Bianca Cappello

Venezia 1548 - Poggio a Caiano 1587
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Bianca Cappello fu una nobildonna veneziana figlia del patrizio Bartolomeo Cappello, che ricoprì prestigiosi incarichi per la Serenissima, e di Pellegrina Morosini, proveniente da un’illustre famiglia che aveva dato i natali a dogi, cardinali e a una regina consorte d’Ungheria, Tomasina (1250-1300).

Orfana di madre a dieci anni, Bianca instaurò un rapporto molto difficile con la matrigna, Lucrezia Grimani, al punto che molti anni dopo, in una lettera del 28 marzo 1573 indirizzata al cugino Andrea, attribuì a Grimani le responsabilità della sua fuga giovanile, sostenendo che la donna fosse stata “causa di ogni mio male e rovina”. A soli quindici anni, infatti, Bianca aveva conosciuto il fiorentino Pietro Bonaventuri, impiegato presso il Banco dei Salviati ubicato di fronte alla dimora dei Cappello e, scopertasi incinta, lo aveva seguito in una rocambolesca fuga verso Firenze, ove giunse nel dicembre del 1563. Forse allettato dalla dote della fanciulla, sottovalutando le conseguenze del suo gesto, Bonaventuri si attirò la condanna da parte della Serenissima e fu inseguito per tutta la vita dalla taglia di duemila ducati (più altri mille stanziati dal padre di Bianca) per chi lo avesse assassinato e riportato la sposa nella città di origine.

L’intera città della laguna fu scossa dallo scandalo per il prestigio del casato coinvolto e l’evento minacciò di pregiudicare i già delicati rapporti diplomatici tra Venezia e Firenze. Il granduca di Toscana Cosimo I, tuttavia, offrì protezione alla coppia, nel frattempo sposatasi e allargatasi grazie alla nascita di una figlia di nome Virginia (o Pellegrina). La vita di Cappello a Firenze fu molto diversa da quella lussuosa abbandonata precipitosamente a Venezia; la famiglia del marito, nobile ma decaduta, viveva infatti in condizioni dignitose ma modeste e la giovane si vide catapultata in una realtà nuova e a tratti ostile.

Bianca era dotata di un temperamento romantico e appassionato, ma soprattutto di una eccezionale bellezza. Tiziano ne esaltò, in un ritratto della maturità, l’ovale perfetto incorniciato dai bei capelli ramati dalle sfumature calde e luminose. Non era colta, ma sapeva intrattenere amabilmente gli ospiti con la sua conversazione arguta e garbata.

Nel 1574, intanto, era subentrato al trono granducale l’introverso e schivo Francesco I, appassionato di chimica e di scienze naturali e occulte. Il suo matrimonio con la poco attraente Giovanna d’Asburgo, sorella dell’imperatore Massimiliano I, non era felice: la moglie disprezzava la dinastia dei Medici, che non giudicava all’altezza del suo rango, ed era invisa ai sudditi. Non è noto esattamente in che circostanza Francesco I abbia incontrato Bianca, ma le fonti sostengono che i due fossero già amanti nel 1567, con il marito compiacente in cambio di un buon incarico presso la corte medicea e del miglioramento del suo tenore di vita.

Nel 1572 Pietro Bonaventuri scomparve dalla scena, assassinato in circostanze non del tutte chiare che alimentarono a lungo il sospetto che il mandante dell’omicidio fosse il granduca. L’11 aprile del 1578 fu la volta della granduchessa Giovanna d’Asburgo, che perse la vita, a soli trentuno anni, per le conseguenze di una caduta. Francesco sposò un anno dopo Bianca Cappello, sua storica amante. Le nozze, celebrate segretamente per via della ferma opposizione di tutta la famiglia medicea – eccezion fatta per Isabella, sorella di Francesco e amica di Bianca – furono rese pubbliche solo a distanza di un anno.

I pochi anni di regno della coppia, che si dimostrò sempre innamoratissima, trascorsero sereni, con il granduca dedito ai suoi esperimenti scientifici e Bianca che prediligeva una vita al riparo dagli intrighi politici, nell’isolamento delle ville medicee nella campagna fiorentina. La scelta di mantenere un basso profilo, dettata forse anche dal desiderio di non vedere aumentata la propria impopolarità, non bastò tuttavia a proteggere la Cappello dalle tante maldicenze circolate ai suoi danni. Venivano imputati a lei gli errori politici del granduca e fu sospettata persino di aver avvelenato l’unico figlio maschio di Francesco I e di Giovanna d’Asburgo, Filippo, nel 1582.

