Alfonsina Morini nasce in una famiglia di contadini. Ben presto si appassiona al ciclismo e partecipa a numerose competizioni locali. Nei paesi in cui sfrecciava con la sua bicicletta viene soprannominata “il diavolo in gonnella”. Continuamente osteggiata dalla famiglia per la sua passione a 24 anni, nel 1915, sposa Luigi Strada, cesellatore che, invece, la incoraggia e addirittura le regala, il giorno delle nozze, una bicicletta da corsa nuova. L’anno successivo i due si trasferiscono a Milano, dove Alfonsina comincia ad allenarsi con serietà.
Nel 1924 partecipa, prima donna in assoluto, al Giro d’Italia.
Parte e compie regolarmente 4 tappe: la Milano-Genova (arrivando con un’ora di distacco dal primo ma precedendo molti rivali), la Genova-Firenze (in cui si classifica al cinquantesimo posto su 65 concorrenti), la Firenze-Roma, giungendo con soli tre quarti d’ora di ritardo sul primo e davanti ad un folto gruppo di concorrenti, e la Roma-Napoli dove conferma la propria resistenza.
Nella tappa L’Aquila-Perugia, invece, Alfonsina arriva fuori tempo massimo. A quel punto i giudici si dividono in due fazioni: chi vuole estrometterla e chi è favorevole a farla proseguire.
Il direttore della Gazzetta, Emilio Colombo, che aveva permesso la partecipazione di Alfonsina al Giro e aveva capito quale curiosità suscitasse nel pubblico la prima ciclista italiana della storia, propone un compromesso: ad Alfonsina sarà consentito proseguire la corsa, ma non è più considerata in gara. Lei acconsente e prosegue il suo Giro.
All’arrivo di ogni nuova tappa viene accolta da una folla che la acclama, la festeggia, la sostiene con calore e partecipazione.
Alfonsina continua a seguire il Giro fino a Milano, osservando gli stessi orari e gli stessi regolamenti dei corridori. Un giro di dodici tappe per un totale di 3618 chilometri, che si conclude con la vittoria di Giuseppe Enrici dopo il duello con Federico Gay. Dei 90 corridori partiti solo 30 arrivano a Milano. E Alfonsina è tra loro.
Negli anni successivi viene negata ad Alfonsina la possibilità di iscriversi al Giro. Lei però vi partecipa ugualmente per lunghi tratti, come aveva fatto al suo esordio, conquistando l’amicizia, la stima e l’ammirazione di numerosi giornalisti, corridori e degli appassionati di ciclismo che continuano a seguire le sue imprese con curiosità, rispetto ed entusiasmo.
Partecipa a numerose altre competizioni finché nel 1938, a Longchamp, conquista il record femminile dell’ora (35,28 km).
Rimasta vedova di Luigi Strada, Alfonsina si risposa a Milano, il 9 dicembre 1950, con un ex ciclista, Carlo Messori, con l’aiuto del quale continua nella sua attività sportiva fino a che non decide di abbandonare lo sport agonistico. Ma la sua passione per la bicicletta non viene meno. Apre, infatti, a Milano, in via Varesina, un negozio di biciclette con una piccola officina per le riparazioni. Rimasta di nuovo vedova nel 1957, manda avanti da sola il negozio. Ogni giorno, per andare al lavoro, Alfonsina usa la sua vecchia bicicletta da corsa indossando una abbondante gonna pantalone.
Abbandonerà la sua bicicletta solo molti anni dopo, per una Moto Guzzi 500 cmc. Muore il 13 settembre del 1959 all’età di 68 anni, a causa di un incidente con la sua moto.
Alfonsina Morini Strada
Fonti, risorse bibliografiche, siti
Paolo Facchinetti, Gli anni ruggenti di Alfonsina Strada, Ediciclo Editore 2004
G.P. Ormezzano, Storia del ciclismo, Milano, Longanesi 1980
Referenze iconografiche: La ciclista italiana Alfonsina Morini in Strada, prima donna a competere nel Giro d'Italia nel 1924. Immagine in pubblico dominio.
Margherita Marcheselli
È laureata in Filosofia. Si interessa di pensiero, linguaggio e neuroscienze. Segue e condivide da molto tempo le analisi e l'approccio metodologico della Scuola Operativa Italiana. Lavora come editor in editoria digitale e tradizionale. È collega e amica di Rossana Di Fazio, con la quale sta realizzando questa impresa enciclopedica. È mamma di Dafne Calgaro che ha creato il sito e collaborato molto attivamente al progetto. Ama giocare a calcio, in difesa.