Albina Messeri vide la luce nella casa di famiglia, posta a Firenze nell’ariosa via Bolognese, il 25 agosto 1904. Figlia di Vittorio, medico condotto e di Erminia Altini, maestra elementare, fu la terza di sette tra fratelli e sorelle. Dal padre ereditò la passione per l’apprendimento e dalla madre – di origine romagnola – la praticità e la pedanteria nella ricerca dell’errore.
Dopo la prima istruzione elementare, impartita dalla mamma (già educata a suo tempo secondo i dettami della scuola froebeliana) la giovane Albina dimostrò predisposizione alle materie scientifiche. Forse furono l’amore per la natura tramandato dalla nonna materna Alba, appassionata floricoltrice, o le villeggiature estive trascorse fra i prati di Cercina a fare in modo che a seguito degli studi classici, sostenuti presso il liceo Galileo, la giovane ragazza prendesse la decisione di iscriversi all’Università e precisamente alla facoltà di Scienze Naturali. Incoraggiata dai genitori, che ritenevano la cultura l’unico e indiscutibile punto fermo sul quale investire, intraprese con entusiasmo i corsi curriculari. Studentessa attenta e meticolosa, seguì le lezioni con profitto, stimata dai suoi professori per la sua brillante intelligenza e determinazione; si laureò in Botanica nel 1926, con una tesi sostenuta col professor Giovanni Negri. In quell’ambiente accademico stimolante, iniziò a collaborare a gruppi di ricerca, dedicandosi alla Fitogeografia 1. Dopo le prime indagini scientifiche compiute nell’antico Orto dei Semplici della sua città natale, dal 1928 fu Assistente dello stesso prof. Negri 2 per divenirne Aiuto nel 1932, anno nel quale felicemente conseguì la libera docenza in Botanica Generale 3 pubblicando anche la sua prima monografia – la prima di molte pubblicazioni – riguardante la vegetazione presente nei dintorni di Firenze col titolo: Rilievi a Monte Pratone.
Albina viaggiò molto. A Pisa divenne incaricata del corso di Botanica Farmaceutica fino al 1940 4. Catania l’accolse in qualità di Prefetto dell’Orto Botanico, oltre che insegnante della stessa materia dal 1940 al 1942; ivi si prodigò in ricerche improntate prevalentemente sulla Floristica, Sistematica ed Istologia del legno, campo di studio che molto l’appassionò 5, si trasferì dal 1943 a Bari dove, assieme alla collega ed amica fraterna Eleonora Francini, si adoperò affinché anche in quella realtà nascesse un Istituto Botanico, dotato di strumenti e di una biblioteca 6. La passione per la sua materia di studio e l’affinità intellettiva con la Francini, portarono le due studiose a una prolifica collaborazione scientifica sulla vegetazione isolana di Marettimo, cosa che continuò per trent’anni e portò la Messeri a scoprire e legare il suo nome al Lugurus ovatus var, vestitus e alla pubblicazione del celebre “L’Isola di Marettimo nell’arcipelago delle Egadi e la sua vegetazione” (in “Webbia”, vol 11, pp. 607-846, 1956).
Venne incaricata nuovamente nella sua Toscana, a Siena, dove fu titolare dell’insegnamento di Botanica Farmaceutica e Direttrice dell’Orto, per diventare nel 1950, a seguito del superamento del concorso, Professore Straordinario nella Facoltà di Scienze di Camerino 7. Dal 1951 tornò a Messina, dove rimase per poco più di due lustri, in veste di Direttrice dell’Orto Botanico e relativo Istituto, per ripassare poi, con le stesse qualifiche, a Bari.
Dal 1964 fu a Padova. Docente precisa, di modi gentili, 8 considerava l’insegnamento universitario come una missione e una grande responsabilità umana. Tenne lezioni in aule gremite di studenti affezionati e riconoscenti alla sua disponibilità professionale.
Sensibile ai difficili rapporti intercorrenti tra sviluppo e ambiente dette consigli e spronò il fratello Enrico, medico e naturalista a fondare – assieme ad altri – il corso universitario di Ecologia Umana 9 e, insieme all’altro fratello antropologo Piero, l’omonima Società. Albina fu molto legata alla sua Firenze ed in accordo con il cognato Alberto Chiarugi, famoso e stimato botanico, fu tra gli istitutori della Società dell’Iris.
Prese parte a prestigiose oltre che numerose Accademie ed Associazioni Scientifiche, nazionali e non, tra le quali si possono enumerare fra tutte: Accademia dei Georgofili, Accademia Peloritana, Accademia italiana di Scienze Forestali, Accademia pugliese delle Scienze, Accademia Gioenia, Società Italiana di Biogeografia, Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, Sezione delle Venezie della Società Botanica Italiana (di cui fu Presidente per vari anni); fu Consulente della Sezione di Biologia del Centro di Sperimentazione Agricola e Forestale dell’Ente Nazionale Cellulosa e Carta, Socia dell’Accademia dei Wood’s Anatomists etc.
Nella facoltà di Scienze Matematiche dell’Ateneo patavino, Albina tenne per sette anni l’insegnamento di Fisiologia vegetale, per tornare a quello di Botanica fin quando una fredda mattina del 19 gennaio 1972, improvvisamente a causa di una subdola malattia che da due anni l’aveva colpita, si sentì male al tavolo di lavoro. Si spense dopo non molto nella sua abitazione fiorentina, attorniata dai familiari e dagli amici più stretti.
Questa scienziata riposa tra i suoi verdi colli fiorentini nel cimiterino di Cercina, vicina ai luoghi che la videro, da bambina, cogliere fiori.
- R. Corti, Ricordo di Albina Messeri, documento manoscritto (presso l’Archivio della Famiglia Messeri), p.1 ^
- C. Cappelletti, Albina Messeri, “Informatore Botanico Italiano”, vol. 4, n.2, (1972), p.100 ^
- R. Corti, Ricordo di Albina Messeri, cit., p.3. ^
- Ivi. ^
- C. Cappelletti, Albina Messeri, cit., p. 101). Albina Messeri, Assistente a Firenze, dove i campi della sua indagine riguardarono anche l’anatomia delle specie vegetali e la loro morfogenesi ((R. Corti, Ricordo di Albina Messeri, cit., p.4 ^
- E. Francini, In Memoria di Albina Messeri, Atti del II Simposio Nazionale sulla conservazione della natura, Organizzato dall’Istituto dell’Università di Bari, 26-30 aprile 1972, Bari, Cacucci editore, 1972, p.210 ^
- Ivi. ^
- C. Cappelletti, “Albina Messeri”, cit., p. 101 ^
- Q. Milanesi, Costituzione della Società Italiana di Ecologia Umana, “Archivio per l’Antropologia e la Etnologia”, vol. CVII, (1977), p.435 ^