Correva voce che fosse dedita alle arti magiche e non le si perdonava l’essere la “straniera” amata fedelmente da Francesco. Solo una strega, si mormorava, poteva aver mantenuto inalterata la devozione del granduca così a lungo. Il maggiore detrattore di Bianca era il fratello di Francesco, il cardinale Ferdinando de’ Medici. Il prelato muoveva al granduca, con cui intratteneva pessimi rapporti, continue rimostranze per l’affetto verso colei che definiva “la pessima Bianca”.

Cappello rispondeva all’astio del cognato con la tolleranza sperando, forse, col tempo in una riconciliazione. Ma fu proprio durante uno dei soggiorni di Ferdinando de’ Medici nella villa di Poggio a Caiano, nell’ottobre del 1587, che la coppia granducale trovò misteriosamente la morte a un giorno di distanza l’uno dall’altra. A seguito di un banchetto, Bianca e Francesco accusarono infatti vomito, crampi e febbre alta. L’agonia si protrasse per alcuni giorni e i due morirono tra atroci tormenti. Le ultime parole di Bianca al suo confessore, fra Maranta, prima di spirare, furono per lo sposo: “Dite per me addio al mio signore Francesco de’ Medici, e ditegli che gli sono sempre stata fedele e amorosa […] ditegli che lo prego di perdonarmi, se in qualche modo lo avessi offeso”.

Data la morte improvvisa dei granduchi, Ferdinando fu immediatamente sospettato di aver avvelenato i congiunti, né fugò i dubbi la frettolosa autopsia con diagnosi di malaria, ordinata sui due cadaveri dal cardinale.

Francesco e Bianca furono riportati insieme a Firenze, ma mentre il primo fu sepolto nella chiesa di San Lorenzo con tutti gli onori, alla seconda furono negate le esequie di stato e il suo corpo riposa in un luogo sconosciuto e non nell’austera cripta delle Cappelle medicee, ultima dimora delle altre granduchesse di Toscana.

Il nuovo granduca attuò una sistematica damnatio memoriae nei confronti della veneziana: la maggior parte dei suoi ritratti venne bruciata e i suoi busti distrutti come le monete coniate in suo onore, mentre lo stemma dei Cappello fu ovunque sostituito con quello di Giovanna d’Asburgo.

L’odio implacabile del nuovo granduca si estese anche all’unico figlio di Francesco I e della nobildonna veneta di nome Antonio, la cui nascita, nel 1576, fu gravata dal falso sospetto che fosse stata invece l’illecito frutto di una relazione tra il granduca e una fantesca. Antonio fu osteggiato dai familiari ed escluso dalla successione al Granducato di Toscana.

Fonti, risorse bibliografiche, siti

Giovanna Potenza, Bianca Cappello: amore e morte di una granduchessa veneziana a Firenze, in vanillamagazine.it

Maria Luisa Mariotti Masi, Bianca Cappello e Francesco de’ Medici, Milano, Mursia 2019

Stefano Corazzini, Il Granduca innamorato, Francesco I de’ Medici e Bianca Cappello nella Firenze del Cinquecento, Firenze, Nardini Editore 2019

Costanza Riva, Bianca Cappello e Francesco I de’ Medici amore eterno e segrete alchimie, Firenze, Angelo Pontecorboli Editore 2018

Marco Ferri, Bianca Cappello. Il mistero del luogo di sepoltura della Granduchessa, Angelo Pontecorboli Editore 2017

Referenze iconografiche: Bianca Cappello suona il clavicordo, dipinto ad olio di Lavinia Fontana, sedicesimo secolo. Immagine in pubblico dominio.

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Giovanna Potenza

Laureata con lode in Lingue e in Lettere moderne, ha conseguito il dottorato in Scienze filosofiche. Le sue aree di ricerca includono la Bioetica anglosassone e animalista, ma anche la storia rinascimentale e vittoriana, oggetto sinora di più di cinquanta articoli divulgativi on line. Vincitrice di molti premi letterari, l’autrice ha scritto numerosi saggi specialistici e il volume Bioetica di inizio vita in Gran Bretagna, Edizioni Accademiche Italiane, 2018.

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