Nel settembre 2011 scese da L’Aquila, in transumanza. Cioè, seguì le greggi che dalle alture tornano ai pascoli più a valle. “La data è perentoria: 29 settembre, giorno di san Michele”, dice Carla De Bernardi, nata ad Alessandria d’Egitto il 24 giugno 1952, infanzia a Parigi, dal 1963 trasferita a Milano, fotografa, scrittrice, gran camminatrice. Ed altro. “Seguire le greggi, durante una settimana, è stata una esperienza unica. Tra l’altro, è avvenuto poco dopo il terremoto del 2009, e la natura era in catastrofe. Ma ripercorrerla con i pastori è stato un antico ritornare alla speranza. Se posso lo rifaccio.”
Per il trekking Carla è “sfegatata”. Ciò significa andare a Roma da Milano per la vecchia via Francigena (quasi 1000 km), e siccome è anche “sfegatata” di san Francesco, andare a piedi ad Assisi, seguendo i passi del fraticello fermandosi nei luoghi da lui più amati. La Verna, soprattutto. L’esperienza che non poteva mancare è stata l’intero Cammino di Santiago de Compostela (800 chilometri, un mese di percorrenza, da Saint Jean-pied-de-Port a Santiago) senza mai prendere una macchina o un autobus. Siccome l’esperienza è stata illuminante, l’ha descritta in un libro, raccontato e illustrato da immagini straordinarie, Contare i passi – Dai Pirenei all’Oceano sul Cammino di Santiago (Mursia, 2010), diventato un best seller. Un cammino da pellegrina? Lei precisa “pellegrina laica” perché implica da una parte una ricerca spirituale non solo da camminatrice e rispecchia la sua visione del mondo che non fa riferimento alla religione in senso stretto.
Sulla via di Santiago Carla incontra Lalla (Fumagalli) grande viaggiatrice. Anzi, si sono conosciute grazie a un messaggio lanciato da Lalla sul web “Partirò in settembre. Qualcuno viene con me?” Carla risponde. Scoprono subito profonde affinità, nasce una grande amicizia. Al ritorno a Milano, un giorno vanno a visitare il Cimitero Monumentale, uno dei più insigni musei all’aperto d’Italia. La scoperta di un immenso luogo d’arte (250.000 mq) fitto di opere meravigliose, di cui molte neglette, bisognose di cure e attenzioni. Lì nasce l’idea. Adottarlo. Farlo “rivivere” anche se la parola può sembrare un controsenso. “Abbiamo pensato di aprire un Laboratorio interno, dove occuparci di restauro dei monumenti. Siamo riuscite ad ottenere il supporto di due amici entusiasti del progetto: Matteo Visconti di Modrone, proprietario della Fonderia Artistica Battaglia, e Luciano Formica, allora responsabile del Corso di Restauro dell’Accademia di Brera“.
Occorreva far partecipe la cittadinanza. Tre anni dopo, il 27 marzo 2013, nasceva l’Associazione Amici del Monumentale di Milano con 13 fondatori. Oggi i soci sono quasi 150, in continuo aumento. L’Associazione organizza passeggiate generali e a tema, manifestazioni musicali, teatrali e letterarie, commemorazioni. Restauri in collaborazione con l’Amministrazione e la Soprintendenza (a oggi, quattro). Si dedica alla catalogazione per importanza artistica e storica delle migliaia di tombe ed edicole.
Il Cimitero possiede un archivio storico ricco di certificati, schizzi, progetti, disegni, fotografie, lettere di inestimabile valore. “Un patrimonio che dovrebbe essere accessibile, come tutte le biblioteche, invece è chiuso dal 2016 per motivi organizzativi – dice Carla De Bernardi – che ha comunque ottenuto una grande vittoria: l’istituzione di un curatore artistico, nella persona del professor Sergio Rebora. È la prima volta in Italia, forse in Europa, che in un cimitero si materializza questa figura fondamentale. Adesso le procedure dovrebbero avere corso agevolato.
Numerose le pubblicazioni: una monografia, che mancava, su Carlo Maciachini, architetto (tra l’altro), del cimitero di Induno (paese in cui era nato), del Monumentale di Milano (città in cui viveva) e del cimitero sul colle di Giubiano, a Varese (dove morì). Un personaggio imponente, quello di Machiachini, del quale Carla De Bernardi, nella veste di presidente degli Amici del Monumentale, è riuscita a far restaurare la tomba di famiglia, sita nel Portico Inferiore di Ponente. Sul “suo” Monumentale, ha pubblicato altri quattro libri: il testo narrativo Non ti scordar di me. Guida per curiosi e ficcanaso al Monumentale (Mursia 2015) e, in collaborazione con Lalla Fumagalli che ne ha curato la documentazione, La Piccola Città (Jacabook, 2017); la Guida al Monumentale (Jacabook, 2017); The Monumental Cemetery of Milan, an open air museum (Jacabook 2021); Il Cimitero Monumentale di Milano-Itinerari artistici e culturali (Hoepli 2021).
La morte, certo, è un problema. Carla De Bernardi dice di no. Il problema è la vita e bisogna affrontarla nel migliore dei modi. E se qualcosa non va, si cambia strada. Lei, a studi di medicina già avanzati, ha improvvisamente lasciato l’università. Non per raggiungere un altro traguardo preciso, una mèta, ma per seguire una strada sconosciuta, ma affascinante, la fotografia. E inventare delle cose. Per esempio, nel 1994, fondare un movimento politico inedito, durato 5 anni. Il ruolo della donna? Va considerato nella sua naturale evidenza, mai sottoposta a quella dell’uomo. “Non mi sono mai sentita inferiore agli uomini sono sempre stata forte e combattiva per difendere i miei spazi e il mio ruolo, ma non ho mai pensato di mettermi a gareggiare con loro. A ognuno il suo posto“.
Vita privata? Carla lo ha sostenuto nel suo romanzo Qualche lontano amore: l’amore, se diventa una questione di potere di uno sull’altro, può essere violento. Quasi impossibile fronteggiarsi alla pari. Carla l’ha sperimentato. Due mariti, due divorzi, due figli. Un dolore atroce: la perdita del primogenito, Nicola. Ma anche grandi gioie: il matrimonio di Ludovico con Marta (“una giovane donna che amo come una figlia”) e la nascita di due nipotini.
Carla De Bernardi ha un talento raro. Tradurre in positivo le avversità della vita. Il Covid? Un innegabile disastro cosmico. Confinati in casa. Ogni attività annullata. Però tempo prezioso per elaborare uno studio approfondito su Milano. E compare questa volta la Storia di Milano. Guida per curiosi e ficcanaso (Jacabook, 2022). Un testo pieno di aneddoti e particolari sfiziosi, assemblati in ore di ricerche indefesse e di visite solitarie in città. Il tempo vuoto e inoperoso del Covid, appunto. Per rendere giustizia a Milano, meno sfacciata e sontuosa di Roma, meno elegante di Firenze, meno struggente di Venezia, ma splendida.