I contorni della biografia di Ana María Delgado Briones, più nota come Anita Delgado sembrano ricalcare le storie delle Mille e una notte, e assumono contorni leggendari. Tuttavia alcune biografie pubblicate (in bibliografia) consentono di farsi una idea della vita di questa donna nata a Malaga nel 1890. Ana nacque nel seno di una famiglia non benestante: i suoi genitori gestivano a Malaga un piccolo bar, “La Castaña”.
Da piccola suo padre la iscrisse insieme a sua sorella Victoria a una accademia di dizione, perché la bambina balbettava; sensibile all’inclinazione verso le arti che la Ana dimostrava, la famiglia le fece frequentare lezioni di canto e chitarra, e naturalmente di flamenco.
Le frequenti epidemie e le inondazioni avevano precipitato la città nella miseria, per questo nei primi anni del 1900 tutta la famiglia si spostò a Madrid in cerca di maggior fortuna. A Madrid Ana cercò un ingaggio insieme alla sorella Victoria, e lo trovò al Central-Kursaal, locale frequentato da personalità della cultura e dell’arte, come Valle Inclán, Ricardo Baroja o Pastora Imperio. Anita e sua sorella si distinguevano per la loro bellezza e personalità sul palco e divennero note come Le sorelle Camelie.
Nel maggio del 1906, Jagjit Singh, il maragià di Kapurthala arrivò a Madrid per assistere al matrimonio del re Alfonso XIII con Victoria Eugenia di Battenberg. Arrivato in città decise di trascorrere una serata al Kursaal dove Ana si esibiva. Il maragià si interessò subito alla ragazza, e tentò di sedurla offrendo del denaro, ma Anita non aveva alcuna intenzione di accettare uno scambio del genere. Il maragià però non rinunciò e nel giro di qualche giorno le chiese di sposarlo. Ana non aveva intenzione di accettare, e chiese all’amico pittore Leandro Oroz di inviare una lettera cortese in cui si esprimeva il rifiuto alle nozze. Il pittore però, prima di inviare la lettera, andò al caffè Levante dove erano riuniti Ricardo Baroja, Valle-Inclan e Romero di Torres. Loro lessero la lettera e decisero di cambiarne il contenuto: fu Valle-Inclan in persona che scrisse la lettera per il maragià.
Consigliata da questi scrittori boemi, Anita attese una lettera ufficiale di proposta e concordò una dote del suo peso in oro e un anello – elementi che convinsero decisamente i suoi genitori. Quindi Anita accettò il matrimonio, a condizione di celebrarlo per il rito cattolico prima di andare in India. Per il maragià questo sarebbe stato il quinto matrimonio e inoltre aveva più di cento concubine: non ebbe davvero nessuna esitazione ad accettare i termini. Anita si trasferì quindi a Parigi, dove abitava periodicamente, imparò il francese e le convenzioni sociali per diventare una maharani.
Una volta celebrate le nozze gli sposi partirono per l’India, dove ebbero luogo le tradizionali nozze sij. In questa cerimonia, Anita arrivò su un elefante, ornata con molti gioielli. Da quel momento, il suo nome passò a essere Rani Prem Kaur Sahiba, diventando la quinta moglie del maragià de Kapurthala. Quando Anita arrivò al palazzo si rese conto di non essere l’unica principessa, né l’unica moglie di Jagjit Singh e si arrabbiò moltissimo. Tuttavia, fedele alla promessa fatta ai genitori di Anita, il maragià la considerò la sua unica moglie: le altre quattro donne nutrirono un grande risentimento per la donna di Malaga sostenendo che lei lo aveva stregato.
Nacque un figlio. Ma nel 1920 le cose cambiarono, perché la Maharani si ammalò gravemente di una malattia cardiaca, che la allontanò da suo marito; il maragià iniziò ad avere altre amanti, cosa che la principessa non accettò mai. Per questo non appena il figlio ebbe raggiunta la maggior età, nel 1925, il maragià e Anita si separarono ufficialmente, lui le diede una buona pensione, i suoi gioielli, la nazionalità indiana e il titolo di Maharani, e Anita ritornò in Europa.
Prima visse a Parigi come una principessa. Là organizzava riunioni e frequentava le persone più illustri dell’epoca. In quel momento si dedicò alla scrittura delle sue memorie che furono pubblicate nel quotidiano “Madrid” in un modo distorto e scandalistico. Lei non riuscì a fermare le pubblicazioni, (Ndr forse da donna di spettacolo era pronta a questo genere di forzature), ma dopo la sua morte suo figlio ci riuscì.
In quegli anni Anita maturò una storia d’amore con il suo segretario, Ginés Rodríguez Fernández de Segura, ma per non perdere i benefici della rendita che Jagjit Singh le aveva garantito per vivere comodamente i due rinunciarono a sposarsi, ma rimasero vicini tutta la vita. Le figlie dell’amante – vedovo – amavano molto Anita, che morì il 7 luglio di 1962 per un problema di cuore, in compagnia di suo figlio, del suo compagno e della famiglia di lui.
Il corpo della maharani stette sette giorni all’obitorio, perché le autorità ecclesiastiche non permettevano la sua sepoltura sostenendo che Anita non era una autentica cattolica e che aveva perso la fede. Fu Ginés Rodríguez a testimoniare le nozze cattoliche a Parigi e riuscì a seppellire Ana a Madrid, nel Sacramental di San Justo, San Millán e Santa Cruz, dove si incontrano anche le tombe di Mariano José de Larra, José de Espronceda e Ruperto Chapí. Sulla tomba di Ana si trovano una spada sij e la corona della Casa de Kapurthala, due simboli che ricordano per sempre una bambina che finì per diventare maharani di Kapurthala.
Cinquant’anni dopo la sua morte, la storia della maharani continua ad affascinare il mondo: l’attrice Penelope Cruz sarà prossimamente la protagonista di un film tratto dal romanzo che racconta la vita di Anita, Pasión India, scritto da Javier Moro, ma alcune divergenze con la famiglia del maragià non hanno permesso per il momento di cominciare le riprese del film.