Anna Zamboni nasce a Milano, ma il paese d’origine della famiglia è Fondo, un piccolo e incontaminato borgo in Val di Non, celebre per aver dato i natali al noto rappresentante del movimento futurista italiano, Fortunato Depero.
Sin da piccola, ha la fortuna di respirare l’arte in tutte le sue più disparate forme, allietata dalle dolci melodie di suo nonno materno, compositore di musica leggera, e di sua madre, abile suonatrice di pianoforte. Sarà proprio quest’atmosfera familiare ad alimentare la sua indole creativa e a spingerla ad intraprendere con dedizione e passione la strada della danza.
Inizia a studiare danza jazz, classica e contemporanea a Milano, alla Strauss School e si perfeziona poi a Parigi, presso l’École du Ballet Théâtre Joseph Russillo. Si forma con personalità di spicco dell’ambiente, frequentando stage intensivi a Milano e all’estero con celebri maestri, tra i quali Dominique Dupuy, Susanne Linke, Angelin Preljocaj, Robert North, Kazu Ohno, Elisabeth Schwartz (allieva di Isadora Duncan) e con l’attore Bruce Mayer della Peter Brook Company.
Dopo anni di studio e di pratica intensi, nel 1990 decide di fondare l’Associazione Culturale Danza Movimento Arte Confronti, impegnandosi in qualità di direttrice e insegnante di danza classica e contemporanea nella Anna Zamboni Scuola di Danza & Movimento a Milano. Da allora, con il “Gruppo Danza Anna Zamboni” ha presentato svariati spettacoli di danza contemporanea a Milano e in tutta Italia e si è occupata in particolar modo di Futurismo e di Danza Futurista, organizzando anche incontri rivolti ai bambini, tra i quali Il Futurismo raccontato ai Bambini, inserito in La primavera di Milano.
Ha inoltre lavorato per il Teatro alla Scala di Milano come Mima – ballerina in molte produzioni, tra gli altri, con i registi Robert Wilson, Pier Luigi Pizzi, Jérôme Savary, Lamberto Puggelli, Nicolas Joel, Liliana Cavani.
Passando in rassegna la sua intensa carriera performativa, sicuramente uno degli aspetti più interessanti e degni di nota è la profonda dedizione che Zamboni ha mostrato nell’instaurare un dialogo a più voci fra la danza e le altre forme d’arte. Gli esempi di contaminazione tra danza, poesia, teatro e arti visive trovano infatti espressione in molteplici performance, che definirei propriamente artistiche, sia in termini di contesti di svolgimento (musei e gallerie d’arte), che di connessioni dirette con la sfera teatrale, pittorica o letteraria. Più specificamente, Anna Zamboni ha portato avanti con coerenza una personalissima interpretazione della cosiddetta Danza Futurista, una particolare forma di danza contemporanea che si lega al Movimento Futurista italiano e che trova connotazione ed ufficialità nel rispettivo manifesto della danza futurista sottoscritto da Filippo Tommaso Marinetti nel 1917.
Il campo della danza – fortemente segnato dal peso della tradizione – sotto la spinta rivoluzionaria e avanguardista degli inizi del Novecento, si reinventa nel concetto futuristico di “dinamismo simultaneo”, tipico dell’era moderna. Il corpo del danzatore finisce così per imitare i movimenti veloci e schematici delle macchine, inseguendo il ritmo delle musiche, o meglio, dei “rumori organizzati” e degli intonarumori ideati dal futurista Russolo.
Partendo da tali presupposti storici, Anna Zamboni, affascinata dall’idea di un corpo in espressività libera, decide di approfondire le sperimentazioni in questo campo e di conoscere e intervistare personalmente la prima grande interprete di questa particolare forma d’arte: Giannina Censi1, che a partire dagli anni Trenta collaborò direttamente con i futuristi.
Tra le principali performance futuriste inscenate da Zamboni in gallerie d’arte e musei, si ricordano: la danza futurista presso il Palazzo Reale di Milano, in occasione della mostra dell’artista Cesare Andreoni2; le performance di danza futurista, in occasione del Centenario Futurista (2009), su musiche di Alfredo Casella, I pupazzetti, presso il Museo dell’Arte Vetraria di Altare, per l’inaugurazione della mostra FuturAltare3 e presso il Castello Sforzesco di Milano, per la presentazione del volume Milano futurista. Luoghi, opere, eventi, a cura di Anty Pansera e Mariateresa Chirico.
Le danze futuriste di Anna Zamboni liberano il corpo dalle regole ferree imposte dalla danza classica tradizionale, assecondando i ritmi spigolosi e dinamici di un’ideale macchina in produzione. Piccoli movimenti disarmonici e spezzati scandiscono l’evolversi di coreografie essenziali, in cui il corpo umano sembra assumere, per un attimo, le fredde sembianze meccaniche.
Di seguito, un breve passo tratto dal manifesto della danza futurista di Marinetti4:
Bisogna superare le possibilità muscolari, e tendere nella danza a quell’ideale corpo moltiplicato dal motore che noi abbiamo sognato da molto tempo. Bisogna imitare con i gesti i movimenti delle macchine; fare una corte assidua ai volanti, alle ruote, agli stantuffi; preparare così la fusione dell’uomo con la macchina, giungere al metallismo della danza futurista.
La musica è fondamentalmente e incurabilmente passatista e perciò difficilmente utilizzabile nella danza futurista. Il rumore, essendo il risultato dello strofinamento o dell’urto di solidi, liquidi o gas in velocità, è diventato mediante l’onomatopeia uno degli elementi più dinamici della poesia futurista. Il rumore è il linguaggio della nuova vita umano-meccanica. La danza futurista sarà dunque accompagnata da rumori organizzati e dall’orchestra degli intonarumori inventati da Luigi Russolo.
La danza futurista sarà:
— disarmonica
— sgarbata antigraziosa
— asimmetrica
— sintetica
— dinamica
— parolibera
- Anna Zamboni, Danzatrice futurista. Intervista con Giannina Censi, Danza & Danza, Luglio 1987. ^
- Cesare Andreoni e il Futurismo a Milano tra le due guerre, a cura dell’Archivio Cesare Andreoni, Palazzo Reale, Milano 29 gennaio-28 marzo 1993. ^
- In occasione della performance presso il Museo di Altare è stato realizzato un cortometraggio intitolato Come Onde Curve Spirali, visibile sul sito web http://www.annazamboni.com/ ^
- Filippo Tommaso Marinetti, Manifesto della danza futurista, 8 luglio 1917 ^