Amalia Sola Nizzoli

Livorno 1805 - 1845?
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«…se alfine mi arresi alle ripetute insinuazioni di dare alla luce queste Memorie, non fu che colla mira di far conoscere, come donne italiana, alle mie concittadine, i costumi e le usanze da me esaminati, aneddoti ed avventure o non troppo noti, o grandemente travisati
(Memorie, pp. XVI-XVII)

Così esordisce nella sua prefazione a Memorie sull’Egitto e specialmente sui costumi delle donne orientali e gli harem l’autrice, Amalia Sola Nizzoli che appena tredicenne si reca coi genitori in Egitto per raggiungere lo zio materno che esercita la professione di medico personale presso un alto funzionario statale.
Amalia è una delle pochissime donne italiane del XIX secolo a poter vantare un lungo soggiorno (1819-1828) in un paese musulmano e, soprattutto, ad avercene lasciato abbondante traccia tramite un suo memoriale.
La giovanissima Amalia si rende conto che la differenza fra il suo sguardo e quello degli innumerevoli viaggiatori che danno vita alla cospicua letteratura d’esotismo inventandosi esperienze nei due favolosi topoi dell’islam (harem e hammam) consiste sia nel suo essere donna, e quindi potere avere esperienza diretta (e prolungata) di ginecei e bagni femminili, sia nel suo aver appreso la lingua araba, cosa che le permette un contatto con la popolazione egiziana non filtrato e privilegiato.
Grazie ad Amalia finalmente abbiamo dei ritratti di donne musulmane non solo occupate ad agghindarsi o a litigare con le “rivali” dell’harem, ma altresì prostrate nella preghiera, occupate ad impreziosire di ricami i loro fazzoletti, attente a quanto stanno facendo i figlioletti pur intrattenendo l’ospite straniera con conversazioni e rinfreschi.
Le descrizioni di Amalia ci restituiscono tanto vividi ritratti della vita delle donne dell’élite egiziana e turca (l’Egitto del tempo appartiene formalmente all’impero Ottomano) quanto efficaci raffigurazioni della quotidianità delle classi più basse, che Amalia ha ripetute occasioni di conoscere grazie alla sua attività di supporto al marito, Giuseppe Nizzoli.
Quest’ultimo, sposato grazie ad un matrimonio combinato ma felice, svolge opera di archeologo al servizio dell’imperatore d’Asburgo, e nomina Amalia sovrintende dei lavori di scavo in corso a Saqqara, a qualche ora di distanza dal Cairo. Anche in questa occasione Amalia rivela la propria diversità dall’approccio eurocentrico del tempo: pur contribuendo al depauperamento del patrimonio archeologico egiziano (i Nizzoli porteranno in Europa un immenso bottino che sarà consegnato in parte alla corte viennese e in parte venduto all’arciducato di Toscana), Amalia ha forti parole di biasimo per gli Europei che, durante gli scavi, non dimostrano molto riguardo per le reliquie del passato che la pietas egiziana ha tramandato.
Amalia ribalta spesso gli stereotipi diffusi dagli occidentali sulle popolazioni musulmane, soprattutto sul loro segmento femminile: nonostante ciò ella rimane figlia del suo tempo e delle sue convinzioni. Amalia, ad esempio, ha ribrezzo della danza del ventre, che considera uno spettacolo indecente e riprovevole anziché coglierne l’aspetto artistico e culturale; così come, da cattolica convinta, giudica la conversione all’islam da parte di alcuni cristiani «residenti in Egitto come una “disgrazia”, un gesto effettuato insanamente per impeto sconsigliato di disperazione» (p. 343).
Nonostante quindi Amalia metta in discussione alcuni degli stereotipi più comuni riguardo alle donne musulmane, ella non è esente dall’impronta della cultura romantica europea, che non manifesta nell’accezione “esotica” benché in quella “eroica”. Fin dall’inizio del suo soggiorno, infatti, si rivela consapevole dell’eccezionalità della sua posizione: è una giovanissima donna che si trova in un paese straniero del quale parla la lingua, frequenta vari strati sociali e in cui dirige uno scavo archeologico.
Amalia resta comunque unica nella storia della letteratura di viaggio italiana, nel suo riflettere sul rapporto tra due culture distanti tra loro in prospettiva femminile e acuta.

Fonti, risorse bibliografiche, siti

Le citazioni riportate sono estrapolate dalla prima edizione del memoriale di Amalia: Memorie sull'Egitto e specialmente sui costumi delle donne orientali e gli harem scritti durante il suo soggiorno in quel luogo (1819-1828), Pirotta, Milano 1814.

Le memorie sono state rieditate da S. Pernigotti per Elleboro, Napoli 1996 e successivamente da Mercedes Arriage Flòrez per M. Adda, Bari, 2002.

Per un commento sul memoriale di Amalia Nizzoli v. Anna Vanzan, L'Egitto di Amalia Nizzoli. Lettura del diario di una viaggiatrice della prima metà dell'Ottocento, Il Nove, Bologna, 1996.

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Anna Vanzan

Iranologa e islamologa, si è laureata in Lingue orientali a Venezia e ha conseguito il PhD alla New York University. Si occupa prevalentemente di questioni di genere e di storia e di produzione culturale delle donne nel mondo islamico. Il suo saggio più recente, Le donne di Allah. Viaggio nei femminismi islamici (Bruno Mondadori, 2010) è una inchiesta-ricerca fra le musulmane che credono nella compatibilità tra messaggio coranico e diritti delle donne. Il suo sito: www.annavanzan.com

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