riconoscere la grandezza di Mary Shelley, facendo tradurre e editare persino il romanzo Valperga, tutto incentrato sulle tematiche della storia delle donne e della guerra, di cui ancora troppo poco si parla. La fine anche dell’avventura politica nelle istituzioni (il suo assessorato alla cultura) che le aveva permesso realizzazioni importanti, e sempre vissuta come privazione, l’ha indotta a riprendere l’attività artistica personale, svolta individualmente o in collaborazione con artisti, poeti, attori e con persone di ogni età interessate all’arte.
Sculture in acciaio, installazioni, specchi e foto sono l’alfabeto del suo linguaggio artistico; sue opere sono nel Museo di Villa Croce di Genova e nel CAMEC della Spezia, ne La Casa di Lucrezia e nella Piantagione Paradise di Bolognano (Pescara), in gallerie e collezioni italiane e straniere negli USA e in Irlanda, a Dublino nel Cill Rialaigh Project, nella Fondazione Garrone a Genova. È stata invitata a Mosca, in Georgia, in Irlanda, negli Stati Uniti e, nel 1997, in India al Museo Gandhi di Madurai in occasione del cinquantesimo dalla morte dove ha eseguito un’installazione con specchi e l’abito che il mahatma indossava quando è stato ucciso.
Un’esperienza traumatica vissuta a Mumbay in occasione di un assalto a un treno, le ha fatto rivivere momenti della guerra e le ha dato la forza di scrivere Le nostre memorie proibite, CISU editore 2007, in cui ha narra le sue esperienze infantili e il suo conflitto forse irrisolvibile tra storia e memoria (a cura di Pietro Clemente, adottato come testo di lettura nella cattedra di antropologia all’Università di Firenze e in quella di letterature comparate diretta da Ernestina Pellegrini; Lista d’onore all’Archivio Diaristico Nazionale di Santo Stefano e finalista al Premio Tassoni). Nel 1998 ha iniziato una lunga ricerca sui temi connessi con il culto della grande madre in diversi luoghi, a Matromania a Capri – nella casa Malaparte- a Montenero in Liguria e poi nel santuario di Oropa, catalogo Il Linguaggio della Dea a cura di Angela Vettese 2000 e Passi nel Sacro, Silvana, 2002, a cura di Lucrezia de Domizio Durini, e nel 2007 Il sentimento del sacro nelle cinque terre, segni simboli storie, Firenze, a cura di Giorgio Zanchetti e Colette Bozzo Dufour, presentato anche all’Istituto italiano di Cultura di Edimburgo. Il lavoro, costituito da testi e foto, è attualmente in esposizione permanente al Santuario di Soviore nelle Cinque terre.
Ha partecipato al Progetto Casina diretto da Antonella Ortelli nel carcere femminile di San Vittore a Milano: i lavori sono stati esposti nella sacrestia di Santa Maria delle Grazie a Milano3. Anche quella artistica è una straordinaria avventura, tuttora in corso, troppo ricca per poterne parlare qui. L‘Archivio Carla Sanguineti è promosso mensilmente con l’invio di una newsletter dedicata.
- La guerra come fenomeno storico economico e sociale e Donne, guerra e società atti del Convegno di San Marino editi da “Il lavoro editoriale” di Ancona ^
- Riedito poi da Rosemberg Colorni -Red- nel 1991 nella sua collana dono, al terzo posto, dopo un inedito di Flaubert, Bibliomania e Un bebè sulla paglia di Michel Tournier ^
- Lo Spazio madre a cura di Giorgio Zanchetti, 2011 ^